Jens Einhorn. Eletric Eyes
Loro erano in sei e noi solo due. Ho capito immediatamente che avremmo perso la battaglia. Ma eravamo già sopra di loro. Un ammasso di respiro, sangue e sabbia. Il mio cuore un battito nelle tempie. Un barlume. Senza tempo. Irriguardoso. Secondi di eternità. La fine infinita e ciononostante la mia giacca dovrebbe essere da qualche parte qui intorno.
I lavori di Jens Einhorn sembrano alimentare uno scenario da fine del mondo. Le immagini della serie Too Much Future e The Endless End trasmettono la sensazione della calma dopo un disastro oltre ogni aspettativa. Sembra che siano stati sbattacchiati furiosamente da tempeste e nubi di fumo solo per stabilirsi di nuovo, solo grazie alla loro chiarezza formale. Einhorn fa sì che si provi un certo piacere in questa presunta distruzione con l’utilizzo, in questa serie, di vivaci colori. Il caos lentamente si trasforma in armonia. La lettera E che si ritrova in alcune immagini rappresenta una volta di più la lotta che si percepisce in ogni pezzo. Può voler dire sia “The End”- la fine – che l’Eternità, tutti nuovi inizi nel circolo infinito. L’etichetta segna anche il completamento del processo di lavoro per l’artista, l’ultimo atto gestuale sull’immagine. Come i battiti musicali le immagini, frammenti di pixel, operano all’interno di una nebbia delicata permeata di luce colorata. Cultura giovanile e musica rappresentano una cornice importante per le opere di Einhorn e spesso le si ritrova come impressioni galleggianti audio-visive.
La lettera E può dunque stare anche per elettronica o estasi o per entrambi. La musica elettronica è anche spesso correlata alla nozione di post-apocalittico. Ha rappresentato un mezzo di espressione di critica sociale per molti artisti che hanno elaborato visioni distopiche del futuro, processandole in una nuova tecnologia.
Jens Einhorm è nato nell’ex Repubblica Democratica Tedesca ed è dunque molto influenzato dagli avvenimenti socio-politici degli anni ’90 quando la musica giocava un importante ruolo per un giovane artista, come primario strumento di espressione. Egli suonò in band punk a partire dalla metà degli anni ’90, per poi intraprendere la sua strada nelle arti visive grazie alla fotografia e alla musica. Jens ha studiato fotografia a Leipzig e scultura e new media con Astrid Klein, e si è concentrato più sulla pittura con un master con Tal R all’Accademia di Düsseldorf per concentrarsi più sulla pittura.
Il metodo mash-up di Einhorn, che fa uso di tessuto, pigmenti, colla e colori, regala una caratteristica di “oggetto” alle proprie immagini rendendo sorprendente la loro presenza nello spazio. La struttura stessa di quei minuscoli elementi visivi li rende simili a dipinti astratti o simil digitali. La mostra segna un importante punto di partenza per la carriera dell’artista, per la prima volta in Italia, presentando una serie di nuovi dipinti che sono il corpo principale delle opere più recenti di Einhorn.
I lavori di Jens Einhorn sembrano alimentare uno scenario da fine del mondo. Le immagini della serie Too Much Future e The Endless End trasmettono la sensazione della calma dopo un disastro oltre ogni aspettativa. Sembra che siano stati sbattacchiati furiosamente da tempeste e nubi di fumo solo per stabilirsi di nuovo, solo grazie alla loro chiarezza formale. Einhorn fa sì che si provi un certo piacere in questa presunta distruzione con l’utilizzo, in questa serie, di vivaci colori. Il caos lentamente si trasforma in armonia. La lettera E che si ritrova in alcune immagini rappresenta una volta di più la lotta che si percepisce in ogni pezzo. Può voler dire sia “The End”- la fine – che l’Eternità, tutti nuovi inizi nel circolo infinito. L’etichetta segna anche il completamento del processo di lavoro per l’artista, l’ultimo atto gestuale sull’immagine. Come i battiti musicali le immagini, frammenti di pixel, operano all’interno di una nebbia delicata permeata di luce colorata. Cultura giovanile e musica rappresentano una cornice importante per le opere di Einhorn e spesso le si ritrova come impressioni galleggianti audio-visive.
La lettera E può dunque stare anche per elettronica o estasi o per entrambi. La musica elettronica è anche spesso correlata alla nozione di post-apocalittico. Ha rappresentato un mezzo di espressione di critica sociale per molti artisti che hanno elaborato visioni distopiche del futuro, processandole in una nuova tecnologia.
Jens Einhorm è nato nell’ex Repubblica Democratica Tedesca ed è dunque molto influenzato dagli avvenimenti socio-politici degli anni ’90 quando la musica giocava un importante ruolo per un giovane artista, come primario strumento di espressione. Egli suonò in band punk a partire dalla metà degli anni ’90, per poi intraprendere la sua strada nelle arti visive grazie alla fotografia e alla musica. Jens ha studiato fotografia a Leipzig e scultura e new media con Astrid Klein, e si è concentrato più sulla pittura con un master con Tal R all’Accademia di Düsseldorf per concentrarsi più sulla pittura.
Il metodo mash-up di Einhorn, che fa uso di tessuto, pigmenti, colla e colori, regala una caratteristica di “oggetto” alle proprie immagini rendendo sorprendente la loro presenza nello spazio. La struttura stessa di quei minuscoli elementi visivi li rende simili a dipinti astratti o simil digitali. La mostra segna un importante punto di partenza per la carriera dell’artista, per la prima volta in Italia, presentando una serie di nuovi dipinti che sono il corpo principale delle opere più recenti di Einhorn.
Luoghi
www.lucegallery.com 39 011 8141011
Orario: dal Mercoledi' al Sabato 15.30-19.30