Mariana Ferratto. TU ED IO
L’Istituto Italo-Latino Americano (IILA) e The Gallery Apart, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia, presentano “Tu ed io”, il nuovo progetto che Mariana Ferratto propone quale evento collaterale della 16a Quadriennale d’arte inserito nel circuito “Fuori Quadriennale”.
Ad otto anni dalla precedente edizione, la Quadriennale ha inteso sollecitare gallerie e istituzioni pubbliche e private che si occupano di arte contemporanea a Roma ad assumere iniziative volte ad accompagnare la grande kermesse del Palazzo delle Esposizioni con una serie di eventi legati ad artisti italiani, in linea con il vincolo statutario che impone alla stessa Quadriennale il compito di promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Mariana Ferratto incarna una figura di artista e di cittadina che, se risponde pienamente al requisito della nazionalità italiana, costituisce anche un esempio del contributo che la presenza e l’attività degli italiani di seconda generazione possono apportare all’avanzamento culturale e sociale del Paese, essendo italiani per nascita e per formazione ma nel contempo portatori di patrimoni culturali derivanti dalle loro terre d’origine. E Ferratto rivendica con fierezza le origini argentine, peraltro dall’influenza evidente sui temi più cari alla ricerca dell’artista e sulla sensibilità che emerge dai suoi lavori. Il tema principale del lavoro di Mariana è infatti il rapporto tra identità e relazione, nel presupposto che le identità personali siano un effetto di quel complesso gioco d’interazioni che regola la vita sociale: per usare le parole dell’artista stessa, non si dà l’una (l’identità), senza l’altra (la relazione).
“Tu ed io” è il primo progetto interamente fotografico di Mariana Ferratto che per una volta ha dismesso la macchina da presa per concentrarsi sull’immagine fotografica indagata sia quale veicolo di rappresentazione di identità sia come materiale da manipolare alla ricerca di reificazione, oltre la normale bidimensionalità del supporto. L’artista ha raccolto un’ampia messe di fotografie raffiguranti coppie di persone unite da rapporti personali di diverso tipo (marito e moglie, madre e figlia, due fratelli eccetera), selezionandone un numero ristretto a formare una serie omogenea sotto il profilo del messaggio, ma anche dal punto di vista dei requisiti atti ad esaltarne la formalizzazione plastica.
Partendo dalle foto trovate, Ferratto ha proceduto a manipolarle con la tecnica del paper cut, dando vita ad una nuova composizione dell’immagine. Tramite il ritaglio l’artista di fatto isola i singoli soggetti separandoli dalla persona che è affianco, facendo così emergere le caratteristiche individuali di ciascuno intuibili dalle pose assunte ma anche dalla relazione che intercorre tra i personaggi della scena. Nell’ambito di questo processo di focalizzazione dell’attenzione sulle singole figure, spesso si creano dei vuoti, vengono bruscamente mozzate parti del corpo del personaggio e tale mancanza è sovente sostituita dalla sagoma dell’altro. Le parti mancanti, l’irregolarità delle sagome, i vuoti che si stagliano nella composizione sottolineano i rapporti interpersonali delle persone ritratte.
A fronte di questo intervento di isolamento e separazione, l’artista interviene con un successivo processo di ricomposizione che avviene mantenendo le figure su piani fisicamente distanti. Se l’immagine originaria torna ad essere chiaramente leggibile, il gioco dei piani sfalsati ottenuto intervenendo sull’intreccio tra la carta fotografica e la cornice sancisce la definitiva sussistenza di vuoti e tagli a sottolineare l’individualità dei personaggi ritratti, il loro raggio d’azione all’interno dello spazio circostante, il ruolo che ciascuno di loro svolge nell’affermazione della propria identità e nella relazione con l’altro. Ferratto interviene nell’atto di volizione sottostante a ogni singolo scatto fotografico utilizzato, assumendo la responsabilità artistica di frapporsi fra l’intenzione del fotografo originario e il risultato del suo agire. L’artista interrompe la sintesi operata dall’immagine originaria, considerandola frutto del comporsi di parti singole e dunque del sacrificio dell’individualità dei personaggi. La composizione finale ci parla dell’impossibilità di fondersi pienamente e dell’emergere di ogni individuo nella sua singolarità, nonché dei ruoli che si assumono nella relazione con l’altro.
