Luisa Menazzi Moretti. Somewhere
A cura di: Valerio Dehò
Una significativa mostra fotografica illustra le tappe del percorso artistico e creativo di Luisa Menazzi Moretti nella prestigiosa cornice di Villa Manin – Esedra di Levante dal 12 marzo al 15 maggio 2016.
“Somewhere. Luisa Menazzi Moretti” è curata da Valerio Dehò e organizzata dall’Azienda Speciale Villa Manin.
Il percorso si snoda attraverso nuclei tematici connessi tra loro, che l’artista presenta in 5 serie: Cose di natura, Words, P Greco, Solo e Ingredients for a Thought, ognuna delle quali è una narrazione, un racconto che indaga su temi diversi legati alla natura, al sociale, all’interiorità e intende creare, attraverso una forte carica partecipativa, una prospettiva multipla oltre a sollecitare una pluralità di interpretazioni.
Gli scatti di Luisa Menazzi Moretti, caratterizzati da una continuità di linguaggio, rispecchiano una realtà ricca di sfaccettature, la cui lettura si completa con la presenza e il contributo dello spettatore; una visione totalmente aperta al confronto e alla condivisione, che stimola chi guarda ad immaginare, a pensare, ad esprimersi.
Nei 20 lavori a colori della serie Cose di natura, scorci di realtà conducono in una dimensione metaforica, densa di emozioni. Gli elementi naturali sono infatti simboli che alludono non solo alla bellezza, all’armonia e all’equilibrio, ma anche alla desolazione e alla devastazione, come testimoniano Petalo e Foglie (2012), Mare (2014) o Campo (2012). Della natura emergono il forte carattere rigenerativo e la possibilità di vita che non si esaurisce, ma continua.
Una connessione inscindibile con le parole viene creata invece con Words, fotografie dove frammenti di testi raccontano brandelli di storie, di vite, di attimi, immortalati poco prima che andassero persi, buttati, modificati. Ciascun immagine è affiancata da un testo critico inedito di personaggi noti del panorama culturale nazionale: intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti, critici fra cui Alberto Abruzzese, Francesco Bonami, Elio De Capitani, Leandra D’Antone, Gabriele Frasca, Paolo Rossi, Tiziano Scarpa che non intendono fornire un’interpretazione, ma creare un ulteriore spunto di riflessione.
Molto rappresentativa è Anima (2013), il cui soggetto è una lettera di un internato nel campo di concentramento di Dachau, nella quale sono contenute parole piene di speranza, non consapevoli di un destino tragicamente segnato. In questa sezione emerge inoltre l’importanza della parola e della scrittura nel vissuto dell’artista; un piccolo nucleo di immagini autobiografiche si ispirano all’infanzia e agli avvenimenti significativi della vita di Luisa Menazzi Moretti.
Di forte impatto sono le due sale successive il cui allestimento prevede ambienti oscurati e sottofondi musicali, che contribuiscono a sottolineare il gioco luce-ombra caratterizzante tutta la mostra. P Greco, accompagnata da Paradise Circus dei Massive Attack, raccoglie scatti dedicati alla simbologia della forma circolare, esaltandone alcuni aspetti ad essa connessi; ne sono esempi le fotografie Whenua, parola della lingua Mahori dal duplice significato di “terra” e “placenta”; Imprevisto che rimanda alla sorpresa in una vita troppo retta e monotona; Testimone un bulbo oculare inteso come registro di cose vissute; Fuga un foro circolare nelle crepe di un muro attraverso il quale evadere.
In linea con una ricerca che sconfina oltre la dimensione reale è la serie più recente e inedita Solo, che ben si unisce alle note di 21 Grammi di Ludovico Einaudi e che il curatore Valerio Dehò così descrive: “la serie ‘Solo’ rappresenta forse al meglio la sensibilità della Menazzi Moretti per quel qualcosa che non possiamo nominare esplicitamente, che è appunto ineffabile, ma che possiamo soltanto collocare in un altrove che vuol dire semplicemente che non è qui, vicino a noi”. Attraverso questi scatti l’artista immagina infatti una dimensione atemporale e trasmette gli stati d’animo di un viaggio verso l’ignoto tramite volti di uomini, donne e bambini. L’utilizzo di filtri, sovrapposizioni, contribuisce a creare una sospensione, una sorta di distacco, una proiezione di una realtà ultraterrena. Ne sono esempio Solo #10, Solo #1, Solo #8, che alternano sentimenti di incertezza, inquietudine, riflessione e pace.
Il percorso espositivo si conclude con le opere Ingredients for a Thought che approfondiscono il tema dell’alimentazione, in esso l’autrice riconosce il linguaggio assoluto delle società contemporanee e attraverso una ricca sequenza di simboli legati al colore, all’infanzia, alle parole, come si osserva in Christmast Balls, The Choice, Drop, ricrea una dimensione ludica che fa del cibo un intermediario fra sensi e memoria.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Gente di Fotografia con testi in italiano e in inglese di Luisa Menazzi Moretti, Valerio Dehò e Antonio Giusa.
