Maria Grazia Bellini. Memorie urbane
Maria Grazia Bellini. Muri di perdute stagioni
Una ricerca tutta dedicata ai muri
Sono interni e pareti di manifatture d’archeologia industriale, di garage, sotterranei, vani di scale, ma anche scorci d’esterni, facciate, cancellate, ballatoi e balconi d’edifici di città mediterranee, dalla Puglia al Portogallo.
L’autrice, specializzatasi dopo l’Accademia di restauro a Firenze in maioliche antiche e in pittura su ceramica nel solco della tradizione, prima di volgersi alla pittura, mira a recuperare un punto di vista sul mondo guardando agli oggetti e ai luoghi più comuni, per coglierne minuscole bizzarrie, trasalimenti e misteri latenti. Ritrova nei luoghi apparentemente disabitati, inerti, non solo la fatiscenza, ma un flusso palpitante di nostalgia: perciò “descrive” gli spazi cercando di stringerli nella rivelazione improvvisa d’una macchia, d’una colata, d’una pasta o di un guizzo di luce.
Sui muri di Bellini ci passa accanto- e ci sfugge- un’esistenza regolata da illusioni e disillusioni. Nel trasalimento di luci improvvise ed ombre è erosa la plasticità delle cose, come scosseda un ultimo flebile sussulto di vita, ma anche spossate ella consunzione.
Tutto ha il ritmo di una stagione andata. E, come un sogno, cerca di restituire, per evocazione, il senso intimo di una nostalgia o solitudine esistenziale. Una pittura a mezzo tra fisicità e vuoto, dove però anche il vuoto spaziale è carico di dimestichezza quotidiana, nel colore che condensal’emozione pittorica, nella pittura di spugnature, macchie, grattature.
Il velo del tempo avvolge interni domestici, magazzini, case nella teatralità illusiva di una luce che magari guizza improvvisa ma poi cerca di ammorbidirsi, di sciogliersi per scivolare quieta – come fosse un impercettibile movimento di macchina da presa – dentro un deposito della memoria, di desideri e fughe che –forse- non si avverano mai, scritti su quei muri scrostati e macchiati.
Mauro Corradini
Una ricerca tutta dedicata ai muri
Sono interni e pareti di manifatture d’archeologia industriale, di garage, sotterranei, vani di scale, ma anche scorci d’esterni, facciate, cancellate, ballatoi e balconi d’edifici di città mediterranee, dalla Puglia al Portogallo.
L’autrice, specializzatasi dopo l’Accademia di restauro a Firenze in maioliche antiche e in pittura su ceramica nel solco della tradizione, prima di volgersi alla pittura, mira a recuperare un punto di vista sul mondo guardando agli oggetti e ai luoghi più comuni, per coglierne minuscole bizzarrie, trasalimenti e misteri latenti. Ritrova nei luoghi apparentemente disabitati, inerti, non solo la fatiscenza, ma un flusso palpitante di nostalgia: perciò “descrive” gli spazi cercando di stringerli nella rivelazione improvvisa d’una macchia, d’una colata, d’una pasta o di un guizzo di luce.
Sui muri di Bellini ci passa accanto- e ci sfugge- un’esistenza regolata da illusioni e disillusioni. Nel trasalimento di luci improvvise ed ombre è erosa la plasticità delle cose, come scosseda un ultimo flebile sussulto di vita, ma anche spossate ella consunzione.
Tutto ha il ritmo di una stagione andata. E, come un sogno, cerca di restituire, per evocazione, il senso intimo di una nostalgia o solitudine esistenziale. Una pittura a mezzo tra fisicità e vuoto, dove però anche il vuoto spaziale è carico di dimestichezza quotidiana, nel colore che condensal’emozione pittorica, nella pittura di spugnature, macchie, grattature.
Il velo del tempo avvolge interni domestici, magazzini, case nella teatralità illusiva di una luce che magari guizza improvvisa ma poi cerca di ammorbidirsi, di sciogliersi per scivolare quieta – come fosse un impercettibile movimento di macchina da presa – dentro un deposito della memoria, di desideri e fughe che –forse- non si avverano mai, scritti su quei muri scrostati e macchiati.
Mauro Corradini
Luoghi
0376.324260
Orario di apertura: 10.00-12.30 / 16.00-19.30. Chiuso festivi