Maria Lai "Pane quotidiano"
A cura di: Davide Mariani
La mostra "Maria Lai. Pane quotidiano", a cura di Davide Mariani, si inserisce nel quadro delle celebrazioni per il centenario della nascita di Maria Lai e ha l’intento di ripercorrere i momenti più significativi della sua produzione legata al tema della panificazione, sia da un punto di vista materico sia da uno più simbolico e allusivo, ovvero come metafora dell’arte e della vita.La lavorazione del pane costituisce per l’artista una suggestione continua ed è presente lungo tutto il suo percorso creativo fin dagli esordi: «La mia prima accademia l’ho frequentata con le donne che facevano il pane a casa mia. Era bellissimo» dichiarava Maria Lai ripensando a quei momenti di condivisione del sapere immateriale che tanto avrebbero segnato la sua poetica negli anni a seguire. Questi gesti si sarebbero infatti trasformati in visioni mitiche caratterizzate da una profonda ritualità e da un forte senso del mistero: «ogni porzione di pasta si trasforma in modo imprevedibile come seguendo una propria legge interna alla materia. Questo suo farsi da sé è stato il grande fascino del pane».
La mostra, attraverso l’esposizione di oltre trenta opere, molte delle quali inedite, si appresta quindi a fornire, per la prima volta, un ampio spaccato dell’immaginario dell’artista riferito al pane, a partire dai primi disegni, realizzati già dalla metà degli anni Quaranta ed esposti successivamente nella sua prima personale a Roma alla Galleria dell’Obelisco (1957), passando per gli straordinari esiti presentati nel 1977 alla Galleria del Brandale di Savona nella mostra I pani di Maria Lai, a cura di Mirella Bentivoglio, per giungere poi alle opere di arte pubblica e alle installazioni degli anni Novanta e Duemila, come La strada del rito, intervento ambientale realizzato nel 1992 a Ulassai sul tema della moltiplicazione dei pani e dei pesci, l’installazione di una serie di Pani in ceramica (1999) in un antico forno in disuso a Castelnuovo di Farfa e Invito a tavola (2004), opera realizzata in occasione della rassegna “Pitti Immagine Casa” a Firenze in cui sono disposti su di una sontuosa tavola pani e libri in terracotta, come a voler suggerire che «ogni opera d’arte deve diventare pane da offrire a una mensa comune».
A fare da ideale cornice di riferimento alle opere esposte vi sono poi una serie di scatti realizzati da alcuni fotografi vicini, a vario titolo, all'artista, come il nipote Virgilio Lai, il cui impegno in qualità di fotoreporter è testimoniato da un’affascinante produzione sul tema, Paola Pusceddu, che proprio a casa di Maria Lai ha realizzato un servizio che vede, tra le altre, le donne di Ulassai dare forma al pane delle feste e Marianne Sin-Pfältzer, sua amica e instancabile seguace, che, giunta in Sardegna nella metà degli anni Cinquanta, ha saputo documentare con rara sensibilità la dimensione quotidiana del lavoro artigianale nell'isola.
Chiude il percorso espositivo la proiezione di un video, realizzato dal regista multimediale Francesco Casu, che vede Maria Lai intenta a leggere “Cuore mio” di Salvatore Cambosu (Miele Amaro, Vallecchi editore, Firenze, 1954).
La storia ha come protagonista Maria Pietra, artigiana del pane, che accetta di trasformarsi in pietra per strappare alla morte il suo bambino. Il racconto di Cambosu, che sarà ripreso in più occasioni dall'artista per l’esecuzione di alcune delle sue opere più significative, come la scultura in terracotta patinata e smaltata Maria Pietra (1993, collezione Stazione dell’Arte), ben si presta a restituire la riflessione sull'arte che Maria Lai chiarisce in La pietra e la paura (Arte Duchamp, Cagliari, 2006). Qui l’artista, tramite un dialogo con Federica Di Castro, rintraccia le immagini metaforiche suggerite dalla narrazione che vedono “Maria Pietra” rappresentare l’artista, “la paura” la creatività, “la pietra” è l’arte, “il bambino” il malessere del mondo e “gli animali del bosco” i giochi per i bambini e le opere d’arte per gli adulti.
La mostra Pane quotidiano, visitabile fino al 9 giungo 2019, aggiunge un nuovo tassello tematico alla conoscenza dell’opera di Maria Lai e amplia l’offerta espositiva della Stazione dell’Arte che, di recente, ha riallestito le sale del corpo centrale del museo grazie a un inedito percorso espositivo dalla collezione permanente, dal titolo Sguardo Opera Pensiero, il cui intento è quello di fornire delle chiavi di lettura e comprensione dell’esperienza estetica contemporanea.
La Stazione dell’Arte
La Stazione dell’arte di Ulassai, nel cuore dell’Ogliastra in Sardegna, è un museo d’arte contemporanea dedicato all'opera di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013), figura chiave dello scenario artistico italiano del secondo dopoguerra nonché precorritrice dell’arte relazionale grazie a Legarsi alla montagna, celebre intervento corale svoltosi nel settembre 1981 a Ulassai. Nato nel 2006 in seguito alla donazione da parte dell’artista di oltre centocinquanta opere al Comune di Ulassai, il museo, con la nomina di Davide Mariani a nuovo direttore artistico, si appresta a ospitare, nel biennio 2018/2020, una rinnovata programmazione espositiva legata ad alcune tematiche centrali nell'opera di Maria Lai, come il rapporto fra arte, comunità e paesaggio.