Paola Calcatelli. Materia in transizione
Mutabilis ospita dall'8 al 24 ottobre 2015 la personale di Paola Calcatelli dal titolo “Materia in transizione”, una selezione di “opere a termine” realizzate con materiali e tecniche “labili” (terre, gesso non fissato, ossidi naturali ed elementi biologici miscelati ad acqua o a colle) che, esposti ad agenti atmosferici, richiamano la legge inesorabile del mutamento e del divenire e svelano il singolare linguaggio astratto dell'artista.
“Paola Calcatelli mostra installazioni e opere su metallo nelle quali la matericità è tangibile. Stiamo attraversando territori nuovi e già da tempo l'arte percorre piste espressive e tecniche che trattano la materia con impostazioni in cui la classicità è piegata alle istanze mediatiche più aggiornate.
Al proposito Paola Calcatelli espone l'effimero analizzando sia perdite e aggiunzioni operate su di esso dal tempo, sia il tentativo virtuale e impossibile, sperimentato dalla tecnologia avanzata, di immortalare con le immagini sempre più perfettibili la fisicità oggettuale. L'artista mette in evidenza l'illusorio sforzo della contemporaneità di fermare così l'usura delle cose; questa utopia cela una heideggeriana presenza e metafisica che cambia pelle alle precedenti versioni occidentali dell'essere.
Le creazioni in metallo suggeriscono liriche astrazioni, rugginose, bianche, nero grigiastro, ocra, o con poche e tenui tonalità ottenute con lavorazione di ossidi, gessi e colle (tutti materiali deteriorabili). Sono denominate “opere a termine” per sottolineare in tal modo le inesorabili mutazioni del lavoro artistico su base organica.
Le installazioni viventi invece, chiamate “bioopere a termine”, supportano lo stesso principio attivando però specifiche fasi: la prima è la riproduzione fotografica dell'elemento naturale ripreso in un dato istante, mentre la seconda è la concreta presentazione del mutamento dello stesso, al momento temporale della mostra. Anche le “tele a termine”, opere destinate ad un lento trasformarsi dei gessetti e degli altri strumenti pittorici instabili, sono composizioni intense dove si intersecano piani, forme vagamente geometriche, prospettive impossibili, morbidi segni semicorrosi, fantastiche architetture astratte sui cieli neri.
L'artista ci accompagna lungo il suo tragitto ideativo e poetico, acutamente sottile.”
Giovanna Arancio
“Paola Calcatelli mostra installazioni e opere su metallo nelle quali la matericità è tangibile. Stiamo attraversando territori nuovi e già da tempo l'arte percorre piste espressive e tecniche che trattano la materia con impostazioni in cui la classicità è piegata alle istanze mediatiche più aggiornate.
Al proposito Paola Calcatelli espone l'effimero analizzando sia perdite e aggiunzioni operate su di esso dal tempo, sia il tentativo virtuale e impossibile, sperimentato dalla tecnologia avanzata, di immortalare con le immagini sempre più perfettibili la fisicità oggettuale. L'artista mette in evidenza l'illusorio sforzo della contemporaneità di fermare così l'usura delle cose; questa utopia cela una heideggeriana presenza e metafisica che cambia pelle alle precedenti versioni occidentali dell'essere.
Le creazioni in metallo suggeriscono liriche astrazioni, rugginose, bianche, nero grigiastro, ocra, o con poche e tenui tonalità ottenute con lavorazione di ossidi, gessi e colle (tutti materiali deteriorabili). Sono denominate “opere a termine” per sottolineare in tal modo le inesorabili mutazioni del lavoro artistico su base organica.
Le installazioni viventi invece, chiamate “bioopere a termine”, supportano lo stesso principio attivando però specifiche fasi: la prima è la riproduzione fotografica dell'elemento naturale ripreso in un dato istante, mentre la seconda è la concreta presentazione del mutamento dello stesso, al momento temporale della mostra. Anche le “tele a termine”, opere destinate ad un lento trasformarsi dei gessetti e degli altri strumenti pittorici instabili, sono composizioni intense dove si intersecano piani, forme vagamente geometriche, prospettive impossibili, morbidi segni semicorrosi, fantastiche architetture astratte sui cieli neri.
L'artista ci accompagna lungo il suo tragitto ideativo e poetico, acutamente sottile.”
Giovanna Arancio
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