José Ortega: viaggio a Maratea
A cura di: Cobucci, Iannone, Longobardi e Persico
Un artista dentro la vita
All’ombra del Monte Bulgheria si incrociano i segni, gli umori e le energie che hanno catturato l’artista armato d’arte, già potente nel linguaggio e segnato dalla durezza della lotta di libertà intrapresa in patria.
Ripetere il viaggio nel tempo e nello spazio attraversati dal poeta, artista, comunista militante, ed esule del Franchismo, in occasione del Capodanno a Maratea organizzato dalla RAI, significa scegliere di fare un’esperienza complementare allo svago, di apprendimento e di emozioni.
Matera-Maratea- Bosco (S. Giovanni a Piro) sono i luoghi che raccontano di un periodo dove la stanzialità creativa (Casa a Bosco), (Atelier e casa a Matera ed incontri d’arte a Maratea) serviva all’artista per ritrovarsi in luoghi che parlavano, in termini di paesaggio ed umanità fragile, lo stesso linguaggio della Spagna.
E’ con Bosco e i suoi abitanti che c’è l’identificazione di un luogo fecondo al suo bisogno di alimentarsi, di assimilare frammenti di umanità a lui familiare per trasformarla nell’alfabeto universale del suo segno, delle sue forme dei suoi simboli e dei suoi limpidi colori.
L’uomo, umori ancestrali e stratificazione arcaiche di arte, vita e dolore segnano fortemente la sua esperienza che trova nei luoghi la scena del suo fare arte.
Quindi Bosco si connette a Matera città materna e delle origini, laboratorio di antiche manualità dove la forza espressiva trova ulteriore linfa nei materiali del luogo, cartapeste, gessi, crete, terre colorate che creano vita e luce a componimenti solenni restituendo voce a eventi epici o a drammi di potere o sopraffazione e parimenti a gesti semplici di quotidiana fatica umana.
Ortega segna con il suo lavoro, da costa a costa, un itinerario che percorre una dorsale culturale che ha attraversato il tempo della storia creando miti e lasciando cicatrici sulle quali oggi è possibile innestare visioni di futuro.
In questi luoghi egli poteva confermare la sua volontà di rimanere artista spagnolo, della Spagna oppressa che chiedeva libertà come occasione della nuova storia europea sebbene questa fosse ancora incapace di esprimere una civiltà plurale ed inclusiva.
In questi luoghi pieni di energia incontra amicizia e ospitalità, conforto e reciprocità, gli è facile riconoscere in Corbucci l’amico ed il medico che rinnovando il giuramento di Ippocrate si impegnerà prima e dopo per “sottrarre all’oblio” i segni di un lavoro d’artista, site specific, che rappresenta oggi per il territorio un valore aggiunto localizzato inestimabile e concorrente a dare voce ai quattro riconoscimenti Unesco del Territorio dell’Area Vasta estesa dalla Campania alla Basilicata.
Rifare il viaggio significa, allora, proteggersi dalla negligenza unilaterale della percezione del tempo e dello spazio facendosi aiutare da altri occhi per illuminare visioni non percepite e non interiorizzate.
Nel viaggio si moltiplicheranno gli incontri con gli “originali Multipli“ visibili sia a Matera che a Bosco ed in via eccezionale a Maratea fino a riconoscere il perché la sociologia francese nel cogliere le lievi differenze parla di “ tecniche multiple pre-industriali, esaltando gli incontri di Ortega con gli artigiani dei luoghi.
Questo scambio di energie si rinnova nel viaggio da Ortega ad Ortega fino a godere della propria stanzialità temporanea a Maratea, Matera e Bosco perché finalmente il racconto delle opere è percepito come ecologia della mente che riconnette passato, presente e futuro conducendoci al cerchio di apprendimento desiderato come nuova enciclopedia in consultazione.
Il viaggiatore ed il suo apprendere ad apprendere possono diventare il racconto contemporaneo da vivere a Matera o in casa Ortega a Bosco dove la presenza dell’artista è percepita come vitalità del genius loci contemporaneo
Le parole di Ortega raccolte nel bel libro di Cobucci diventano teatro di considerazioni profonde sull’arte e sull’uomo che non possono essere “estranei al loro tempo”
Riappare il marxista che sa guardare al sacro fino a mettere in relazione “ I Segatores della Spagna “ con “I contadini del Cilento”.
Morte e Nascita degli Innocenti diventano oggi “non altre” immagini dei conflitti odierni.
(Ortega +/- Dùrer).
La casa diventa archivio, atlante della memoria, nel linguaggio di Aby Warburg, da sviluppare e connettere, come la Montagna del Bulgheria è connessa alle fughe da Oriente.
A Bosco più che in altri luoghi e fino alla morte avvenuta in Francia c’era e c’è la voglia di Ortega di seminare impollinazioni d’arte accanto ai semi naturali che con gli amici del luogo vedeva rinascere ogni anno in attesa di una vitalità generatrice di nuove società liberate in altri luoghi.
Ecco Casa Ortega a Matera, Casa Ortega ed il Museo Ortega a Bosco e la Galleria DNAmarateacontemporanea si fanno riconoscere come città contemporanea orientata dai valori del quarto paesaggio dove anche la natura ha soggettività multipla( già riconosciuta dall’Unesco con Stelle Multiple) espressione di una democrazia espressiva ancora non vitale nelle società definite democratiche a scala variabile.
