Mircea Cantor "Your Ruins Are My Flag"
La Fondazione Giuliani è lieta di presentare la sua prossima mostra, una personale dedicata all’artista Mircea Cantor.
Nell’immaginario dell’artista suggestioni poetiche, tradizione e spiritualità convivono, generando opere evocative e metaforiche che guardano alla società contemporanea con sguardo critico e allo stesso tempo ottimista. Consapevole dei molteplici significati che parole ed oggetti possono contenere, Cantor combina in maniera giocosa materiali, media e linguaggi per produrre opere pungenti dove definizioni e categorie vengono continuamente sovvertite. Sospese tra una profonda ricerca formale ed estetica e la loro valenza critica, questa fondono simboli e gestualità semplici per veicolare messaggi universali e proporre letture parallele.
Con sguardo cinico e allo stesso tempo ludico, l’artista scava così nel profondo della storia contemporanea, rivelando le sue insite contraddizioni. Il suo linguaggio manipola i diversi piani di significato per mettere in discussione confini, ruoli e canoni, proiettando lo spettatore in una dimensione dove l’ovvio non è mai scontato, bensì ha il potere di cambiare la nostra percezione della realtà.
In occasione di Your Ruins Are My Flag verrà presentato per la prima volta in Italia un ampio corpus di opere di nuova produzione. Come suggerisce il titolo, la mostra si incentra sulla riflessione intorno al concetto di perdita, nelle sue molteplici accezioni. Dal patrimonio alle tradizioni, dalla fragilità degli equilibri politici e sociali alla perdita intesa come negazione di libertà, innocenza e sicurezza.
I materiali che plasmano le opere intrecciano con queste un vitale e ambivalente rapporto, sia perché alcuni di loro sono utilizzati dall’artista per la prima volta (come il sapone e la telecamera termica), sia perché aggiungono ulteriori elementi al loro significato, completandolo. In questo modo il sapone, lontano dall’essere solo la mera materia che da forma all’opera, rievoca l’atto del lavare via e sbiadire il passato, la storia e la loro eredità. L’operazione si arricchisce di ulteriori suggestioni quando scopriamo che il sapone usato è quello dell’antica tradizione di Aleppo, città protagonista delle pagine più tristi del momento. I labili tempi moderni saranno così lo sfondo di una mostra che metterà in discussione ideologie, conflitti e nuove minacce che muovono le redini della storia contemporanea, proiettandoli in una dimensione sublime e poetica.
Nell’immaginario dell’artista suggestioni poetiche, tradizione e spiritualità convivono, generando opere evocative e metaforiche che guardano alla società contemporanea con sguardo critico e allo stesso tempo ottimista. Consapevole dei molteplici significati che parole ed oggetti possono contenere, Cantor combina in maniera giocosa materiali, media e linguaggi per produrre opere pungenti dove definizioni e categorie vengono continuamente sovvertite. Sospese tra una profonda ricerca formale ed estetica e la loro valenza critica, questa fondono simboli e gestualità semplici per veicolare messaggi universali e proporre letture parallele.
Con sguardo cinico e allo stesso tempo ludico, l’artista scava così nel profondo della storia contemporanea, rivelando le sue insite contraddizioni. Il suo linguaggio manipola i diversi piani di significato per mettere in discussione confini, ruoli e canoni, proiettando lo spettatore in una dimensione dove l’ovvio non è mai scontato, bensì ha il potere di cambiare la nostra percezione della realtà.
In occasione di Your Ruins Are My Flag verrà presentato per la prima volta in Italia un ampio corpus di opere di nuova produzione. Come suggerisce il titolo, la mostra si incentra sulla riflessione intorno al concetto di perdita, nelle sue molteplici accezioni. Dal patrimonio alle tradizioni, dalla fragilità degli equilibri politici e sociali alla perdita intesa come negazione di libertà, innocenza e sicurezza.
I materiali che plasmano le opere intrecciano con queste un vitale e ambivalente rapporto, sia perché alcuni di loro sono utilizzati dall’artista per la prima volta (come il sapone e la telecamera termica), sia perché aggiungono ulteriori elementi al loro significato, completandolo. In questo modo il sapone, lontano dall’essere solo la mera materia che da forma all’opera, rievoca l’atto del lavare via e sbiadire il passato, la storia e la loro eredità. L’operazione si arricchisce di ulteriori suggestioni quando scopriamo che il sapone usato è quello dell’antica tradizione di Aleppo, città protagonista delle pagine più tristi del momento. I labili tempi moderni saranno così lo sfondo di una mostra che metterà in discussione ideologie, conflitti e nuove minacce che muovono le redini della storia contemporanea, proiettandoli in una dimensione sublime e poetica.
Luoghi
http://www.fondazionegiuliani.org 06 57301091
orario:Da mar-sab 15.00-19.30 o su appuntamento