Nanni Valentini. Il 1976, la pittura
Si inaugura il 17 settembre prossimo la mostra Nanni Valentini. Il 1976, la pittura, che ricostruisce uno dei momenti più suggestivi dell’opera del grande scultore, rimasto di fatto sconosciuto per quasi quattro decenni.
“Erano delle tele trasparenti appese e staccate dal muro. In una altra stanza c’erano dei pavimenti di terra”. Così Valentini stesso descrive la memorabile mostra personale del 1976 alla Galleria Milano, prima autentica rivelazione della sua personalità complessa e vivida che gli vale riconoscimenti importanti: Tommaso Trini scrive allora che l’operazione pittorica di Valentini suggerisce la “visibilità schermata di un Lo Savio che per incanto si apra sui paesaggi lievi di Melotti”.
Le jute monocrome che lasciano filtrare la luce, aperte su cesure vistose e abitate da inserti in bilico tra suggestioni geometriche e architettoniche, segnano un punto di tangenza importante dell’artista con la stagione della pittura analitica, che egli da subito nutre di sottili umori lirici e di un istinto plastico decisivo. Scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo: “L’occhio e la mano: il visibile e il tattile, e la fervida zona da esplorare tra visibile e tattile. E il limite della finzione, la tela come aspettativa della finzione dell’arte, cui contrapporre la concretezza della superficie e dei segni certi di se stessi”.
La mostra alla Galleria Monopoli presenta 15 tele del 1975-1976, molte delle quali inedite, che documentano quel passaggio cruciale dell’opera di Valentini, il quale da quel momento prenderà con decisione la via della scultura a misura ambientale.
“Erano delle tele trasparenti appese e staccate dal muro. In una altra stanza c’erano dei pavimenti di terra”. Così Valentini stesso descrive la memorabile mostra personale del 1976 alla Galleria Milano, prima autentica rivelazione della sua personalità complessa e vivida che gli vale riconoscimenti importanti: Tommaso Trini scrive allora che l’operazione pittorica di Valentini suggerisce la “visibilità schermata di un Lo Savio che per incanto si apra sui paesaggi lievi di Melotti”.
Le jute monocrome che lasciano filtrare la luce, aperte su cesure vistose e abitate da inserti in bilico tra suggestioni geometriche e architettoniche, segnano un punto di tangenza importante dell’artista con la stagione della pittura analitica, che egli da subito nutre di sottili umori lirici e di un istinto plastico decisivo. Scrive Flaminio Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo: “L’occhio e la mano: il visibile e il tattile, e la fervida zona da esplorare tra visibile e tattile. E il limite della finzione, la tela come aspettativa della finzione dell’arte, cui contrapporre la concretezza della superficie e dei segni certi di se stessi”.
La mostra alla Galleria Monopoli presenta 15 tele del 1975-1976, molte delle quali inedite, che documentano quel passaggio cruciale dell’opera di Valentini, il quale da quel momento prenderà con decisione la via della scultura a misura ambientale.
Luoghi
www.galleriamonopoli.com 02 36593646
Orari: martedì – sabato dalle 14 alle 19. Domenica e lunedì chiuso. Ingresso libero