Kipras Dubauskas - Take as Much as You can Carry
A cura di: Benedetta Carpi de Resmini
Giovedì 19 maggio 2016 Ex Elettrofonica inaugura Take as Much as You Can Carry, la prima personale dell’artista lituano Kipras Dubauskas a cura di Benedetta Carpi De Resmini, che prosegue il progetto SPACES|NON SPACES* da lei stessa ideato e avviato nel 2013 con la personale di Alis/Filliol.
Take as Much as You Can Carry è un progetto site specific che ruota attorno all’omonimo film girato in 16 mm da Kipras Dubauskas tra la Polonia e la Lituania. Perno centrale dell’esposizione è un grande tubo, generalmente in uso per le condutture dell’acqua,che lega l’esterno e l’interno della galleria. L’artista unisce idealmente due universi distanti: “Nella mia pratica artistica scelgo spesso aree suburbane. Per me questi spazi e i relativi abitanti conservano un proprio tempo e un proprio ordine, cercando di far emergere importanti questioni sociali non ancora risolte”.
I punti di vista sono molteplici e contrastanti: la galleriaper l’artista è uno spazio sicuro, mentre la realtà rappresentata nel video è collegata all’ambiente poco rassicurante delle periferie. Nel video due personaggi si aggirano in ambienti scuri e logori e la parte centrale del film, unico spezzone girato in animazione, attiva un legame non solo con le due città Vilnius e Cracovia, ma anche con l’esterno della galleria.Infatti, un motorino con targa lituana è posizionato direttamente sulla strada, di fronte alla finestra ovale di Ex Elettrofonica. Lo scooter rappresenta il “monumento” o “l’anti-monumento” che l’artista dedica alla nostra città. Durante i 40 giorni della mostra, le parti più importanti della moto scompariranno, alla fine rimarrà esclusivamente la scocca. I pezzi saranno presi come merce di scambio da unindividuoin cambio di un certificato di autenticità fornito dall’artista. Lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, è uno dei modi più universali per creare relazioni umane. Il dono, oil baratto, diventa, secondo l’antropologo Marcel Mauss, un fatto sociale totalizzante, vale a dire un aspetto specifico di una cultura che è in relazione con tutti gli altri, è possibile così, secondo la sua analisi, leggere per estensione le diverse componenti della società. Per Kipras Dubauskas è una maniera per entrare in contatto con la realtà di una metropoli come Roma e tracciare una propria visione cercando di unirne gli aspetti più dissonanti.
Gli altri elementi che completano l’intera mostra, alcune piccole sculture e diversi disegni, si percepisconocomemolteplici prospettive derivanti da un’unicavisione.Una scultura in plastilina, ad esempio,rientra nell’ambitodi quella serie di “oggetti di scena” che contraddistinguono la pratica di Kipras. Ogni singolo elemento della mostra può essere inteso come parte integrante del tutto, ma anche nella sua unicità. Sono simboli, che vanno a tessere il lungoviaggio del giovane artista disegnandola sua personalissima mappa dell’Europa contemporanea.
Questo progetto è stato reso possibile grazie al supporto del:
Lithuanian Culture Institute, Vilnius
Si desidera ringraziare inoltre Julija Reklaité, addetta culturale de L'ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italianae ŪlaTurnau, curatrice del CAC di Vilnius.
SPACES|NON SPACES pensato per gli spazi della galleria prende come spunto il pensiero largamente diffuso sui nonluoghi definiti da Marc Augé, per scardinarne e analizzarne la definizione che diede l’antropologo, all’alba di una nuova società, nel 1992. Quegli spazi senza tempo né storia, possono invece creare, nelle nuove generazioni, dei luoghi dove perdersi e ritrovarsi al contempo. In una città come Roma, caratterizzata dalla storia e dal tempo, i nonluoghi spalancano dei varchi in cui lo spazio, non più suddiviso in frontiere, si apre a nuove esperienze condivise. Il nonluogo diventa così elemento positivo da contrapporre all’idea di appartenenza legata alle proprie radici, in cui il vuoto, lasciato dalla nuova società globale, non crea solo spazi alienati, ma ambienti in cui riconoscersi e creare nuove fasi di progettazione e evoluzione.
KiprasDubauskas (Vilnius, 1988) si è diplomato nel 2010 all’Accademia di Belle Arti di Vilnius e nel 2012-13 alla Royal Academy of Fine Arts, Ghent, MA program.La sua ricerca, attraverso la scultura e il video, opera al confine tra il sistema sociale e la psico-geografia andando a comporreuna propria visione della città intesa come spazio urbano ma anche nella sua totalità socio-culturale. E’ stato il fondatore dell’iniziativa Artist Run “Artkor Project Space” 2006-2010, Vilnius. Selezionemostre: “Riga Art Space”, Riga, 2008, “European Constitution-what creates Europe?”, Katowice Art Biennal, 2009; “Leaps and loops”, CAC, Centre for Contemporary Art, Vilnius, 2009; “Bureau of Psychogeography” ostrapersonale, “Attent” Rotterdam, 2012; Wild Horses and Trojan Dreams”, al Marres, Centre for Contemporary Culture, Maastricht, 2013; “Voveraitė”, CAC Centre for Contemporary Art, Vilnius, 2015; XII Baltic Triennial, Vilnius, 2015; “Word’s aren’t the thing”, CAC Centre for Contemporary Art, Vilnius, Lithuania 2015; “A million lines”, BunkierSztukiContemporary Art Gallery, Krakow, Poland 2015.
