Guendalina Urbani. Ventinovegiorni
Ventinovegiorni è un progetto per l'arte contemporanea organizzato da Kou e legato alla temporalità del ciclo lunare.
Chiamata ad interrogarsi sull’essenza dell’arte, Guendalina Urbani espone quattro opere che non lasciano spazio ad alcun dubbio sulla loro interpretazione. Oltre alle varie tematiche storicosociali che si possono individuare nell’osservazione critica del suo lavoro, dall’idea di precarietà esistenziale fino ad arrivare ad un più o meno esplicito giudizio nei confronti della società contemporanea, ciò che dobbiamo sopratutto analizzare e mettere in luce approfonditamente di queste opere, è la loro forte espressività. Il titolo “Percezione” infatti sottolinea la capacità del lavoro di Urbani di essere percepito dall’osservatore. E non soltanto in quei termini strettamente tematici che ho suggerito prima, ma sopratutto in termini visivo-tattili.
Se il compito di un artista è quello di creare una realtà distinta e parallela alla nostra per veicolare una sua personale manifestazione di pensiero, questa realtà dovrà essere il più possibile riconoscibile come autentica e plausibile, e l’arte antica ci insegna come uno dei mezzi più utili che si offrono all’artista per ottenere questo risultato sono i valori tattili.Similmente le opere di Guendalina Urbani, grazie ad una espressività molto intensa, sono in grado di trasmetterci determinate sensazioni quali quella del dolore nel caso dell’opera “spazzolino”, o del rumoresuono nel caso di “crepa”. Così la realtà personale creata dall’artista di cui parlavamo sopra, diventa più che mai percepita come autentica e vera, perché autentiche e vere, oserei dire reali, sono le sensazioni che proviamo. Ora che l’opera è accettata nella sua concretezza reale, il fruitore comincia a interrogarsi sulle possibili sfumature interpretativotematiche.
Il lavoro di Guendalina Urbani in definitiva sottolinea come una delle caratteristiche fondamentali che deve possedere l’opera d’arte sia la capacità percettiva, intesa come sopra spiegata.
Chiamata ad interrogarsi sull’essenza dell’arte, Guendalina Urbani espone quattro opere che non lasciano spazio ad alcun dubbio sulla loro interpretazione. Oltre alle varie tematiche storicosociali che si possono individuare nell’osservazione critica del suo lavoro, dall’idea di precarietà esistenziale fino ad arrivare ad un più o meno esplicito giudizio nei confronti della società contemporanea, ciò che dobbiamo sopratutto analizzare e mettere in luce approfonditamente di queste opere, è la loro forte espressività. Il titolo “Percezione” infatti sottolinea la capacità del lavoro di Urbani di essere percepito dall’osservatore. E non soltanto in quei termini strettamente tematici che ho suggerito prima, ma sopratutto in termini visivo-tattili.
Se il compito di un artista è quello di creare una realtà distinta e parallela alla nostra per veicolare una sua personale manifestazione di pensiero, questa realtà dovrà essere il più possibile riconoscibile come autentica e plausibile, e l’arte antica ci insegna come uno dei mezzi più utili che si offrono all’artista per ottenere questo risultato sono i valori tattili.Similmente le opere di Guendalina Urbani, grazie ad una espressività molto intensa, sono in grado di trasmetterci determinate sensazioni quali quella del dolore nel caso dell’opera “spazzolino”, o del rumoresuono nel caso di “crepa”. Così la realtà personale creata dall’artista di cui parlavamo sopra, diventa più che mai percepita come autentica e vera, perché autentiche e vere, oserei dire reali, sono le sensazioni che proviamo. Ora che l’opera è accettata nella sua concretezza reale, il fruitore comincia a interrogarsi sulle possibili sfumature interpretativotematiche.
Il lavoro di Guendalina Urbani in definitiva sottolinea come una delle caratteristiche fondamentali che deve possedere l’opera d’arte sia la capacità percettiva, intesa come sopra spiegata.