Max Bill inventore-scienziato dell’arte
Antologica dell'opera grafica dal 1947 al 1990
Sabato 11 marzo 2017, alle ore 17:30, a Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” - Atelier “Guido Strazza”, si inaugura la mostra antologica dell’opera grafica di Max Bill (Winterthur, 1908 – Berlino, 1994), che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Bernard, Mirò, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Assadour, Henri Goetz, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Anselmo Bucci, Perilli, Raphaël, Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Azuma, Guarienti, Richter, Viviani, Arp, Viani, l’ “Omaggio a Breton” che ripercorreva la storia del Surrealismo, Fazzini.
Personalità di spicco nel panorama artistico del Novecento, la storia di Max Bill “inventore-scienziato dell’arte”, che ha avuto modo di esplorare ogni aspetto della creatività destinando le sue energie non solo agli oggetti della vita di ogni giorno ma agli stessi spazi che ci circondano, unità residenziali e viadotti autostradali compresi, è lunga e complessa. Si accostò alle novità dell'arte a lui contemporanea grazie ad una iniziale e significativa esperienza, tra il 1927 e il 1929, presso il Bauhaus di Dessau, dove fu allievo di Paul Klee, Wassily Kandinsky, Josef Albers. Una guida, naturalmente, poggiata su precisi testi teorici. Suoi sono alcuni testi fondamentali su Mondrian, sua è l’edizione delle opere complete di Le Corbusier, omaggio devoto al maestro “che gli aveva fatto girare la testa” tanto da spingerlo a studiare architettura nella scuola creata da Walter Gropius a Weimar nell’aprile del 1919. Qui, all’insegna della chiarezza, si realizzava la collaborazione tra l’arte e l’industria, la cultura e la società. Ognuno, trovava dentro di sé “l’orientamento culturale progressivo, un atteggiamento spirituale che si potrebbe anche chiamare religione”. Le aspirazioni assimilate attraverso la rivista De Stijl e i contatti con i maggiori artisti e architetti del secolo (Ludwig Mies van der Rohe, Charles Eames, Georges Vantongerloo, Hans Arp), si espressero nell'intero campo delle arti visive. Ogni suo lavoro rappresenta l’analisi di un problema e la sua logica soluzione, sempre rigorosamente verificabile e mai scontata. Tutto, nella sua idea di arte, deriva da una concezione geometrica dell'esistente, da un rigoroso ordine mentale. Ma sarebbe riduttivo racchiuderla unicamente nella sfera del concettuale, poiché le sue opere sono concepite come insiemi funzionali, in cui spazio e uomo sono parte integrante del fenomeno estetico. L’opera non deve essere contemplata passivamente perché ha una funzione precisa: essendo generatrice di campi di energia, di ritmi, di sequenze di colori, è concreta. Le figure geometriche che si riavvolgono su se stesse, le variazioni matematiche, spiegano la necessaria interazione dell’osservatore con l’opera d’arte. Ecco, allora, progetti di spazi, utensili e oggetti d’uso quotidiano, grandi sculture in luoghi pubblici, innumerevoli dipinti concepiti come generazione e controllo di energie cromatiche mediante strutture geometriche e, sempre all’insegna di spirito di chiarezza e nitore compositivo, marchi, logotipi, manifesti pubblicitari, impaginazioni di libri. Tra i manifesti si ricorda quello delle Olimpiadi del 1972 di Monaco di Baviera, tra i libri la serie dell'Opera completa di Le Corbusier.
Le opere esposte, selezionate da Giuseppe Appella, ripercorrono didatticamente le tappe fondamentali della formazione di Max Bill e la sua tensione a una sintesi delle arti plastiche, a progetti di rinnovamento del prodotto industriale. Fin dall’inizio, le sue ricerche mirano a inserire la forma nello spazio, così da costringerla a rinunciare a qualsiasi aspetto statico e frontale, acquisendo una visuale mobilità. Il Nastro senza fine, ideato nel 1935, definito nel 1953, è l’esempio più calzante delle sue diverse fasi creative e dell’incessante divenire del suo lavoro, costantemente sottoposto alle leggi di una matematica esattezza e di un solido fondamento strutturale.
