Irene Fenara "Hey There, Tiger!"
Per l'occasione, Irene presenta un progetto inedito che crea un parallelismo tra il mondo naturale e la produzione di immagini. La ricerca dell'artista nasce infatti dall'osservazione che nel mondo esistono più immagini che rappresentano tigri che tigri viventi. Nel nostro immaginario le tigri sono molto comuni e sembrano essere ovunque: nei loghi delle case di moda, sulle scatole di cereali, sulle magliette…, ma in natura ne rimangono solamente tremila esemplari. Lavorando con un algoritmo generativo, al quale vengono consegnate tremila immagini di tigri, Irene ha creato grandi nuovi animali e nuove specie, che mantengono alla fine solo alcune caratteristiche dell’animale originale. Per imparare a riconoscere e riprodurre, infatti, un algoritmo avrebbe bisogno di milioni di immagini, proponendogliene un numero minore i risultati si allontanano dal reale.
Le immagini generate vengono tradotte in una serie di arazzi realizzati in India, sottolineando l'affinità tra il modo in cui lavorano tessitura e algoritmo, in quanto la trama e l’ordito del tessuto si muovono in maniera analoga alle stringhe di codice del programma.
Accanto agli arazzi, completano la mostra alcune fotografie, nerissime e inquietanti, di tigri colte in paesaggi notturni, immagini “rubate” da videocamere trap (che si attivano con il movimento) nelle foreste e giungle. “Il progetto di Fenara ci mostra la natura di una star felina che, accecata dai riflettori digitali, si fa presenza fantasmatica: privata della sua immagine riconoscibile, mutevole nella forma e collocata tra l’oggi e l’altrove, nell’apparire rarefatta perde consistenza, ma al tempo stesso si riafferma. […] Attraverso tappeti dai colori intensi e fotografie in bianco e nero, Three Thousand Tigers sembra comunicare la necessità, oggi latente, di un’integrazione quanto più inclusiva tra dato digitale e condizione naturale. “Che peccato non essere una tigre”, fantastica lo scrittore Jorge Luis Borges in un pomeriggio passato insieme al Alberto Manguel, collega argentino e autore del memoir Con Borges. Trasognati, non vediamo più la tigre reale, ma la sensazione che la sua fisicità ci lascia.” (Irene Sofia Comi)