Annalisa Di Meo "ECCE FOLIUM"
A cura di: Manifiesto Blanco

Annalisa Di Meo, invece, di loro, se n’è accorta: questa artista-architetto lavorava con le foglie, per le foglie, quando correva il rischio di apparentamento al decorativismo neo-Liberty. Bastava guardare, bastava accorgersi per sentire, per avvertire che era tutt’altro quella sua gentile ossessione, quello sguardo chino sul dettaglio, sull’invisto e il trascurato, sulla reinvenzione naturale. Ogni opera è una piccola fragrante scoperta di essenza, d’anima e di struttura. Acquarellate e fotografate, o prelevate dai prati e avvolte da una seconda natura – un foglio di carta – che ne fa trapelare presenza filigranata, ricamate e quasi evocate con arabeschi di spago bianco, le sue foglie costruiscono un atto di cura per ciò che resta, che mostra la sparizione della materia per logoramento, essicazione, marcescenza, decrepitezza, attraverso un esilissimo scheletro di vene e capillari, frammenti friabili e arrischiati di membrana e picciuolo, a volte. E ci si chiede, accorgendosi di quel che resta, se sia proprio opportuno parlare di fragilità.
Annalisa Di Meo (nata a Brescia nel 1977) inizia la formazione artistica presso il Liceo Artistico “M. Olivieri” di Sarezzo (BS), dove si diploma nel 1995 a pieni voti. Successivamente si iscrive al Politecnico di Milano dove si laurea in Architettura nel 2003; durante gli studi universitari consegue inoltre la qualifica di Operatore grafico pubblicitario.
La sua ricerca si connota come un’indagine intorno alle potenzialità della materia, oggetto di assidua sperimentazione, nella definizione di raffinati equilibrismi formali e cromatici, in cui le forme della natura vengono recuperate in chiave metaforica, per suggerire la poesia insita nelle cose apparentemente più semplici e ordinarie.
Dal 2006 partecipa a mostre e concorsi in Italia e all'estero.
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