Ad otto anni dalla precedente edizione, la Quadriennale ha inteso sollecitare gallerie e istituzioni pubbliche e private che si occupano di arte contemporanea a Roma ad assumere iniziative volte ad accompagnare la grande kermesse del Palazzo delle Esposizioni con una serie di eventi legati ad artisti italiani, in linea con il vincolo statutario che impone alla stessa Quadriennale il compito di promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Mariana Ferratto incarna una figura di artista e di cittadina che, se risponde pienamente al requisito della nazionalità italiana, costituisce anche un esempio del contributo che la presenza e l’attività degli italiani di seconda generazione possono apportare all’avanzamento culturale e sociale del Paese, essendo italiani per nascita e per formazione ma nel contempo portatori di patrimoni culturali derivanti dalle loro terre d’origine. E Ferratto rivendica con fierezza le origini argentine, peraltro dall’influenza evidente sui temi più cari alla ricerca dell’artista e sulla sensibilità che emerge dai suoi lavori. Il tema principale del lavoro di Mariana è infatti il rapporto tra identità e relazione, nel presupposto che le identità personali siano un effetto di quel complesso gioco d’interazioni che regola la vita sociale: per usare le parole dell’artista stessa, non si dà l’una (l’identità), senza l’altra (la relazione).
“Tu ed io” è il primo progetto interamente fotografico di Mariana Ferratto che per una volta ha dismesso la macchina da presa per concentrarsi sull’immagine fotografica indagata sia quale veicolo di rappresentazione di identità sia come materiale da manipolare alla ricerca di reificazione, oltre la normale bidimensionalità del supporto. L’artista ha raccolto un’ampia messe di fotografie raffiguranti coppie di persone unite da rapporti personali di diverso tipo (marito e moglie, madre e figlia, due fratelli eccetera), selezionandone un numero ristretto a formare una serie omogenea sotto il profilo del messaggio, ma anche dal punto di vista dei requisiti atti ad esaltarne la formalizzazione plastica.
Partendo dalle foto trovate, Ferratto ha proceduto a manipolarle con la tecnica del paper cut, dando vita ad una nuova composizione dell’immagine. Tramite il ritaglio l’artista di fatto isola i singoli soggetti separandoli dalla persona che è affianco, facendo così emergere le caratteristiche individuali di ciascuno intuibili dalle pose assunte ma anche dalla relazione che intercorre tra i personaggi della scena. Nell’ambito di questo processo di focalizzazione dell’attenzione sulle singole figure, spesso si creano dei vuoti, vengono bruscamente mozzate parti del corpo del personaggio e tale mancanza è sovente sostituita dalla sagoma dell’altro. Le parti mancanti, l’irregolarità delle sagome, i vuoti che si stagliano nella composizione sottolineano i rapporti interpersonali delle persone ritratte.
A fronte di questo intervento di isolamento e separazione, l’artista interviene con un successivo processo di ricomposizione che avviene mantenendo le figure su piani fisicamente distanti. Se l’immagine originaria torna ad essere chiaramente leggibile, il gioco dei piani sfalsati ottenuto intervenendo sull’intreccio tra la carta fotografica e la cornice sancisce la definitiva sussistenza di vuoti e tagli a sottolineare l’individualità dei personaggi ritratti, il loro raggio d’azione all’interno dello spazio circostante, il ruolo che ciascuno di loro svolge nell’affermazione della propria identità e nella relazione con l’altro. Ferratto interviene nell’atto di volizione sottostante a ogni singolo scatto fotografico utilizzato, assumendo la responsabilità artistica di frapporsi fra l’intenzione del fotografo originario e il risultato del suo agire. L’artista interrompe la sintesi operata dall’immagine originaria, considerandola frutto del comporsi di parti singole e dunque del sacrificio dell’individualità dei personaggi. La composizione finale ci parla dell’impossibilità di fondersi pienamente e dell’emergere di ogni individuo nella sua singolarità, nonché dei ruoli che si assumono nella relazione con l’altro.
Luoghi
www.iila.org 06 68492.225