All’ombra del Monte Bulgheria si incrociano i segni, gli umori e le energie che hanno catturato l’artista armato d’arte, già potente nel linguaggio e segnato dalla durezza della lotta di libertà intrapresa in patria.
Ripetere il viaggio nel tempo e nello spazio attraversati dal poeta, artista, comunista militante, ed esule del Franchismo, in occasione del Capodanno a Maratea organizzato dalla RAI, significa scegliere di fare un’esperienza complementare allo svago, di apprendimento e di emozioni.
Matera-Maratea- Bosco (S. Giovanni a Piro) sono i luoghi che raccontano di un periodo dove la stanzialità creativa (Casa a Bosco), (Atelier e casa a Matera ed incontri d’arte a Maratea) serviva all’artista per ritrovarsi in luoghi che parlavano, in termini di paesaggio ed umanità fragile, lo stesso linguaggio della Spagna.
E’ con Bosco e i suoi abitanti che c’è l’identificazione di un luogo fecondo al suo bisogno di alimentarsi, di assimilare frammenti di umanità a lui familiare per trasformarla nell’alfabeto universale del suo segno, delle sue forme dei suoi simboli e dei suoi limpidi colori.
L’uomo, umori ancestrali e stratificazione arcaiche di arte, vita e dolore segnano fortemente la sua esperienza che trova nei luoghi la scena del suo fare arte.
Quindi Bosco si connette a Matera città materna e delle origini, laboratorio di antiche manualità dove la forza espressiva trova ulteriore linfa nei materiali del luogo, cartapeste, gessi, crete, terre colorate che creano vita e luce a componimenti solenni restituendo voce a eventi epici o a drammi di potere o sopraffazione e parimenti a gesti semplici di quotidiana fatica umana.
Ortega segna con il suo lavoro, da costa a costa, un itinerario che percorre una dorsale culturale che ha attraversato il tempo della storia creando miti e lasciando cicatrici sulle quali oggi è possibile innestare visioni di futuro.
In questi luoghi egli poteva confermare la sua volontà di rimanere artista spagnolo, della Spagna oppressa che chiedeva libertà come occasione della nuova storia europea sebbene questa fosse ancora incapace di esprimere una civiltà plurale ed inclusiva.
In questi luoghi pieni di energia incontra amicizia e ospitalità, conforto e reciprocità, gli è facile riconoscere in Corbucci l’amico ed il medico che rinnovando il giuramento di Ippocrate si impegnerà prima e dopo per “sottrarre all’oblio” i segni di un lavoro d’artista, site specific, che rappresenta oggi per il territorio un valore aggiunto localizzato inestimabile e concorrente a dare voce ai quattro riconoscimenti Unesco del Territorio dell’Area Vasta estesa dalla Campania alla Basilicata.
Rifare il viaggio significa, allora, proteggersi dalla negligenza unilaterale della percezione del tempo e dello spazio facendosi aiutare da altri occhi per illuminare visioni non percepite e non interiorizzate.
Nel viaggio si moltiplicheranno gli incontri con gli “originali Multipli“ visibili sia a Matera che a Bosco ed in via eccezionale a Maratea fino a riconoscere il perché la sociologia francese nel cogliere le lievi differenze parla di “ tecniche multiple pre-industriali, esaltando gli incontri di Ortega con gli artigiani dei luoghi.
Questo scambio di energie si rinnova nel viaggio da Ortega ad Ortega fino a godere della propria stanzialità temporanea a Maratea, Matera e Bosco perché finalmente il racconto delle opere è percepito come ecologia della mente che riconnette passato, presente e futuro conducendoci al cerchio di apprendimento desiderato come nuova enciclopedia in consultazione.
Il viaggiatore ed il suo apprendere ad apprendere possono diventare il racconto contemporaneo da vivere a Matera o in casa Ortega a Bosco dove la presenza dell’artista è percepita come vitalità del genius loci contemporaneo
Le parole di Ortega raccolte nel bel libro di Cobucci diventano teatro di considerazioni profonde sull’arte e sull’uomo che non possono essere “estranei al loro tempo”
Riappare il marxista che sa guardare al sacro fino a mettere in relazione “ I Segatores della Spagna “ con “I contadini del Cilento”.
Morte e Nascita degli Innocenti diventano oggi “non altre” immagini dei conflitti odierni.
(Ortega +/- Dùrer).
La casa diventa archivio, atlante della memoria, nel linguaggio di Aby Warburg, da sviluppare e connettere, come la Montagna del Bulgheria è connessa alle fughe da Oriente.
A Bosco più che in altri luoghi e fino alla morte avvenuta in Francia c’era e c’è la voglia di Ortega di seminare impollinazioni d’arte accanto ai semi naturali che con gli amici del luogo vedeva rinascere ogni anno in attesa di una vitalità generatrice di nuove società liberate in altri luoghi.
Ecco Casa Ortega a Matera, Casa Ortega ed il Museo Ortega a Bosco e la Galleria DNAmarateacontemporanea si fanno riconoscere come città contemporanea orientata dai valori del quarto paesaggio dove anche la natura ha soggettività multipla( già riconosciuta dall’Unesco con Stelle Multiple) espressione di una democrazia espressiva ancora non vitale nelle società definite democratiche a scala variabile.
Luoghi
330685875