Massimo Arrighi. I colori dello spazio-tempo
A cura di: Gérard-Georges Lemaire
Venerdì 8 aprile alle ore 17.00, si inaugurerà, al Salone degli Incamminati della Pinacoteca Nazionale di Bologna, via Belle Arti 56, la mostra di Massimo Arrighi “I colori dello spazio-tempo”, realizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e l’Accademia Clementina.
In quest’occasione l’artista presenterà delle opere che sono state realizzate nell’arco degli ultimi quindici anni. Sono il compendio del suo pensiero estetico. Si potrà capire l’evoluzione del suo confronto con il linguaggio della pittura, che considera come un’esperienza della sua relazione intima con l’arte antica e moderna, e come immersione nelle problematiche che sono nate da questa meditazione: la pittura astratta si può rappresentare senza figure? Può rivelare una nostra visione del macrocosmo? In sostanza, va oltre la teoria minimalista e deve toccare non solo i sensi, ma anche la mente.
Tutti questi quadri possono far comprendere il senso della ricerca di Massimo Arrighi e i suoi vari aspetti. Il suo universo artistico è costruito come un gioco che ha delle regole: otto colori e poi le onde sul piano della tela, che sono un richiamo di natura musicale, ma anche una metafora degli spazi infiniti dell’universo. Tutto sembra il frutto d’una riflessione purista e fredda, invece si rivela una riflessione mentale molto sensibile, complessa e ricca di numerosi riferimenti al macrocosmo, alla natura stessa dell’arte, della pittura, al suo ruolo nel mondo moderno. E poi Arrighi ha cominciato a vedere le sue opere con un doppio virtuale: il quadro è uno strumento per l’occhio e la mente e, nel suo caso, per il tattile e per l’udito, la sensualità da una parte e per la musica dall’altra. Il suo operare crea un altro quadro, virtuale, che a nostri occhi è solo luce, madre dei colori e delle forme. Il quadro è fatto per una riflessione ampia, come era ricco il “discorso” della pittura rinascimentale. Solo i mezzi e l’aspetto fisico dell’opera sono cambiati. Secondo Arrighi, la pittura rimane ancora un potente mezzo per esplorare e capire la terra e il cielo, i sentimenti e la conoscenza.
La mostra è corredata da un catalogo che contiene una prefazione dello storico dell’arte e presidente dell’Accademia Clementina Andrea Emiliani e un saggio dello scrittore e storico dell’arte Gérard-Georges Lemaire, curatore della mostra, che analizzano acutamente ogni risvolto di questa pittura. Sedici riproduzioni a colori e un’accurata bibliografia completano questa pubblicazione.
In quest’occasione l’artista presenterà delle opere che sono state realizzate nell’arco degli ultimi quindici anni. Sono il compendio del suo pensiero estetico. Si potrà capire l’evoluzione del suo confronto con il linguaggio della pittura, che considera come un’esperienza della sua relazione intima con l’arte antica e moderna, e come immersione nelle problematiche che sono nate da questa meditazione: la pittura astratta si può rappresentare senza figure? Può rivelare una nostra visione del macrocosmo? In sostanza, va oltre la teoria minimalista e deve toccare non solo i sensi, ma anche la mente.
Tutti questi quadri possono far comprendere il senso della ricerca di Massimo Arrighi e i suoi vari aspetti. Il suo universo artistico è costruito come un gioco che ha delle regole: otto colori e poi le onde sul piano della tela, che sono un richiamo di natura musicale, ma anche una metafora degli spazi infiniti dell’universo. Tutto sembra il frutto d’una riflessione purista e fredda, invece si rivela una riflessione mentale molto sensibile, complessa e ricca di numerosi riferimenti al macrocosmo, alla natura stessa dell’arte, della pittura, al suo ruolo nel mondo moderno. E poi Arrighi ha cominciato a vedere le sue opere con un doppio virtuale: il quadro è uno strumento per l’occhio e la mente e, nel suo caso, per il tattile e per l’udito, la sensualità da una parte e per la musica dall’altra. Il suo operare crea un altro quadro, virtuale, che a nostri occhi è solo luce, madre dei colori e delle forme. Il quadro è fatto per una riflessione ampia, come era ricco il “discorso” della pittura rinascimentale. Solo i mezzi e l’aspetto fisico dell’opera sono cambiati. Secondo Arrighi, la pittura rimane ancora un potente mezzo per esplorare e capire la terra e il cielo, i sentimenti e la conoscenza.
La mostra è corredata da un catalogo che contiene una prefazione dello storico dell’arte e presidente dell’Accademia Clementina Andrea Emiliani e un saggio dello scrittore e storico dell’arte Gérard-Georges Lemaire, curatore della mostra, che analizzano acutamente ogni risvolto di questa pittura. Sedici riproduzioni a colori e un’accurata bibliografia completano questa pubblicazione.
Luoghi
www.pinacotecabologna.beniculturali.it +39 0514209411