Paloma Varga Weisz. Installazioni
A cura di: Marianna Vecellio
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea sta attualmente organizzando la prima mostra personale in un museo italiano dell’artista Paloma Varga Weisz.
Nata a Neustadt an der Weinstrasse nel 1966, Varga Weisz vive e lavora a Düsseldorf, in Germania.
Attraverso un’iconografia tipicamente postmoderna che mescola pittura rinascimentale e simbolismo tedeschi, riferimenti psicanalitici e una forte fascinazione per il corpo umano – soprattutto femminile – Varga Weisz crea complesse e poetiche installazioni capaci di condurre lo spettatore in una dimensione a tratti conturbante, a tratti contemplativa, a metà tra sogno e realtà.
Curata da Marianna Vecellio a stretto contatto con l’artista, la mostra è la prima personale dedicatale da un museo in Italia e si compone di un’ampia selezione di lavori, da quelli giovanili a una più recente produzione, capace di restituire la complessità della ricerca formale e iconografica affrontata da Varga Weisz nel suo percorso artistico.
Il particolare uso di tecniche desuete, come l’intarsio nel legno – appreso dal 1987 al 1990 alla Schulen für Holz und Gestaltung des Bezirks Oberbayern in Bavaria - connota il lavoro di una componente simbolica a proposito della quale l’artista racconta: “Intagliare è molto duro: è come sbucciare una mela di legno a cui non puoi correggere gli errori. Richiede grande sforzo fisico d’immaginazione e concentrazione”.
Dal punto di vista iconografico il lavoro di Varga Weisz richiama molta tradizione artistica pittorica e scultorea tedesca soprattutto rinascimentale: si riconoscono le citazioni tratte da Matthias Grünewald, Hans Holbein e soprattutto da Lucas Cranach il Vecchio, visibili nella morbida resa dei corpi di alcune piccole sculture lignee come Haarige Frau, 1999/2000, negli ovali e negli occhi sottili di alcune teste scolpite, come Doppelkopffrau, 1999/2000, e nell’espressiva eleganza di alcuni volti, Birth, 2014. Ma se nel lavoro di Varga Weisz l’intaglio è innanzitutto operazione, ferita e rimozione, la citazione diventa rievocazione del rimosso, e le complesse installazioni diventano luogo per la riemersione di episodi personali di vissuto. Nelle installazioni compaiono alcune memorie ricorrenti, un uomo dolorante coperto di piaghe, il cane che l’artista possedeva da bambina, i primi conflitti, la maternità e i figli, ma soprattutto il padre Ferenc Varga, figura centrale nel lavoro dell’artista e a cui dedica uno dei suoi primissimi lavori, il film Deux artists, 1986 e un più recente ritratto in ceramica, Vater, jung, 2012.
Sono inoltre presenti alcune imponenti installazioni come Kampfhund, 2002 e Waldfrau, 2001.
Nata a Neustadt an der Weinstrasse nel 1966, Varga Weisz vive e lavora a Düsseldorf, in Germania.
Attraverso un’iconografia tipicamente postmoderna che mescola pittura rinascimentale e simbolismo tedeschi, riferimenti psicanalitici e una forte fascinazione per il corpo umano – soprattutto femminile – Varga Weisz crea complesse e poetiche installazioni capaci di condurre lo spettatore in una dimensione a tratti conturbante, a tratti contemplativa, a metà tra sogno e realtà.
Curata da Marianna Vecellio a stretto contatto con l’artista, la mostra è la prima personale dedicatale da un museo in Italia e si compone di un’ampia selezione di lavori, da quelli giovanili a una più recente produzione, capace di restituire la complessità della ricerca formale e iconografica affrontata da Varga Weisz nel suo percorso artistico.
Il particolare uso di tecniche desuete, come l’intarsio nel legno – appreso dal 1987 al 1990 alla Schulen für Holz und Gestaltung des Bezirks Oberbayern in Bavaria - connota il lavoro di una componente simbolica a proposito della quale l’artista racconta: “Intagliare è molto duro: è come sbucciare una mela di legno a cui non puoi correggere gli errori. Richiede grande sforzo fisico d’immaginazione e concentrazione”.
Dal punto di vista iconografico il lavoro di Varga Weisz richiama molta tradizione artistica pittorica e scultorea tedesca soprattutto rinascimentale: si riconoscono le citazioni tratte da Matthias Grünewald, Hans Holbein e soprattutto da Lucas Cranach il Vecchio, visibili nella morbida resa dei corpi di alcune piccole sculture lignee come Haarige Frau, 1999/2000, negli ovali e negli occhi sottili di alcune teste scolpite, come Doppelkopffrau, 1999/2000, e nell’espressiva eleganza di alcuni volti, Birth, 2014. Ma se nel lavoro di Varga Weisz l’intaglio è innanzitutto operazione, ferita e rimozione, la citazione diventa rievocazione del rimosso, e le complesse installazioni diventano luogo per la riemersione di episodi personali di vissuto. Nelle installazioni compaiono alcune memorie ricorrenti, un uomo dolorante coperto di piaghe, il cane che l’artista possedeva da bambina, i primi conflitti, la maternità e i figli, ma soprattutto il padre Ferenc Varga, figura centrale nel lavoro dell’artista e a cui dedica uno dei suoi primissimi lavori, il film Deux artists, 1986 e un più recente ritratto in ceramica, Vater, jung, 2012.
Sono inoltre presenti alcune imponenti installazioni come Kampfhund, 2002 e Waldfrau, 2001.
Luoghi
www.castellodirivoli.org 011 9565222 011 9565231
Orario: mar - ven 10-17, sab e dom 10-19, aperto lunedi di Pasqua, chiuso 1 maggio, la biglietteria chiude 30 minuti prima