Sabato 11 marzo 2017, alle ore 17:30, a Castronuovo Sant’Andrea, nelle sale del MIG Museo Internazionale della Grafica - Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” - Atelier “Guido Strazza”, si inaugura la mostra antologica dell’opera grafica di Max Bill (Winterthur, 1908 – Berlino, 1994), che continua il lavoro di informazione iniziato il 20 agosto 2011 con la storia della grafica europea e proseguito con le personali di Degas, Renoir, Bonnard, Matisse, Bernard, Mirò, Dufy, Picasso, Calder, Ben Shann, Secessione di Berlino, Pechstein, Zadkine, Marcoussis, Assadour, Henri Goetz, Gentilini, Strazza, Accardi, Ciarrocchi, Consagra, Melotti, Maccari, Anselmo Bucci, Perilli, Raphaël, Del Pezzo, Mascherini, Bartolini, Marino, Azuma, Guarienti, Richter, Viviani, Arp, Viani, l’ “Omaggio a Breton” che ripercorreva la storia del Surrealismo, Fazzini.
Personalità di spicco nel panorama artistico del Novecento, la storia di Max Bill “inventore-scienziato dell’arte”, che ha avuto modo di esplorare ogni aspetto della creatività destinando le sue energie non solo agli oggetti della vita di ogni giorno ma agli stessi spazi che ci circondano, unità residenziali e viadotti autostradali compresi, è lunga e complessa. Si accostò alle novità dell'arte a lui contemporanea grazie ad una iniziale e significativa esperienza, tra il 1927 e il 1929, presso il Bauhaus di Dessau, dove fu allievo di Paul Klee, Wassily Kandinsky, Josef Albers. Una guida, naturalmente, poggiata su precisi testi teorici. Suoi sono alcuni testi fondamentali su Mondrian, sua è l’edizione delle opere complete di Le Corbusier, omaggio devoto al maestro “che gli aveva fatto girare la testa” tanto da spingerlo a studiare architettura nella scuola creata da Walter Gropius a Weimar nell’aprile del 1919. Qui, all’insegna della chiarezza, si realizzava la collaborazione tra l’arte e l’industria, la cultura e la società. Ognuno, trovava dentro di sé “l’orientamento culturale progressivo, un atteggiamento spirituale che si potrebbe anche chiamare religione”. Le aspirazioni assimilate attraverso la rivista De Stijl e i contatti con i maggiori artisti e architetti del secolo (Ludwig Mies van der Rohe, Charles Eames, Georges Vantongerloo, Hans Arp), si espressero nell'intero campo delle arti visive. Ogni suo lavoro rappresenta l’analisi di un problema e la sua logica soluzione, sempre rigorosamente verificabile e mai scontata. Tutto, nella sua idea di arte, deriva da una concezione geometrica dell'esistente, da un rigoroso ordine mentale. Ma sarebbe riduttivo racchiuderla unicamente nella sfera del concettuale, poiché le sue opere sono concepite come insiemi funzionali, in cui spazio e uomo sono parte integrante del fenomeno estetico. L’opera non deve essere contemplata passivamente perché ha una funzione precisa: essendo generatrice di campi di energia, di ritmi, di sequenze di colori, è concreta. Le figure geometriche che si riavvolgono su se stesse, le variazioni matematiche, spiegano la necessaria interazione dell’osservatore con l’opera d’arte. Ecco, allora, progetti di spazi, utensili e oggetti d’uso quotidiano, grandi sculture in luoghi pubblici, innumerevoli dipinti concepiti come generazione e controllo di energie cromatiche mediante strutture geometriche e, sempre all’insegna di spirito di chiarezza e nitore compositivo, marchi, logotipi, manifesti pubblicitari, impaginazioni di libri. Tra i manifesti si ricorda quello delle Olimpiadi del 1972 di Monaco di Baviera, tra i libri la serie dell'Opera completa di Le Corbusier.
Le opere esposte, selezionate da Giuseppe Appella, ripercorrono didatticamente le tappe fondamentali della formazione di Max Bill e la sua tensione a una sintesi delle arti plastiche, a progetti di rinnovamento del prodotto industriale. Fin dall’inizio, le sue ricerche mirano a inserire la forma nello spazio, così da costringerla a rinunciare a qualsiasi aspetto statico e frontale, acquisendo una visuale mobilità. Il Nastro senza fine, ideato nel 1935, definito nel 1953, è l’esempio più calzante delle sue diverse fasi creative e dell’incessante divenire del suo lavoro, costantemente sottoposto alle leggi di una matematica esattezza e di un solido fondamento strutturale.
Luoghi
www.mig-biblioteca.it 0973. 835014 3474017613
orario: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 17 alle 20 (la mattina per appuntamento). L’ingresso è gratuito