16/02/2021  al 30/05/2021

Luisa Lambri "Autoritratto"

Luisa Lambri   "Autoritratto" Il PAC riapre il 16 febbraio con la prima ampia mostra personale di Luisa Lambri in Italia, curata da Diego Sileo e Douglas Fogle, un progetto espositivo sviluppato per il padiglione milanese e pensato per dialogare con le qualità uniche dell'architettura di Gardella.

Concentrandosi principalmente sulla fotografia, l’arte di Lambri ruota attorno alla condizione umana e al suo rapporto con lo spazio, toccando ambiti come la politica della rappresentazione, l’architettura, la storia della fotografia astratta, il modernismo, il femminismo, l’identità e la memoria

Luce, tempo e movimento giocano un ruolo importante nei lavori di Luisa Lambri, che usa l’architettura per creare le sue immagini e non le immagini per documentarla, rivelando dettagli marginali di architetture moderniste o sculture minimaliste iconiche.
 
 
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Le fotografie di Luisa Lambri
«Il titolo della mostra di Luisa Lambri al PAC è un omaggio alla critica d’arte Carla Lonzi che nel 1969, prima di lasciare la professione per dedicarsi alla militanza femminista, pubblica sotto il titolo di Autoritratto una raccolta di interviste con quattordici artisti scelti da lei nell’esperienza dell’avanguardia anni ‘60. Il dialogo che ne deriva dà una dimensione degli artisti privata e che privilegia il loro ruolo attivo nel parlare in prima persona di sé e del proprio stare nell’arte e nel mondo. Allo stesso modo Lambri costruisce letture personali e intime dei soggetti da lei scelti per i suoi lavori e incoraggia un dialogo tra l’osservatore, l’opera d’arte e lo spazio in cui si trova nel loro complesso», ha spiegato il PAC.
«Concentrandosi principalmente sulla fotografia, il lavoro di Lambri è caratterizzato da un impegno con un esteso spettro di soggetti che ruotano attorno alla condizione umana e al suo rapporto con lo spazio, come la politica della rappresentazione, l’architettura, la storia della fotografia astratta, il modernismo, il femminismo, l’identità e la memoria. 
L’installazione delle sue fotografie e lo spazio espositivo costituiscono una parte integrante del suo lavoro. Ogni nuovo luogo che accoglie una sua installazione presenta qualità uniche con le quali l’artista interagisce, rendendo ogni progetto un’opera site-specific. Le opere di Lambri non sono mai installate indipendentemente dalla struttura che le ospita.
Luce, tempo e movimento giocano un ruolo importante nelle fotografie di Lambri, che potrebbero essere lette come una preoccupazione metalinguistica per la costruzione, il linguaggio e gli elementi formali del mezzo stesso: la fotografia. È necessario guardare con attenzione per percepire lievi differenze di luce o di inquadratura, che riflettono il movimento dell’artista nello spazio. Elemento vitale della pratica di Lambri è il rapporto delle sue opere con la storia dell’astrazione geometrica, che si ritrova nell’uso di linee, griglie e del colore nelle sue fotografie», ha ricordato il PAC.
Il percorso espositivo
«L’esplorazione dello spazio molto precisa e specifica corrisponde a una forma di esplorazione del sé. Il Light and Space Movement della California, l’arte neo-concreta brasiliana e il minimalismo americano sono i suoi modelli più frequenti.
Il progetto al PAC si concentra sui rapporti tra le opere di Lambri e l’architettura di Ignazio Gardella. Le fotografie diventano una vera estensione dello spazio e, di conseguenza, l’architettura di Gardella e l’esperienza soggettiva dei visitatori una parte integrante del lavoro.  
Una vasta selezione di opere, alcune mai presentate prima in Italia e realizzate tra il 1999 e 2017, sottolineano la sua tendenza a lavorare in serie. Lambri si pone in dialogo con il lavoro di artisti come Donald Judd, Robert Irwin, Lygia Clark e Lucio Fontana oltre che il lavoro di architetti come Álvaro Siza, Walter Gropius, Marcel Breuer, Mies van der Rohe, Luis Barragán, Rudolph Schindler, Paulo Mendes da Rocha e Giuseppe Terragni, tra gli altri.
Un elenco così formidabile, tuttavia, è piuttosto fuorviante. Sebbene l’architettura modernista e le sue eredità, o i grandi esempi della scultura minimalista americana sembrino essere una sua costante ossessione, il lavoro di Lambri rende tali punti di riferimento quasi anonimi o non identificabili, concentrandosi su dettagli secondari o marginali di opere d’arte e architettoniche. Finestre, porte, persiane e angoli rivelano una predilezione per i passaggi e le soglie tra esterno e interno, proprio come nell’architettura milanese di Gardella con la quale Lambri si pone in costante dialogo. Lambri usa l’architettura per creare le sue immagini e non le immagini per documentarla.
La mostra al PAC rivela quindi in maniera evidente il rapporto di Lambri con lo Spazialismo, il movimento artistico nato in Italia dopo la seconda guerra mondiale e associato in gran parte a Lucio Fontana, che scrisse il “Manifesto Spaziale” nel 1947, e che ha influenzato molto la sua ricerca». 
 
 
 

Luoghi

  • PAC - Padiglione D'arte Contemporanea - Via Palestro, 14 - Milano
             +39 0288446359
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