Maurizio Mochetti "selezione di lavori"
A cura di: Testo critico di Massimiliano Scuderi,
Figura eclettica, artista concettuale tra i più interessanti, Maurizio Mochetti (Roma, 1940) espone una selezione di lavori, scelti tra i tanti da lui realizzati in un arco temporale di oltre cinquant’anni, presso la galleria MAAB di Milano.Fin dalla metà degli anni sessanta, ha intrapreso la sua esplorazione artistica coniugando teoria e pratica, superando il concetto di spazio pittorico, delimitato e statico, in favore di un approccio più ampio e dinamico, oltre il significato simbolico della materia.
L’arte è l’idea, come dichiara in un suo scritto, e gli strumenti, i materiali, la tecnologia sono funzionali alla realizzazione dell’idea, una dichiarazione questa che apre la strada del perfettibile, un’indagine verso la verificabilità e l’esattezza scientifica di intuizioni provenienti dal campo della sperimentazione artistica. Interessato al rapporto dell’arte con la scienza, da sempre indaga lo spazio e la materia utilizzando strumenti tecnici sofisticati come i laser.
Nella mostra milanese si potranno vedere opere come Travasi di luce (1970), già esposta alla Fondazione Burri, che consiste in due sfere bianche poste in stretta relazione tra di loro grazie all’ intensità luminosa: quando l’una ne acquisisce, l’altra ne perde, in una proporzionale e reciproca dipendenza dialettica. Un’altra sfera, questa volta nera, è penetrata da un raggio laser che, rimbalzando all’interno, fuoriesce in un’altra direzione casuale (Rimbalzi all’interno di una sfera, 1989).
La curiosità e la passione per il volo, per la velocità e gli aerei, in particolare per alcuni modelli sperimentali come i Bachem Natter, costituiscono una parte importante della sperimentazione artistico-scientifica di Mochetti. Per Il muro del suono (2016), un caccia intercettore Bachem Natter 349b posto sulla parete, inscritto in un cerchio che condensa lo spazio attorno e rappresenta l’abbattimento della frontiera sonora, oltre che dello stesso supporto espositivo. Così pure in mostra le geometrie e le colorazioni elusive dei Camouflages, ispirati alle tradizionali tecniche belliche di dissuasione dei bersagli balistici: partendo dalla decostruzione della sagoma degli aerei, per l’occasione vengono presentati nella loro versione azzerata, in quattro sagome bianche poste a parete, realizzate nell’82.