Ieva Petersone - Dimitri Agnello | UNO+UNO
A cura di: Testo di Michele Bonuomo
M77 Gallery presenta UNO+UNO, doppia personale inedita di Ieva Petersone (Jelgava, Lettonia, 1984) e Dimitri Agnello (Carrara, 1995), che rimarrà aperta al pubblico da martedì 27 febbraio 2018 a sabato 7 aprile 2018.
I due giovani artisti sono i protagonisti di una originale dialettica sul colore e sull’uso dei materiali che esplicita, con esiti pur diametralmente diversi, una comune ricerca creativa basata sui rimandi, sull’allusione e sull’illusione dell’immagine.
Ieva Petersone ha realizzato ad hoc per la mostra una serie di grandi tele intitolata Allegoritmica, con cui vuole restituire “impressioni” di vita quotidiana a partire dallo studio del design, fulcro creativo della sua produzione artistica.
La ricerca di Ieva Petersone prende avvio dalla struttura degli oggetti nel loro insieme, con la volontà di costruire nello spettatore una concatenazione di pensieri in grado di restituire un’impressione in cui l’oggetto singolo, o l’oggetto in quanto tale, non ha più rilevanza. Centrale diventa invece l’impulso scatenante, il gesto creativo che attraverso gli oggetti d’uso prende il sopravvento sul quotidiano, tramutandolo in straordinario.
L’occhio dell’artista gioca con lo sguardo dello spettatore, creando una dimensione di similitudini e rimandi in cui un insieme di sedie verdi rassomiglia a una foresta e le linee delle sedute ordinatamente impilate si trasformano in architetture urbane, grattacieli, fabbriche. Con la volontà di superare il singolo oggetto grazie alla creazione di una composizione ritmica, volutamente ripetitiva, l’artista gioca con sequenze di linee che si ripetono creando delle geometrie razionali animati da vivaci campiture di colore.
Petersone prosegue con questa serie la sua ricerca sul design, iniziata con grandi composizioni di arredi di interni ispirati alle riviste di settore degli anni ’60, proseguite poi con una sperimentazione sul dettaglio dell’oggetto, per tornare con Allegoritmica a concentrarsi su una rappresentazione “corale”, ma rinunciando alle composizioni formali per ricreare un nuovo universo personale, intimo e giocoso.
Dimitri Agnello espone una serie di lavori a olio su cotone, realizzati appositamente per la mostra, frutto di una ricerca durata tre anni sull’immagine e sulla sua percezione. Il tema centrale delle opere esposte è l’educazione, intesa non solo come educazione scolastica, ma anche come crescita e creazione di aspettative, rigore, imposizione, addomesticamento.
Le opere di Agnello nascono da un lungo lavoro di gestazione, una sorta di “rito” di ricerca, selezione, archiviazione e rielaborazione di materiale visivo. Agnello si riappropria di immagini che già appartengono alla memoria collettiva, provenienti da vecchie riviste, dalla storia dell’arte, dal cinema sino alla vita quotidiana, rifiutando però qualsiasi dimensione nostalgica e rivendicandone invece l’attualità. L’indagine è ricca di simbologie e si muove per assonanze, alla ricerca di composizioni o manufatti che possano ricordare qualcosa di “altro” nella forma o nella simbologia: un fluoroscopio di inizi ‘900, tra i primi macchinari di radiologia, ricorda un visore per la realtà virtuale, il sacramento dell’eucarestia si lega invece alla rappresentazione di pillole farmacologiche, mentre corpi umani visti da prospettive inedite assumono quasi le sembianze di architetture industriali.
Nella poetica creativa dell’artista, il lavoro certosino di ricerca e selezione assume importanza tale da trasformare quasi la gestazione dei suoi lavori nell’opera d’arte stessa. La scelta del cotone come supporto pittorico è direttamente ispirata dalla tradizione dell’arazzo, ricalca la volontà di raccontare storie su stoffa, scegliendo però un materiale povero, in antitesi ai materiali preziosi come la seta, l’oro e l’argento che venivano utilizzati in passato.
Con la mostra UNO+UNO, M77 Gallery riconferma la propria volontà di porre, accanto a mostre di artisti affermati, una attenzione particolare al dialogo con i giovani artisti emergenti, come nel caso della personale Moving Mountains (2015) di Robert Fekete,
La mostra sarà accompagnata da un volume con un testo di Michele Bonuomo e rimarrà aperta al pubblico da martedì 27 febbraio 2018 sino a sabato 7 aprile 2018.
