Guido Orsini. Nunca más
A cura di: Manuela De Leonardis
Nunca más, mai più. Non è una semplice locuzione avverbiale. E’ il manifesto della follia umana che mai più dovrà ripetersi. Nella storia dell’ultimo secolo nunca más viene associato ai desaparecidos dell’Argentina e, quarant’anni prima, ai sopravvissuti del ghetto di Varsavia. Momenti tra i più bui e drammatici del XX secolo.
invece, con le fotografie di Guido Orsini della serie matador è alla corrida di tori che si dice basta. Che la tauromachia sia uno spettacolo che risale al II millennio a.C. non è certo un dato sufficiente per giustificare il perpetuarsi delle atrocità legalizzate inflitte ai tori.
Gli animalisti di tutto il mondo non si sono mai dati per vinti, esprimendo indignazione e rabbia, ed ora che in Spagna Podemos è salito al potere possono finalmente dire mai più.
Per qualcuno era addirittura considerata patrimonio culturale, questa cruenta tradizione diffusa prevalentemente in Spagna, in alcune zone del sud della Francia e del Portogallo e in molti paesi dell’America Latina.
L’artista fotografa la corrida a Cartagena, in Colombia, nel 1995. Il primo giorno osserva dagli spalti, in alto, l’azione che si svolge nell’arena. Torna il secondo giorno, ma stavolta è concentrato solo sui dettagli. La distanza crea mistero, là dove la tensione è percepibile come entità a sè stante. Affascinato, ma anche stordito dal ritmo serrato dei rituali del combattimento, egli demanda al mezzo fotografico il ruolo di testimone.
Nell’arco di un’ora e mezza, due ore, durante le quali tre toreri si alternano per matare due tori ognuno, Orsini realizza una quarantina di scatti di cui ventisei vengono esposti per la prima volta alla galleria Acta International.
In Nunca Más fotografie di Guido Orsini colori e movimento sono i due protagonisti di un’evocazione in cui la narrativa è costruita sull’immaginazione. Colori brillanti, seducenti - oro, magenta, azzurro, rosso - investiti di significati simbolici.
Come scrive la curatrice: “Il fotografo non dà giudizi di sorta, si lascia semplicemente catturare dal vortice di colori, provando emozioni contrastanti. Aspetta trepidante il momento conclusivo. Il sacrificio che fa esultare la folla, erede forse di quella forma di espiazione che secoli addietro aveva portato il patibolo nelle piazze, trasformando la morte in un rito di redenzione collettiva.”
invece, con le fotografie di Guido Orsini della serie matador è alla corrida di tori che si dice basta. Che la tauromachia sia uno spettacolo che risale al II millennio a.C. non è certo un dato sufficiente per giustificare il perpetuarsi delle atrocità legalizzate inflitte ai tori.
Gli animalisti di tutto il mondo non si sono mai dati per vinti, esprimendo indignazione e rabbia, ed ora che in Spagna Podemos è salito al potere possono finalmente dire mai più.
Per qualcuno era addirittura considerata patrimonio culturale, questa cruenta tradizione diffusa prevalentemente in Spagna, in alcune zone del sud della Francia e del Portogallo e in molti paesi dell’America Latina.
L’artista fotografa la corrida a Cartagena, in Colombia, nel 1995. Il primo giorno osserva dagli spalti, in alto, l’azione che si svolge nell’arena. Torna il secondo giorno, ma stavolta è concentrato solo sui dettagli. La distanza crea mistero, là dove la tensione è percepibile come entità a sè stante. Affascinato, ma anche stordito dal ritmo serrato dei rituali del combattimento, egli demanda al mezzo fotografico il ruolo di testimone.
Nell’arco di un’ora e mezza, due ore, durante le quali tre toreri si alternano per matare due tori ognuno, Orsini realizza una quarantina di scatti di cui ventisei vengono esposti per la prima volta alla galleria Acta International.
In Nunca Más fotografie di Guido Orsini colori e movimento sono i due protagonisti di un’evocazione in cui la narrativa è costruita sull’immaginazione. Colori brillanti, seducenti - oro, magenta, azzurro, rosso - investiti di significati simbolici.
Come scrive la curatrice: “Il fotografo non dà giudizi di sorta, si lascia semplicemente catturare dal vortice di colori, provando emozioni contrastanti. Aspetta trepidante il momento conclusivo. Il sacrificio che fa esultare la folla, erede forse di quella forma di espiazione che secoli addietro aveva portato il patibolo nelle piazze, trasformando la morte in un rito di redenzione collettiva.”
Luoghi
http://www.actainternational.it 064742005
direzione : Giovanna Pennacchi - orario: dal martedì al sabato ore 16.00 – 19.30