Take as Much as You Can Carry è un progetto site specific che ruota attorno all’omonimo film girato in 16 mm da Kipras Dubauskas tra la Polonia e la Lituania. Perno centrale dell’esposizione è un grande tubo, generalmente in uso per le condutture dell’acqua,che lega l’esterno e l’interno della galleria. L’artista unisce idealmente due universi distanti: “Nella mia pratica artistica scelgo spesso aree suburbane. Per me questi spazi e i relativi abitanti conservano un proprio tempo e un proprio ordine, cercando di far emergere importanti questioni sociali non ancora risolte”.
I punti di vista sono molteplici e contrastanti: la galleriaper l’artista è uno spazio sicuro, mentre la realtà rappresentata nel video è collegata all’ambiente poco rassicurante delle periferie. Nel video due personaggi si aggirano in ambienti scuri e logori e la parte centrale del film, unico spezzone girato in animazione, attiva un legame non solo con le due città Vilnius e Cracovia, ma anche con l’esterno della galleria.Infatti, un motorino con targa lituana è posizionato direttamente sulla strada, di fronte alla finestra ovale di Ex Elettrofonica. Lo scooter rappresenta il “monumento” o “l’anti-monumento” che l’artista dedica alla nostra città. Durante i 40 giorni della mostra, le parti più importanti della moto scompariranno, alla fine rimarrà esclusivamente la scocca. I pezzi saranno presi come merce di scambio da unindividuoin cambio di un certificato di autenticità fornito dall’artista. Lo scambio dei beni, anche se di valore intrinseco non fondamentale, è uno dei modi più universali per creare relazioni umane. Il dono, oil baratto, diventa, secondo l’antropologo Marcel Mauss, un fatto sociale totalizzante, vale a dire un aspetto specifico di una cultura che è in relazione con tutti gli altri, è possibile così, secondo la sua analisi, leggere per estensione le diverse componenti della società. Per Kipras Dubauskas è una maniera per entrare in contatto con la realtà di una metropoli come Roma e tracciare una propria visione cercando di unirne gli aspetti più dissonanti.
Gli altri elementi che completano l’intera mostra, alcune piccole sculture e diversi disegni, si percepisconocomemolteplici prospettive derivanti da un’unicavisione.Una scultura in plastilina, ad esempio,rientra nell’ambitodi quella serie di “oggetti di scena” che contraddistinguono la pratica di Kipras. Ogni singolo elemento della mostra può essere inteso come parte integrante del tutto, ma anche nella sua unicità. Sono simboli, che vanno a tessere il lungoviaggio del giovane artista disegnandola sua personalissima mappa dell’Europa contemporanea.
Questo progetto è stato reso possibile grazie al supporto del:
Lithuanian Culture Institute, Vilnius
Si desidera ringraziare inoltre Julija Reklaité, addetta culturale de L'ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italianae ŪlaTurnau, curatrice del CAC di Vilnius.
SPACES|NON SPACES pensato per gli spazi della galleria prende come spunto il pensiero largamente diffuso sui nonluoghi definiti da Marc Augé, per scardinarne e analizzarne la definizione che diede l’antropologo, all’alba di una nuova società, nel 1992. Quegli spazi senza tempo né storia, possono invece creare, nelle nuove generazioni, dei luoghi dove perdersi e ritrovarsi al contempo. In una città come Roma, caratterizzata dalla storia e dal tempo, i nonluoghi spalancano dei varchi in cui lo spazio, non più suddiviso in frontiere, si apre a nuove esperienze condivise. Il nonluogo diventa così elemento positivo da contrapporre all’idea di appartenenza legata alle proprie radici, in cui il vuoto, lasciato dalla nuova società globale, non crea solo spazi alienati, ma ambienti in cui riconoscersi e creare nuove fasi di progettazione e evoluzione.
KiprasDubauskas (Vilnius, 1988) si è diplomato nel 2010 all’Accademia di Belle Arti di Vilnius e nel 2012-13 alla Royal Academy of Fine Arts, Ghent, MA program.La sua ricerca, attraverso la scultura e il video, opera al confine tra il sistema sociale e la psico-geografia andando a comporreuna propria visione della città intesa come spazio urbano ma anche nella sua totalità socio-culturale. E’ stato il fondatore dell’iniziativa Artist Run “Artkor Project Space” 2006-2010, Vilnius. Selezionemostre: “Riga Art Space”, Riga, 2008, “European Constitution-what creates Europe?”, Katowice Art Biennal, 2009; “Leaps and loops”, CAC, Centre for Contemporary Art, Vilnius, 2009; “Bureau of Psychogeography” ostrapersonale, “Attent” Rotterdam, 2012; Wild Horses and Trojan Dreams”, al Marres, Centre for Contemporary Culture, Maastricht, 2013; “Voveraitė”, CAC Centre for Contemporary Art, Vilnius, 2015; XII Baltic Triennial, Vilnius, 2015; “Word’s aren’t the thing”, CAC Centre for Contemporary Art, Vilnius, Lithuania 2015; “A million lines”, BunkierSztukiContemporary Art Gallery, Krakow, Poland 2015.
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