Jane Mc Adam Freud. On identity
A cura di: Testi di Conti e Nicola Davide Angerame
L’esposizione personale di Jane McAdam Freud comprende una serie di sculture, fotografie e lavori su carta, alcuni dei quali inediti ed esposti per la prima volta.
Attraverso le sue opere l'artista inglese, figlia del grande pittore Lucian Freud e bisnipote di Sigmund Freud, costruisce la ricerca della propria identità e riflette sul rapporto con le proprie radici culturali e parentali, in special modo nei confronti del padre e del bisnonno.
Un rapporto che si rivela difficile fin dall’infanzia, quando Jane vede la relazione col ramo paterno frantumarsi inaspettatamente a causa della brusca separazione dei suoi genitori, Katherine McAdam e Lucian Freud.
Per ventitre anni, Jane non vede il padre Lucian - che si va affermando come uno dei massimi pittori inglesi contemporanei - e anche il rapporto col bisnonno Sigmund, padre della psicanalisi, le viene « precluso » dalla ferma volontà della madre di elidere il cognome Freud dai nomi dei suoi quattro figli, rimuovendo così la presenza dell’ identità paterna che Jane riscoprirà solo dopo essersi affermata come artista, precisamente a partire dal premio Freedom of the City of London che riceve nel 1991.
Artista poliedrica, Jane ama spaziare nei diversi media. In Us è il volto dell’amato Lucian ad essere il suo riferimento essenziale: usa in modo magistrale la tecnica del collage inserendo il proprio volto dentro quello del padre. Le due immagini, dalla somiglianza sorprendente, si fondono in una nuova identità, in un desiderio di appropriazione della figura paterna che nasce dall’angoscia dell’abbandono.
a somiglianza emerge prepotentemente anche nella recente serie di sculture in metallo con i due profili del padre e dell’artista stessa a confrontarsi come in uno specchio.
Viana Conti scrive nel testo critico in catalogo: “ L’evento espositivo risponde ad una selezione di opere sottesa alla tematica dell’identità, richiamata anche nel titolo On Identity, scelta da Giovanni Battista Martini. Una scelta che orienta, necessariamente, ma anche ampiamente e senza particolari preclusioni, il campo di lettura nonché gli strumenti di analisi critica. Negli effetti di rispecchiamento, di presa di distanza, a partire dalla complessa costellazione familiare, affiorano e prendono evidenza formale e virtuale le figure dell’identità e dell’alterità, della somiglianza, del doppio, del frammento, della copia speculare, della memoria, del dispositivo di appropriazione, del percorso di individuazione e di appartenenza genealogica, psicologica, sociale, culturale, artistica. “
Attraverso le sue opere l'artista inglese, figlia del grande pittore Lucian Freud e bisnipote di Sigmund Freud, costruisce la ricerca della propria identità e riflette sul rapporto con le proprie radici culturali e parentali, in special modo nei confronti del padre e del bisnonno.
Un rapporto che si rivela difficile fin dall’infanzia, quando Jane vede la relazione col ramo paterno frantumarsi inaspettatamente a causa della brusca separazione dei suoi genitori, Katherine McAdam e Lucian Freud.
Per ventitre anni, Jane non vede il padre Lucian - che si va affermando come uno dei massimi pittori inglesi contemporanei - e anche il rapporto col bisnonno Sigmund, padre della psicanalisi, le viene « precluso » dalla ferma volontà della madre di elidere il cognome Freud dai nomi dei suoi quattro figli, rimuovendo così la presenza dell’ identità paterna che Jane riscoprirà solo dopo essersi affermata come artista, precisamente a partire dal premio Freedom of the City of London che riceve nel 1991.
Artista poliedrica, Jane ama spaziare nei diversi media. In Us è il volto dell’amato Lucian ad essere il suo riferimento essenziale: usa in modo magistrale la tecnica del collage inserendo il proprio volto dentro quello del padre. Le due immagini, dalla somiglianza sorprendente, si fondono in una nuova identità, in un desiderio di appropriazione della figura paterna che nasce dall’angoscia dell’abbandono.
a somiglianza emerge prepotentemente anche nella recente serie di sculture in metallo con i due profili del padre e dell’artista stessa a confrontarsi come in uno specchio.
Viana Conti scrive nel testo critico in catalogo: “ L’evento espositivo risponde ad una selezione di opere sottesa alla tematica dell’identità, richiamata anche nel titolo On Identity, scelta da Giovanni Battista Martini. Una scelta che orienta, necessariamente, ma anche ampiamente e senza particolari preclusioni, il campo di lettura nonché gli strumenti di analisi critica. Negli effetti di rispecchiamento, di presa di distanza, a partire dalla complessa costellazione familiare, affiorano e prendono evidenza formale e virtuale le figure dell’identità e dell’alterità, della somiglianza, del doppio, del frammento, della copia speculare, della memoria, del dispositivo di appropriazione, del percorso di individuazione e di appartenenza genealogica, psicologica, sociale, culturale, artistica. “
Luoghi
www.martini-ronchetti.com 010586962 010583375
da martedì a sabato 16.00-19,30. Mattino su appuntamento