Jose' Yaque 'Scavare'
Scavare - questo è il titolo della personale che concepisce per San Gimignano - è la prima mostra che l’artista realizza in Italia. José Yaque si confronta con la peculiarità degli spazi della galleria realizzando due opere site specific e presentando una serie di dipinti inediti.
L’intimo legame che per José Yaque tiene insieme arte e vita permette all’artista di stabilire un collegamento continuo tra arte, individuo e natura. La sua opera è il racconto di una visione: quella dell’incontro tra l’uomo e l’universo.
I quadri che l’artista presenta all’Arco dei Becci sono come grandi finestre aperte su un paesaggio; materici, vibranti, sono roccia fusa che si attacca alla tela e acquisisce nuova forma. La forza e la sensualità della tecnica pittorica che Yaque utilizza per realizzare i suoi dipinti potrebbe essere paragonata alla pittura gestuale; in realtà l’artista entra in una nuova forma dialettica con la tela vuota, mettendo in atto una sorta di azione performativa che non si manifesta come parte del lavoro ma che certamente è determinante nel risultato. José Yaque usa esclusivamente le mani per mescolare i colori e per stenderli sulla tela. Scava per arrivare alla fonte, per trovare la fonte della vita raggiungendo una trasposizione sensoriale che si trasmette sulle tele con un processo metodico, quasi rituale. I colori si fondono, creano linee discontinue, formano un magma che viene nuovamente trasformato quando l’artista avvolge i quadri con una pellicola di plastica. Terminato il processo di essiccazione, rimuove lo strato protettivo e il risultato è una pittura erosa, la plastica esercita sulla tela lo stesso effetto che vento e acqua esercitano sulla superficie terrestre.
Parlando del titolo della mostra, Scavare, Yaque afferma: “Ho in mente questo titolo da parecchio tempo. Scavare, nel senso di far emergere ciò che è occulto, celato, è un’espressione che definisce in questo momento il mio processo creativo o le cose che mi interessano in questo processo”. L’artista interviene nel giardino della galleria con un’istallazione che dialoga idealmente con l’altra opera site specific che realizza all’interno del cinema-teatro, nello spazio torre. L’elemento poetico e simbolico che mette in atto il passaggio tra dentro e fuori è la finestra. “Penso che l’installazione di una finestra aperta sul suolo rappresenti la necessità di portar fuori qualcosa da un luogo nascosto. In quest’ottica vedo anche tutte le altre opere che ho scelto di presentare a questa mostra. Anche da un punto di vista più ampio, la mia pratica artistica è un tentativo di rispondere ad una chiamata, che sta sempre alla base del mio operare. Ad esempio, in questo momento l’invito che mi ha rivolto Galleria Continua è come un appello, una chiamata che proviene da ciò che non conosco. La galleria è come una finestra aperta che mi permette di entrare in contatto con la terra ma anche di abbandonare ciò che è nascosto per uscire fuori”.
L’intimo legame che per José Yaque tiene insieme arte e vita permette all’artista di stabilire un collegamento continuo tra arte, individuo e natura. La sua opera è il racconto di una visione: quella dell’incontro tra l’uomo e l’universo.
I quadri che l’artista presenta all’Arco dei Becci sono come grandi finestre aperte su un paesaggio; materici, vibranti, sono roccia fusa che si attacca alla tela e acquisisce nuova forma. La forza e la sensualità della tecnica pittorica che Yaque utilizza per realizzare i suoi dipinti potrebbe essere paragonata alla pittura gestuale; in realtà l’artista entra in una nuova forma dialettica con la tela vuota, mettendo in atto una sorta di azione performativa che non si manifesta come parte del lavoro ma che certamente è determinante nel risultato. José Yaque usa esclusivamente le mani per mescolare i colori e per stenderli sulla tela. Scava per arrivare alla fonte, per trovare la fonte della vita raggiungendo una trasposizione sensoriale che si trasmette sulle tele con un processo metodico, quasi rituale. I colori si fondono, creano linee discontinue, formano un magma che viene nuovamente trasformato quando l’artista avvolge i quadri con una pellicola di plastica. Terminato il processo di essiccazione, rimuove lo strato protettivo e il risultato è una pittura erosa, la plastica esercita sulla tela lo stesso effetto che vento e acqua esercitano sulla superficie terrestre.
Parlando del titolo della mostra, Scavare, Yaque afferma: “Ho in mente questo titolo da parecchio tempo. Scavare, nel senso di far emergere ciò che è occulto, celato, è un’espressione che definisce in questo momento il mio processo creativo o le cose che mi interessano in questo processo”. L’artista interviene nel giardino della galleria con un’istallazione che dialoga idealmente con l’altra opera site specific che realizza all’interno del cinema-teatro, nello spazio torre. L’elemento poetico e simbolico che mette in atto il passaggio tra dentro e fuori è la finestra. “Penso che l’installazione di una finestra aperta sul suolo rappresenti la necessità di portar fuori qualcosa da un luogo nascosto. In quest’ottica vedo anche tutte le altre opere che ho scelto di presentare a questa mostra. Anche da un punto di vista più ampio, la mia pratica artistica è un tentativo di rispondere ad una chiamata, che sta sempre alla base del mio operare. Ad esempio, in questo momento l’invito che mi ha rivolto Galleria Continua è come un appello, una chiamata che proviene da ciò che non conosco. La galleria è come una finestra aperta che mi permette di entrare in contatto con la terra ma anche di abbandonare ciò che è nascosto per uscire fuori”.
Luoghi
www.galleriacontinua.com 0577 943134 0577 940484
Orario: lunedì al sabato 10-13 / 14-19 e su appuntamento.