Laura Giardino "La luce oltre"
A cura di: Elena Pontiggia
La personale di Laura Giardino “La luce oltre”, prevista per la metà di maggio e poi rinviata a causa del lockdown, è la prima mostra che apre la nuova stagione espositiva della galleria Area\B di Milano, in autunno.Dal 19 settembre al 31 ottobre 2020, l’artista presenta i nuovi approdi della sua ricerca pittorica con un corpus di circa quindici opere completamente inedito.
Protagonista è la città di Milano, non nel suo volto più noto e riconoscibile, ma nei suoi scorci “privati”, orizzonte delle passeggiate notturne dell’artista.
A differenza delle precedenti produzioni, quando i riferimenti attingevano a un immaginario fotografico e cinematografico che dava al suo lavoro una valenza pop, quello portato in mostra ora è un percorso più intimo e autobiografico che fa virare la sua ricerca verso un realismo magico.
È una visione lucidamente attonita del reale, quella che la Giardino restituisce nei suoi nuovi lavori, caratterizzata da una resa minuziosa dei dettagli tale da farla risultare straniante.
Rimangono alcuni punti fermi che costituiscono ormai la sua cifra stilistica. In particolare, l’uso antinaturalistico della luce: una luce artificiale – la cui fonte spesso non è identificabile – e notturna che, curiosamente, non rende i paesaggi urbani cupi, ma vivaci e brillanti, come se il buio facesse spiccare i colori – acidi e surreali – con maggior forza.
È anche una luce rivelatrice che consente di vedere il quotidiano sotto una luce – appunto – nuova.
Come afferma la curatrice: “Anche in queste ultime opere, che costituiscono il cuore della mostra, il soggetto è la luce. Ma non la luce naturale, non quella solita a cui tutti siamo abituati. È una luce che è oltre, e che viene da un oltre inafferrabile”.
La figura umana scompare o, meglio, viene totalmente presa in carico da chi osserva l’opera: “La nuova figura – spiega l’artista – è chi guarda, che è messo davanti alla scelta di entrare o di rimanere fuori”.
I soggetti raffigurati contribuiscono a creare la tensione verso un “oltre” indefinito. Si tratta infatti, quasi sempre, di ingressi, porte, finestre. Soglie, reali e metaforiche, che rappresentano il limite tra pubblico e privato, tra ciò che è conosciuto a tutti e ciò che lo è solo a pochi.
Ogni tela rimane aperta a una dimensione che all’osservatore non è concesso di vedere, ma solo di immaginare.
L’artista non descrive storie e accadimenti precisi, ma li evoca attraverso il non detto. Ad essere centrale, non è la scena a cui assistiamo, ma ciò che crediamo possa accadere dietro, dentro, oltre.
Completa la mostra una pubblicazione monografica edita da Vanillaedizioni, che inaugura così la nuova collana dedicata alla pittura “The Painter’s Room”, con testo critico di Elena Pontiggia.