Lina Passalacqua - Ernesto Terlizzi. Collage ... Pittura
A cura di: Carmine Siniscalco
Le due mini personali di LINA PASSALACQUA e ERNESTO TERLIZZI nel contesto dell'esposizione COLLAGE....PITTURA organizzata dallo STUDIO S – ARTE CONTEMPORANEA presentano opere con protagonista il collage quale mezzo privilegiato di espressione anche se utilizzato in modo diverso: bozzetto-guida per cicli pittorici su temi diversi per Lina Passalacqua e strumento fine a se stesso che si identifica con l'opera stessa per Ernesto Terlizzi.
Le sale dell'esposizione, allestite in maniera molto diversificata, rispecchiano le personalità dei due artisti che, apprezzandosi a vicenda, hanno accettato di buon grado l'invito dello Studio S non inteso a creare un confronto ma a presentare due aspetti assolutamente diversi di un “fare arte” con gli stessi mezzi , entrambi degni di attenzione e approfondimento.
Per LINA PASSALACQUA (Sant'Eufemia di Aspromonte, Reggio Calabria, 1933) è in genere soltanto un punto di partenza, il bozzetto-guida per la realizzazione di opere più impegnative, gli olii su tele di grande e medio formato alle quali lavora per cicli, affrontando temi diversi con una pittura ricca di colore e di evocativa passionalità, in un contesto figurativo ai limiti dell'astrazione. L'ultimo ciclo, dedicato a LE QUATTRO STAGIONI, l'ha vista protagonista di un'apprezzata personale al Complesso del Vittoriano di Roma, un traguardo non indifferente per una donna che, arrivata dal profondo Sud per realizzare la sua vocazione per la pittura in tempi che non favorivano professionalmente l'artista donna, dopo una lunga attività didattica affiancata al suo “fare pittura”, ha coronato l'età della pensione con un evento per lei gratificante che è allo stesso tempo un riconoscimento delle sue qualità.
Le opere della Passalacqua sono un'esaltazione del colore nei bozzetti-collages su carta e nelle tele dipinte ad olio, ricche di velature e dall'audace tavolozza, in un intrigo di forme suggerite più che descritte. In composizioni ispirate ad un ricordo futurista inglobato in soggetti naturalistici, i VOLI si riallacciano a quella ricerca del movimento da sempre presente nel lavoro dell'artista e dalla critica sottolineata fin dal suo primo apparire, e LE QUATTRO STAGIONI sono un'apologia della natura nel suo perenne rinnovarsi, un'esplosione vitale che invita a seguirne i percorsi e le trasformazioni, un viaggio appassionato nel tempo che scorre.
Per ERNESTO TERLIZZI, invece, il collage è strumento e fine dell'opera, è l'opera stessa, è il mezzo con il quale questo artista proveniente dalla provincia di Salerno, da Angri, classe 1949, realizza la sua necessità di esprimersi, racconta il suo mondo di segni astratti che hanno spesso un dichiarato riferimento alla realtà, una realtà non naturalistica però, ricreata con un linguaggio che è elegante e personale, un'elegia dello spazio e dell'ombra, una ri-creazione dello spirito nata dall'utilizzazione di mezzi materiali eterogenei. Ricco è il suo curriculum, di mostre in spazi pubblici e gallerie di prestigio che lo obbligano ad allontanarsi spesso dal suo buon ritiro della provincia dove lavora con assiduità, lontano dalle distrazioni che spesso la grande città impone ma non dalla conoscenza degli eventi del mondo dell'arte: un isolamento dai felici risultati come testimoniano le opere oggi in esposizione allo Studio S, suo passaggio romano dopo il successo riscosso di recente allo Spazio Tadini di Milano.
La sala di Ernesto Terlizzi offre invece un paesaggio tutto mentale, che non si affida all'impatto del colore ma alla forza silenziosa dei grigi e degli ocra, composti con mezzi eterogenei e naturali, cartoni, pietre, inchiostri, che quasi sussurrando raccontano violenze e tragedie, calamità e sinistri e diventano contenitori di dolorosi contenuti e messaggi sottolineata dalla contrastante eleganza formale che li racchiude. L'esposizione potrebbe titolarsi MARE NOSTRUM per l'imprevisto e sorprendente riferimento di queste opere al problema quanto mai attuale dell'immigrazione, con i suoi naufraghi, dispersi e annegati: una raccolta di opere-manifesto che incantano per la loro bellezza e per il loro contenuto invitano alla riflessione
Le sale dell'esposizione, allestite in maniera molto diversificata, rispecchiano le personalità dei due artisti che, apprezzandosi a vicenda, hanno accettato di buon grado l'invito dello Studio S non inteso a creare un confronto ma a presentare due aspetti assolutamente diversi di un “fare arte” con gli stessi mezzi , entrambi degni di attenzione e approfondimento.