“Somewhere. Luisa Menazzi Moretti” è curata da Valerio Dehò e organizzata dall’Azienda Speciale Villa Manin.
Il percorso si snoda attraverso nuclei tematici connessi tra loro, che l’artista presenta in 5 serie: Cose di natura, Words, P Greco, Solo e Ingredients for a Thought, ognuna delle quali è una narrazione, un racconto che indaga su temi diversi legati alla natura, al sociale, all’interiorità e intende creare, attraverso una forte carica partecipativa, una prospettiva multipla oltre a sollecitare una pluralità di interpretazioni.
Gli scatti di Luisa Menazzi Moretti, caratterizzati da una continuità di linguaggio, rispecchiano una realtà ricca di sfaccettature, la cui lettura si completa con la presenza e il contributo dello spettatore; una visione totalmente aperta al confronto e alla condivisione, che stimola chi guarda ad immaginare, a pensare, ad esprimersi.
Nei 20 lavori a colori della serie Cose di natura, scorci di realtà conducono in una dimensione metaforica, densa di emozioni. Gli elementi naturali sono infatti simboli che alludono non solo alla bellezza, all’armonia e all’equilibrio, ma anche alla desolazione e alla devastazione, come testimoniano Petalo e Foglie (2012), Mare (2014) o Campo (2012). Della natura emergono il forte carattere rigenerativo e la possibilità di vita che non si esaurisce, ma continua.
Una connessione inscindibile con le parole viene creata invece con Words, fotografie dove frammenti di testi raccontano brandelli di storie, di vite, di attimi, immortalati poco prima che andassero persi, buttati, modificati. Ciascun immagine è affiancata da un testo critico inedito di personaggi noti del panorama culturale nazionale: intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti, critici fra cui Alberto Abruzzese, Francesco Bonami, Elio De Capitani, Leandra D’Antone, Gabriele Frasca, Paolo Rossi, Tiziano Scarpa che non intendono fornire un’interpretazione, ma creare un ulteriore spunto di riflessione.
Molto rappresentativa è Anima (2013), il cui soggetto è una lettera di un internato nel campo di concentramento di Dachau, nella quale sono contenute parole piene di speranza, non consapevoli di un destino tragicamente segnato. In questa sezione emerge inoltre l’importanza della parola e della scrittura nel vissuto dell’artista; un piccolo nucleo di immagini autobiografiche si ispirano all’infanzia e agli avvenimenti significativi della vita di Luisa Menazzi Moretti.
Di forte impatto sono le due sale successive il cui allestimento prevede ambienti oscurati e sottofondi musicali, che contribuiscono a sottolineare il gioco luce-ombra caratterizzante tutta la mostra. P Greco, accompagnata da Paradise Circus dei Massive Attack, raccoglie scatti dedicati alla simbologia della forma circolare, esaltandone alcuni aspetti ad essa connessi; ne sono esempi le fotografie Whenua, parola della lingua Mahori dal duplice significato di “terra” e “placenta”; Imprevisto che rimanda alla sorpresa in una vita troppo retta e monotona; Testimone un bulbo oculare inteso come registro di cose vissute; Fuga un foro circolare nelle crepe di un muro attraverso il quale evadere.
In linea con una ricerca che sconfina oltre la dimensione reale è la serie più recente e inedita Solo, che ben si unisce alle note di 21 Grammi di Ludovico Einaudi e che il curatore Valerio Dehò così descrive: “la serie ‘Solo’ rappresenta forse al meglio la sensibilità della Menazzi Moretti per quel qualcosa che non possiamo nominare esplicitamente, che è appunto ineffabile, ma che possiamo soltanto collocare in un altrove che vuol dire semplicemente che non è qui, vicino a noi”. Attraverso questi scatti l’artista immagina infatti una dimensione atemporale e trasmette gli stati d’animo di un viaggio verso l’ignoto tramite volti di uomini, donne e bambini. L’utilizzo di filtri, sovrapposizioni, contribuisce a creare una sospensione, una sorta di distacco, una proiezione di una realtà ultraterrena. Ne sono esempio Solo #10, Solo #1, Solo #8, che alternano sentimenti di incertezza, inquietudine, riflessione e pace.
Il percorso espositivo si conclude con le opere Ingredients for a Thought che approfondiscono il tema dell’alimentazione, in esso l’autrice riconosce il linguaggio assoluto delle società contemporanee e attraverso una ricca sequenza di simboli legati al colore, all’infanzia, alle parole, come si osserva in Christmast Balls, The Choice, Drop, ricrea una dimensione ludica che fa del cibo un intermediario fra sensi e memoria.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Gente di Fotografia con testi in italiano e in inglese di Luisa Menazzi Moretti, Valerio Dehò e Antonio Giusa.
Luoghi
http://www.villamanin-eventi.it 0432 821211 0432 908387
orario:martedì - venerdì 15.00 - 18.00, sabato e domenica 10 - 19.00 - ingresso libero