I due giovani artisti sono i protagonisti di una originale dialettica sul colore e sull’uso dei materiali che esplicita, con esiti pur diametralmente diversi, una comune ricerca creativa basata sui rimandi, sull’allusione e sull’illusione dell’immagine.
Ieva Petersone ha realizzato ad hoc per la mostra una serie di grandi tele intitolata Allegoritmica, con cui vuole restituire “impressioni” di vita quotidiana a partire dallo studio del design, fulcro creativo della sua produzione artistica.
La ricerca di Ieva Petersone prende avvio dalla struttura degli oggetti nel loro insieme, con la volontà di costruire nello spettatore una concatenazione di pensieri in grado di restituire un’impressione in cui l’oggetto singolo, o l’oggetto in quanto tale, non ha più rilevanza. Centrale diventa invece l’impulso scatenante, il gesto creativo che attraverso gli oggetti d’uso prende il sopravvento sul quotidiano, tramutandolo in straordinario.
L’occhio dell’artista gioca con lo sguardo dello spettatore, creando una dimensione di similitudini e rimandi in cui un insieme di sedie verdi rassomiglia a una foresta e le linee delle sedute ordinatamente impilate si trasformano in architetture urbane, grattacieli, fabbriche. Con la volontà di superare il singolo oggetto grazie alla creazione di una composizione ritmica, volutamente ripetitiva, l’artista gioca con sequenze di linee che si ripetono creando delle geometrie razionali animati da vivaci campiture di colore.
Petersone prosegue con questa serie la sua ricerca sul design, iniziata con grandi composizioni di arredi di interni ispirati alle riviste di settore degli anni ’60, proseguite poi con una sperimentazione sul dettaglio dell’oggetto, per tornare con Allegoritmica a concentrarsi su una rappresentazione “corale”, ma rinunciando alle composizioni formali per ricreare un nuovo universo personale, intimo e giocoso.
Dimitri Agnello espone una serie di lavori a olio su cotone, realizzati appositamente per la mostra, frutto di una ricerca durata tre anni sull’immagine e sulla sua percezione. Il tema centrale delle opere esposte è l’educazione, intesa non solo come educazione scolastica, ma anche come crescita e creazione di aspettative, rigore, imposizione, addomesticamento.
Le opere di Agnello nascono da un lungo lavoro di gestazione, una sorta di “rito” di ricerca, selezione, archiviazione e rielaborazione di materiale visivo. Agnello si riappropria di immagini che già appartengono alla memoria collettiva, provenienti da vecchie riviste, dalla storia dell’arte, dal cinema sino alla vita quotidiana, rifiutando però qualsiasi dimensione nostalgica e rivendicandone invece l’attualità. L’indagine è ricca di simbologie e si muove per assonanze, alla ricerca di composizioni o manufatti che possano ricordare qualcosa di “altro” nella forma o nella simbologia: un fluoroscopio di inizi ‘900, tra i primi macchinari di radiologia, ricorda un visore per la realtà virtuale, il sacramento dell’eucarestia si lega invece alla rappresentazione di pillole farmacologiche, mentre corpi umani visti da prospettive inedite assumono quasi le sembianze di architetture industriali.
Nella poetica creativa dell’artista, il lavoro certosino di ricerca e selezione assume importanza tale da trasformare quasi la gestazione dei suoi lavori nell’opera d’arte stessa. La scelta del cotone come supporto pittorico è direttamente ispirata dalla tradizione dell’arazzo, ricalca la volontà di raccontare storie su stoffa, scegliendo però un materiale povero, in antitesi ai materiali preziosi come la seta, l’oro e l’argento che venivano utilizzati in passato.
Con la mostra UNO+UNO, M77 Gallery riconferma la propria volontà di porre, accanto a mostre di artisti affermati, una attenzione particolare al dialogo con i giovani artisti emergenti, come nel caso della personale Moving Mountains (2015) di Robert Fekete,
La mostra sarà accompagnata da un volume con un testo di Michele Bonuomo e rimarrà aperta al pubblico da martedì 27 febbraio 2018 sino a sabato 7 aprile 2018.
Luoghi
www.m77gallery.com 02 84571243 02 84571243
Orari: martedì – sabato | 11:00 – 19:00 Chiusura: lunedì