01/02/2000  al 28/02/2000

ANTONIO MENENTI: acquaterracielo

ANTONIO MENENTI: acquaterracielo

Acquaterracielo è la prima mostra di un ampio ciclo – persistenze iconiche – dedicato a un’indagine intorno all’esigenza, sempre più diffusa tra gli artisti contemporanei, di lasciare emergere nel tessuto del proprio linguaggio frammenti immaginali, reperti iconici provenienti dalla stratificazione mnemonica collettiva. Non si tratta certo della necessità, sia pure più che giustificata di recuperare la profondità del passato come semplice citazione, quanto piuttosto di proiettarsi verso il futuro con la consapevolezza delle proprie radici. In Menenti la persistenza iconica, la necessità di lasciare affiorare in superficie reperti immaginali, si materializza in frammenti, in lacerti, nelle cui pieghe la luce si incunea fino a esaltare i colori delle terre e dei legni e le opacità metalliche, per evocare i contorni essenziali di primigenie presenze, materializzatesi in sculture che conservano inalterato il fascino della pittura.

Antonio Menenti, infatti, abbandonata definitivamente la pittura tout-court come strumento privilegiato di costruzione, analisi ed espressione, dalla prima metà degli anni novanta ha elaborato un linguaggio nuovo. Slabbrando i confini tradizionali della pittura ordisce nello spazio immagini e forme che si concretizzano nello spessore materico dei colori, dei legni e dei metalli, a creare un intreccio flessibile e dinamico tra il fare pittura e il fare scultura. Un intreccio che è una sorta di interlingua in cui il dipingere finisce con il creare spessori e costruire forme nello spazio e invece lo scolpire ( da non intendere in questo caso nella sua accezione tradizionale) con il plasmare segni e tramature, cosicchè l’opera, seguendo unicamente le ragioni profonde del suo essere e della sua autonomia, possa proporsi come aperta, dinamica, plurima e in ultima analisi in continuo divenire. Un continuo divenire che richiama la ciclica trasmutazione della natura e dei suoi elementi: l’acqua, la terra, il cielo. Ma la natura in Menenti non è intesa solo memoria della nudità delle stagioni, rimpianto per una cultura primigienia completamente sopraffatta dalle strutture sociali, necessità ineludibile del ritorno alle origini. E’ anzi riscoperta di sé, accettazione delle ragioni dell’esistenza per comprendere l’originaria unità tra l’uomo, la realtà fenomenica e la vastità del cosmo. E’ possibilità di riconoscersi come parte integrante del tutto, microcosmo che si rispecchia nelle leggi del macrocosmo.


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