Moira Ricci. Capitale Terreno
A cura di: Emanuela De Cecco
La mostra “Moira Ricci. Capitale Terreno” rappresenta l’ultimo step del progetto “Dal territorio alla terra. Progetto per un museo di fotografia diffuso”, che intende anticipare la fisionomia e l’identità del Museo di Fotografia Contemporanea nella sua nuova accezione a rete. Collocata in chiusura del semestre di Expo, la mostra è dedicata a un tema strettamente collegato all’Esposizione Universale: la civiltà contadina, le sue narrazioni, le sue leggende, la sua profonda crisi contemporanea.
La giovane artista, Moira Ricci (Orbetello, 1977) da alcuni anni è diventata un’artista molto stimata sia in Italia sia sulla scena internazionale per la sua originalità e genuinità. Il lavoro che l’ha resa nota e l’ha consolidata come artista è 20.12.53-10.08.2004, realizzato tra il 2004 e il 2009, dedicato alla madre perduta in giovane età.
Nata nella campagna maremmana, è sempre rimasta fedele alla cultura della sua terra, studiandone le tradizioni più antiche e radicate, approfondendone i significati simbolici e costruendo storie immaginarie intorno ad essa.
Impiegando la fotografia, il video, l’installazione come media privilegiati, Moira Ricci recupera vecchie immagini da album di famiglia e piccoli archivi privati, raccoglie testimonianze visive e sonore, riprende personali ricordi infantili per destinarli a nuovi significati. La sua opera, basata sulla attenta rielaborazione digitale di immagini esistenti e su riprese video di scene di vita quotidiana, sortisce un effetto di intenso realismo.
Nelle sue storie, spesso di impronta autobiografica, intreccia la propria identità individuale a quella della comunità a cui appartiene, studia il legame originario con il territorio, unisce l’invenzione tecnologica alla rivisitazione delle immagini popolari.
In questa mostra vengono raccolti e presentati insieme per la prima volta a Milano due grandi progetti recenti dell’artista: Da buio a buio, 2009-2015 (comprendente quattro storie: La bambina cinghiale, Il Lupo Mannaro, L’Uomo Sasso, I gemellini), e Dove il cielo è più vicino, 2014.
Nel primo progetto, il ciclo Da buio a buio, alcuni personaggi immaginari frutto della fantasia e delle narrazioni contadine vengono fintamente “documentati” dall’artista attraverso fotografie, video, registrazioni sonore totalmente inventate ma assolutamente “reali” nella verosimile realizzazione.
Nel secondo progetto, Dove il cielo è più vicino che comprende grandi fotografie a colori e due videoproiezioni, l’artista racconta della terra in crisi, sempre meno coltivata, immagina l’abbandono dei poderi da parte dei contadini impoveriti, delusi e oppressi da sentimenti di inadeguatezza alla vita contemporanea, che trasformano un trattore in astronave per andarsene dalla terra tanto amata e raggiungere il cielo.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara e l’Associazione Culturale dello Scompiglio di Lucca.
La giovane artista, Moira Ricci (Orbetello, 1977) da alcuni anni è diventata un’artista molto stimata sia in Italia sia sulla scena internazionale per la sua originalità e genuinità. Il lavoro che l’ha resa nota e l’ha consolidata come artista è 20.12.53-10.08.2004, realizzato tra il 2004 e il 2009, dedicato alla madre perduta in giovane età.
Nata nella campagna maremmana, è sempre rimasta fedele alla cultura della sua terra, studiandone le tradizioni più antiche e radicate, approfondendone i significati simbolici e costruendo storie immaginarie intorno ad essa.
Impiegando la fotografia, il video, l’installazione come media privilegiati, Moira Ricci recupera vecchie immagini da album di famiglia e piccoli archivi privati, raccoglie testimonianze visive e sonore, riprende personali ricordi infantili per destinarli a nuovi significati. La sua opera, basata sulla attenta rielaborazione digitale di immagini esistenti e su riprese video di scene di vita quotidiana, sortisce un effetto di intenso realismo.
Nelle sue storie, spesso di impronta autobiografica, intreccia la propria identità individuale a quella della comunità a cui appartiene, studia il legame originario con il territorio, unisce l’invenzione tecnologica alla rivisitazione delle immagini popolari.
In questa mostra vengono raccolti e presentati insieme per la prima volta a Milano due grandi progetti recenti dell’artista: Da buio a buio, 2009-2015 (comprendente quattro storie: La bambina cinghiale, Il Lupo Mannaro, L’Uomo Sasso, I gemellini), e Dove il cielo è più vicino, 2014.
Nel primo progetto, il ciclo Da buio a buio, alcuni personaggi immaginari frutto della fantasia e delle narrazioni contadine vengono fintamente “documentati” dall’artista attraverso fotografie, video, registrazioni sonore totalmente inventate ma assolutamente “reali” nella verosimile realizzazione.
Nel secondo progetto, Dove il cielo è più vicino che comprende grandi fotografie a colori e due videoproiezioni, l’artista racconta della terra in crisi, sempre meno coltivata, immagina l’abbandono dei poderi da parte dei contadini impoveriti, delusi e oppressi da sentimenti di inadeguatezza alla vita contemporanea, che trasformano un trattore in astronave per andarsene dalla terra tanto amata e raggiungere il cielo.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara e l’Associazione Culturale dello Scompiglio di Lucca.
Luoghi
http://www.provincia.milano.it/cultura 02 77406302
orario: 10-19.30, mart e giov 10-22, chiuso lun