Per LINA PASSALACQUA (Sant'Eufemia di Aspromonte, Reggio Calabria, 1933) è in genere soltanto un punto di partenza, il bozzetto-guida per la realizzazione di opere più impegnative, gli olii su tele di grande e medio formato alle quali lavora per cicli, affrontando temi diversi con una pittura ricca di colore e di evocativa passionalità, in un contesto figurativo ai limiti dell'astrazione. L'ultimo ciclo, dedicato a LE QUATTRO STAGIONI, l'ha vista protagonista di un'apprezzata personale al Complesso del Vittoriano di Roma, un traguardo non indifferente per una donna che, arrivata dal profondo Sud per realizzare la sua vocazione per la pittura in tempi che non favorivano professionalmente l'artista donna, dopo una lunga attività didattica affiancata al suo “fare pittura”, ha coronato l'età della pensione con un evento per lei gratificante che è allo stesso tempo un riconoscimento delle sue qualità.
Le opere della Passalacqua sono un'esaltazione del colore nei bozzetti-collages su carta e nelle tele dipinte ad olio, ricche di velature e dall'audace tavolozza, in un intrigo di forme suggerite più che descritte. In composizioni ispirate ad un ricordo futurista inglobato in soggetti naturalistici, i VOLI si riallacciano a quella ricerca del movimento da sempre presente nel lavoro dell'artista e dalla critica sottolineata fin dal suo primo apparire, e LE QUATTRO STAGIONI sono un'apologia della natura nel suo perenne rinnovarsi, un'esplosione vitale che invita a seguirne i percorsi e le trasformazioni, un viaggio appassionato nel tempo che scorre.
Per ERNESTO TERLIZZI, invece, il collage è strumento e fine dell'opera, è l'opera stessa, è il mezzo con il quale questo artista proveniente dalla provincia di Salerno, da Angri, classe 1949, realizza la sua necessità di esprimersi, racconta il suo mondo di segni astratti che hanno spesso un dichiarato riferimento alla realtà, una realtà non naturalistica però, ricreata con un linguaggio che è elegante e personale, un'elegia dello spazio e dell'ombra, una ri-creazione dello spirito nata dall'utilizzazione di mezzi materiali eterogenei. Ricco è il suo curriculum, di mostre in spazi pubblici e gallerie di prestigio che lo obbligano ad allontanarsi spesso dal suo buon ritiro della provincia dove lavora con assiduità, lontano dalle distrazioni che spesso la grande città impone ma non dalla conoscenza degli eventi del mondo dell'arte: un isolamento dai felici risultati come testimoniano le opere oggi in esposizione allo Studio S, suo passaggio romano dopo il successo riscosso di recente allo Spazio Tadini di Milano.
La sala di Ernesto Terlizzi offre invece un paesaggio tutto mentale, che non si affida all'impatto del colore ma alla forza silenziosa dei grigi e degli ocra, composti con mezzi eterogenei e naturali, cartoni, pietre, inchiostri, che quasi sussurrando raccontano violenze e tragedie, calamità e sinistri e diventano contenitori di dolorosi contenuti e messaggi sottolineata dalla contrastante eleganza formale che li racchiude. L'esposizione potrebbe titolarsi MARE NOSTRUM per l'imprevisto e sorprendente riferimento di queste opere al problema quanto mai attuale dell'immigrazione, con i suoi naufraghi, dispersi e annegati: una raccolta di opere-manifesto che incantano per la loro bellezza e per il loro contenuto invitano alla riflessione
Luoghi
06.3612086 339.3303719
Direttore: Carmine Siniscalco dal lunedí al venerdí ore 15. 30-19. 30 - sabato ore 11. 00-13. 30 / 15. 30 -19. 30