Massimiliano Luchetti. n.47, 2015
A cura di: Tiziana Tommei
Galleria 33 inaugura la nuova stagione espositiva nello spazio di Via Garibaldi 33 ad Arezzo con la personale di Massimiliano Luchetti n.47, 2015, a cura di Tiziana Tommei.
Dopo il solo show Ombre (gennaio/febbraio 2014), la Trentatré torna a presentare l’artista pietrasantino proponendo una selezione dei suoi ultimi lavori. Oli su tela di grande formato in cui la carica gestuale unita alla matericità del colore insinuano il dubbio di una sorta di trasfigurazione delle opere.
Sindoni contemporanee di pura matrice informale in cui ombre di figurazione e forme larvali di mimesis del reale scompaiono travolte dalla realtà interiore. Visioni in profondità che esplodono sulla tela: quelle che appaiono come reazioni violente e istintive agli accadimenti della realtà esterna sono in verità dichiarazioni di stati d’animo in cui l’uso della tecnica non segue alcuna pulsione, ma obbedisce alla conoscenza del linguaggio. Non c’è istinto nella creazione perché l’azione è controllata e tesa nella drammaticità di un gesto che è il vero soggetto dell’opera. Se c’è automatismo, anche quello è in ultima istanza previsto e controllato: l’acido che corrode il magma cromatico riportando a galla la nuda tela è quanto di più studiato si possa immaginare. Circumnavigare il “quadro” sui quattro lati con tutta la propria fisicità porta l’artista – che lavora stendendo sul pavimento le sue tele – a divenire parte di quello “spazio”, a cadere figurativamente al suo interno e scioglierne i margini.
Se non esiste distinzione tra centro e periferia, a maggior ragione questi lavori non vogliono confini prestabiliti: il rifiuto di un limite che è quello del perimetro fisico della superficie
della tela ha il più immediato effetto nell’ipertrofica estensione del formato e quello più profondo nel tentativo di creare una dimensione altra, come un cratere attraverso il quale cercare risposte, certezze o più semplicemente se stessi non in quanto io singolo, ma come uomo del proprio tempo. Il colore assume consistenza e diventa materia, determinando l’orogenesi dell’opera che vira violentemente dalla tela ruvida e abrasa alla lucida impronta impressa negli strati sovrapposti di colore. L’invito verso mondi paralleli resta una costante della poetica di Luchetti: i cavalieri del passato (si vedano i lavori anteriori alla serie Mappe 2013) non possono più accompagnarci nel viaggio perché oggi l’unico iter possibile e urgente è quello dentro noi stessi.
(Il titolo n.47, 2015 è desunto dall’opera “Senza titolo n. 47”, scelta come simbolo della mostra).
Dopo il solo show Ombre (gennaio/febbraio 2014), la Trentatré torna a presentare l’artista pietrasantino proponendo una selezione dei suoi ultimi lavori. Oli su tela di grande formato in cui la carica gestuale unita alla matericità del colore insinuano il dubbio di una sorta di trasfigurazione delle opere.
Sindoni contemporanee di pura matrice informale in cui ombre di figurazione e forme larvali di mimesis del reale scompaiono travolte dalla realtà interiore. Visioni in profondità che esplodono sulla tela: quelle che appaiono come reazioni violente e istintive agli accadimenti della realtà esterna sono in verità dichiarazioni di stati d’animo in cui l’uso della tecnica non segue alcuna pulsione, ma obbedisce alla conoscenza del linguaggio. Non c’è istinto nella creazione perché l’azione è controllata e tesa nella drammaticità di un gesto che è il vero soggetto dell’opera. Se c’è automatismo, anche quello è in ultima istanza previsto e controllato: l’acido che corrode il magma cromatico riportando a galla la nuda tela è quanto di più studiato si possa immaginare. Circumnavigare il “quadro” sui quattro lati con tutta la propria fisicità porta l’artista – che lavora stendendo sul pavimento le sue tele – a divenire parte di quello “spazio”, a cadere figurativamente al suo interno e scioglierne i margini.
Se non esiste distinzione tra centro e periferia, a maggior ragione questi lavori non vogliono confini prestabiliti: il rifiuto di un limite che è quello del perimetro fisico della superficie
della tela ha il più immediato effetto nell’ipertrofica estensione del formato e quello più profondo nel tentativo di creare una dimensione altra, come un cratere attraverso il quale cercare risposte, certezze o più semplicemente se stessi non in quanto io singolo, ma come uomo del proprio tempo. Il colore assume consistenza e diventa materia, determinando l’orogenesi dell’opera che vira violentemente dalla tela ruvida e abrasa alla lucida impronta impressa negli strati sovrapposti di colore. L’invito verso mondi paralleli resta una costante della poetica di Luchetti: i cavalieri del passato (si vedano i lavori anteriori alla serie Mappe 2013) non possono più accompagnarci nel viaggio perché oggi l’unico iter possibile e urgente è quello dentro noi stessi.
(Il titolo n.47, 2015 è desunto dall’opera “Senza titolo n. 47”, scelta come simbolo della mostra).
Luoghi
www.galleria33.it 339 8438565
Orario: lun-ven 16.30-19.30, sab 11-13 e 17-19.30