Marco Milia. Habitat
Inaugura venerdì 24 marzo alle ore 16.00 presso la sede di OCRA Officina Creativa dell'Abitare a Montalcino la mostra Habitat di Marco Milia, due grandi installazioni nei chiostri della Chiesa di Sant’Agostino.
Le opere sono caratterizzate dalla ripetizione del modulo circolare: in Come Quando le Api, la pianta esagonale della struttura – formata da diciannove cerchi, tre per lato – dà vita a una cella, elemento base di cui sono costituiti i favi, accorgimento necessario in natura per ottimizzare costruzioni e spazi. Poggiata a terra e attraversabile dallo spettatore – che, entrandovi, si sente parte di quel processo produttivo tipico delle api sociali – ci conduce nel secondo chiostro dove è esposta Nell’essere idrico, già presentata a Fermo nel 2015. Una cascata irregolare di particelle blu scende dalla copertura in vetro: pioggia o vortice, nutrimento o distruzione; acqua. L’installazione, che non ha né centro né un punto di osservazione predefinito, e che si sviluppa caoticamente toccando terra quasi nel mezzo dell’ambiente, bilancia il rigore geometrico della sala antecedente, inondando di riflessi turchesi l’intero volume. L’habitat ideale e lo sviluppo di un futuro sostenibile sono questo: equilibrio tra fenomeni atmosferici e laboriosa attività di progettazione; patto – o ritrovata intesa – tra naturale e artificiale. E non vi è luogo più significativo in cui sottolinearlo: dove l’architettura si studia, e si fa.
Con la mostra presso OCRA Marco Milia riprende il discorso, già sviluppato in precedenza, della radice del simbolo (dell’origine del linguaggio simbolico) da un lato e della ricerca sui quattro elementi dall’altro, sostituendo al quadrato delle sue città invisibili, dell’utopia, della realtà specchiata e duplicata, l’esagono, emblema di edificazione, spinta ascensionale, armonia del regno animale. Reiterando il cerchio traslucido – a significare la vita – e sfruttando il materiale a lui congeniale, il policarbonato, contrappone natura (suolo, aria e precipitazioni) e cultura attraverso una semplificazione formale fatta di accenni e giocata sui contrasti di toni, geometrie o superfici.
Marco Milia è nato a Roma nel 1976. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, alla cattedra di scultura. La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno, con cui analizza la rappresentazione e percezione dello spazio attraverso interventi site-specific, ed include l’interazione del pubblico, chiamato a fare esperienza dei suoi lavori fisicamente, sensibilmente. Nel 2007 entra a far parte della collezione permanente del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti a Firenze nelle nuove sale espositive dedicate al gioiello d’artista contemporaneo. Vive e lavora a Roma. Tra le principali esposizioni e riconoscimenti: “L’Ottavo giorno”, Sala Ottagonale del Liceo Gentileschi, Carrara, personale a cura di Luciano Massari nell’ambito delle Marble Weeks (2015); Biennale di scultura Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Padova (2015); “Crystal Time” Art Student’s League of New York, Vytlacil Artist in Residence (2014); “In aĕre in aquis”, Museo delle Case Romane del Celio, Roma, personale a cura Takeawaygallery (2013-14); “At what time? Early morning”, Scatolabianca (etc), Milano, personale a cura di Sonia Patrizia Catena; “Artefatto – moto urbis”, Museo Arte Contemporanea Revoltella, Trieste (2012); PremioBasi, Cava di Roselle, (GR), Site specific “Emotional Circles” (2011); “Urban Necessity”, Èstile gallery, Roma, mostra personale con testi di Valentina Bernabei.
Le opere sono caratterizzate dalla ripetizione del modulo circolare: in Come Quando le Api, la pianta esagonale della struttura – formata da diciannove cerchi, tre per lato – dà vita a una cella, elemento base di cui sono costituiti i favi, accorgimento necessario in natura per ottimizzare costruzioni e spazi. Poggiata a terra e attraversabile dallo spettatore – che, entrandovi, si sente parte di quel processo produttivo tipico delle api sociali – ci conduce nel secondo chiostro dove è esposta Nell’essere idrico, già presentata a Fermo nel 2015. Una cascata irregolare di particelle blu scende dalla copertura in vetro: pioggia o vortice, nutrimento o distruzione; acqua. L’installazione, che non ha né centro né un punto di osservazione predefinito, e che si sviluppa caoticamente toccando terra quasi nel mezzo dell’ambiente, bilancia il rigore geometrico della sala antecedente, inondando di riflessi turchesi l’intero volume. L’habitat ideale e lo sviluppo di un futuro sostenibile sono questo: equilibrio tra fenomeni atmosferici e laboriosa attività di progettazione; patto – o ritrovata intesa – tra naturale e artificiale. E non vi è luogo più significativo in cui sottolinearlo: dove l’architettura si studia, e si fa.
Con la mostra presso OCRA Marco Milia riprende il discorso, già sviluppato in precedenza, della radice del simbolo (dell’origine del linguaggio simbolico) da un lato e della ricerca sui quattro elementi dall’altro, sostituendo al quadrato delle sue città invisibili, dell’utopia, della realtà specchiata e duplicata, l’esagono, emblema di edificazione, spinta ascensionale, armonia del regno animale. Reiterando il cerchio traslucido – a significare la vita – e sfruttando il materiale a lui congeniale, il policarbonato, contrappone natura (suolo, aria e precipitazioni) e cultura attraverso una semplificazione formale fatta di accenni e giocata sui contrasti di toni, geometrie o superfici.
Marco Milia è nato a Roma nel 1976. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, alla cattedra di scultura. La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno, con cui analizza la rappresentazione e percezione dello spazio attraverso interventi site-specific, ed include l’interazione del pubblico, chiamato a fare esperienza dei suoi lavori fisicamente, sensibilmente. Nel 2007 entra a far parte della collezione permanente del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti a Firenze nelle nuove sale espositive dedicate al gioiello d’artista contemporaneo. Vive e lavora a Roma. Tra le principali esposizioni e riconoscimenti: “L’Ottavo giorno”, Sala Ottagonale del Liceo Gentileschi, Carrara, personale a cura di Luciano Massari nell’ambito delle Marble Weeks (2015); Biennale di scultura Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Padova (2015); “Crystal Time” Art Student’s League of New York, Vytlacil Artist in Residence (2014); “In aĕre in aquis”, Museo delle Case Romane del Celio, Roma, personale a cura Takeawaygallery (2013-14); “At what time? Early morning”, Scatolabianca (etc), Milano, personale a cura di Sonia Patrizia Catena; “Artefatto – moto urbis”, Museo Arte Contemporanea Revoltella, Trieste (2012); PremioBasi, Cava di Roselle, (GR), Site specific “Emotional Circles” (2011); “Urban Necessity”, Èstile gallery, Roma, mostra personale con testi di Valentina Bernabei.
File allegati
Luoghi
www.scuolapermanenteabitare.org tel. +39 0577 847065