Ignazio Mortellaro. Apar
A cura di: Valentina Bruschi
Il progetto “ ‘Apar” nasce per presentare una selezione di opere di Ignazio Mortellaro – per la sua prima personale a Palermo – alla maniera di un atlante tridimensionale, ricreato nello spazio della galleria e suddiviso in una serie di sezioni all’interno delle quali sono state allestite le opere. I diversi capitoli di tale atlante, pur mantenendo un dialogo continuo gli uni con gli altri, hanno dei titoli evocativi, alcuni dei quali già utilizzati dall’artista per i suoi lavori: Strumenti, Oggetti Oscuri del Profondo Spazio, Lune, Stelle e Costellazioni, Terra e Soli. Il rimando è sempre continuo tra le diverse opere, perché il disegno generale è quello di una cosmogonia, dove tutto è in divenire e le ultime opere realizzate dall’artista - le macchie solari rappresentate in “Perfectibilité” - in realtà potrebbero sembrare isole sperdute nel mare e aprire un abisso continuo di richiamo, un gioco infinito di mise en abîme.
Questa idea è nata riconsiderando il corpus di lavori realizzato negli ultimi anni da Ignazio Mortellaro, con l’intento di organizzarli secondo una mappatura personale e presentarli al pubblico come un ciclo narrativo che attraversa la produzione dell’artista dal 2010 ad oggi. Una geografia che delimita un territorio, ma anche una bussola che indirizza l’artista all’interno del suo stesso percorso di ricerca.
In mostra oltre trenta opere nelle quali il metodo scientifico di Ignazio Mortellaro attraversa i media più diversi, dalla scultura all’installazione, dalla fotografia al video e si esplica in una pratica poliedrica che assume varie forme, prediligendo sempre materiali quali cemento, metallo, vetro, carta e i due colori per eccellenza, il bianco e il nero. Inoltre, una selezione di vinili di musica elettronica, disegnati dall’artista con l’etichetta Oblivious Artefacts, saranno a disposizione per l’ascolto per tutta la durata dell’esposizione.
Il percorso circolare inizia con calibri e compassi, objets-trouves ricomposti dall’artista nell’armonia geometrica dell’opera d’arte. Alcuni di essi, già dal titolo, rivelano l’ambiguità della loro funzione di “Strumenti per il Fallimento”, dichiarando “l’impossibilità di una sintesi tra lo spazio che siamo e quello che abitiamo, nonostante la necessità quotidiana dell’esercizio di misurazione”, afferma l’artista. Al centro della sala, Sezione 1, una grande immagine fotografica in bianco e nero della Sciara di Filicudi, nella quale l’alternanza delle stratificazioni della terra testimonia la vita geologica tumultuosa dell’isola vulcanica, paradigma del comporsi insieme degli elementi primordiali.
Un’altra opera fotografica, “Vedere il vento”, scelta come immagine della mostra, è il compendio degli elementi opposti Aria e Terra e della dicotomia finito/infinito. L’immagine rimanda al titolo scelto per la personale, “‘Apar”, tratto da una lettura filologica di Giovanni Semerano del concetto chiave del filosofo greco Anassimandro, l’àpeiron, che non rimanderebbe più alla concezione filosofica dell’infinito come in Platone, in Aristotele e nella metafisica successiva, ma significa “terra”, “polvere”, “fango”, come nel semitico “’apar”. Una concezione di "appartenenza alla terra" che si ritrova in tutta una precedente tradizione culturale di origine mediorientale, presente anche nel famoso passo biblico: polvere sei e polvere ritornerai. Questa visione prossima alla ricerca di Ignazio Mortellaro e alla sua urgenza di trovare nuove direzioni prospettiche, apre territori diversi e suggerisce un movimento ciclico, come il moto delle stelle e delle maree. Un ribaltamento continuo in cui “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.
Questa idea è nata riconsiderando il corpus di lavori realizzato negli ultimi anni da Ignazio Mortellaro, con l’intento di organizzarli secondo una mappatura personale e presentarli al pubblico come un ciclo narrativo che attraversa la produzione dell’artista dal 2010 ad oggi. Una geografia che delimita un territorio, ma anche una bussola che indirizza l’artista all’interno del suo stesso percorso di ricerca.
In mostra oltre trenta opere nelle quali il metodo scientifico di Ignazio Mortellaro attraversa i media più diversi, dalla scultura all’installazione, dalla fotografia al video e si esplica in una pratica poliedrica che assume varie forme, prediligendo sempre materiali quali cemento, metallo, vetro, carta e i due colori per eccellenza, il bianco e il nero. Inoltre, una selezione di vinili di musica elettronica, disegnati dall’artista con l’etichetta Oblivious Artefacts, saranno a disposizione per l’ascolto per tutta la durata dell’esposizione.
Il percorso circolare inizia con calibri e compassi, objets-trouves ricomposti dall’artista nell’armonia geometrica dell’opera d’arte. Alcuni di essi, già dal titolo, rivelano l’ambiguità della loro funzione di “Strumenti per il Fallimento”, dichiarando “l’impossibilità di una sintesi tra lo spazio che siamo e quello che abitiamo, nonostante la necessità quotidiana dell’esercizio di misurazione”, afferma l’artista. Al centro della sala, Sezione 1, una grande immagine fotografica in bianco e nero della Sciara di Filicudi, nella quale l’alternanza delle stratificazioni della terra testimonia la vita geologica tumultuosa dell’isola vulcanica, paradigma del comporsi insieme degli elementi primordiali.
Un’altra opera fotografica, “Vedere il vento”, scelta come immagine della mostra, è il compendio degli elementi opposti Aria e Terra e della dicotomia finito/infinito. L’immagine rimanda al titolo scelto per la personale, “‘Apar”, tratto da una lettura filologica di Giovanni Semerano del concetto chiave del filosofo greco Anassimandro, l’àpeiron, che non rimanderebbe più alla concezione filosofica dell’infinito come in Platone, in Aristotele e nella metafisica successiva, ma significa “terra”, “polvere”, “fango”, come nel semitico “’apar”. Una concezione di "appartenenza alla terra" che si ritrova in tutta una precedente tradizione culturale di origine mediorientale, presente anche nel famoso passo biblico: polvere sei e polvere ritornerai. Questa visione prossima alla ricerca di Ignazio Mortellaro e alla sua urgenza di trovare nuove direzioni prospettiche, apre territori diversi e suggerisce un movimento ciclico, come il moto delle stelle e delle maree. Un ribaltamento continuo in cui “Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso”.
Luoghi
www.fpac.it 091 332482
orari: dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00 sabato dalle 10:00 alle 18:00 Ingresso libero