24/10/2015  al 06/01/2016

Graziano Pompili. Ascoltare il tempo

A cura di: Filippo Rolla

Graziano Pompili. Ascoltare il tempo
La mostra è la prima personale dell’artista nella città di Carrara e vuole essere un’occasione per capire lo stile e la poetica di Graziano Pompili in un arco di tempo che parte dai primi anni ’70, in cui si focalizza sulla tematica della maternità in marmo statuario, arriva alla fine degli anni ’80 ed inizio ’90, con i paesaggi e gli autoritratti in marmo di Carrara, nero Belgio, granito svedese, fino ad oggi con il tema della casa, in marmo greco, rosso persiano, granito brasiliano.
E’ proprio sull’attenzione all’utilizzo di materiali diversi quali il marmo statuario, il nero Marquinia, il nero del Belgio, l’Azul Bajia, il marmo greco, il travertino di Persia, e sul passaggio dalle tematiche legate alla maternità, al paesaggio-casa o all'autoritratto che si incentra il viaggio-curatoriale di Filippo Rolla negli spazi di tempo scultoreo di Graziano Pompili che, come spesso capita, inizia dall’ascolto attivo.
Ecco con quali parole l’artista descrive la sua avventura alla scoperta del marmo: "nel 1969 mentre frequentavo il IV anno all'Accademia di Belle Arti a Bologna, seguivo un corso di scultura in marmo, tenuto dal prof. De Gasperi di Trento. Si lavorava solo a scalpello, a mano e raspe. Affascinato comunque dal materiale, chiesi informazioni ed il professore stesso mi parlò di Laboratori a Carrara che potevano esser visitati e, volendo, ci si poteva anche fermare per scolpire.
Fu così che in un bel giorno di primavera feci il mio primo viaggio, in quella città con un amico, e ci recammo direttamente ai Laboratori Artistici Nicoli. Fu lì che conobbi un aitante, giovane e vivace Carlo Nicoli che ci accolse e ci fece vedere lo studio, ne rimasi affascinato a tal punto che trascorsi l’estate a Carrara.
Trascorsi anche gli anni successivi, fino al 1974 circa, a Carrara, e qui mentre lavoravo ed apprendevo le tecniche scultoree, vivevo quotidianamente vicino ad artisti come Cárdenas, Signori, Ipousteguy, Viani e Vangi.
A distanza di qualche anno, nel ’78, mi venne la crisi del marmo e smisi di frequentare studi, laboratori e la stessa Carrara. Fu proprio un momento di crisi legato al marmo ed al mondo che vi girava intorno.
Dovettero trascorrere quasi dieci anni, prima di accarezzare con mani il marmo, quando un giorno di Settembre dell’88 fui invitato ad un Simposio di Scultura a Fanano, in provincia di Modena. E proprio lì conobbi e feci amicizia con lo scultore Teddy Cassamayor. Fu lo stesso Teddy ad invitarmi a Carrara, nella stessa Carrara, città del marmo che avevo ben conosciuto anni addietro nei sui vari angoli ed orizzonti, presso il laboratorio di scultura S.G.F. di Torano, dove lui lavorava.
Qui ripresi a lavorare il marmo e non ne volevo sapere dei virtuosismi oppure delle trasposizioni "organiche", quindi cominciai ad andare nelle cave, o meglio nei ravaneti, accompagnato dall'allibito ma condiscendente Silvio Santini, che mi assecondava e mi aiutava a riempire lo studio di scarti di montagna.
Ecco, direi che questa è un po' la sintesi della relazione che ho avuto con la scultura in marmo in tutti questi lunghi e veloci anni trascorsi a Carrara.”
Nell’esposizione Ascoltare il tempo Filippo Rolla ha voluto ripercorrere questo viaggio in cui sculture in marmo statuario di piccole e medie dimensioni, come Incontro (1976), Concetto materno (1975), Fiore assopito (1976), raccontano l’amore come desiderio di procreazione, il calore e la dolcezza della maternità, la protezione di un terreno fertile dove far crescere la vita.
Così come le opere Paesaggio urbano del 1989 in marmo bianco di Carrara o Terrae Motus del 1990 in marmo nero di Carrara, spostano la ricerca dell’artista sulla natura e sulla condizione umana, con le sue luci ed ombre. In Autoritratto con ombra del 1998 si riconosce l’artista quando parla a se stesso e al mondo intero attraverso il simbolo della propria ombra, un’ombra raffigurata dallo scorrere del tempo, una sorta di teatro della coscienza che chiunque può vedere ed ascoltare.
Questo teatro diventa l’essenza dell’abitare dell’uomo in Luogo (2004, granito nero Zimbabwe) e  Poeticamente abita l’uomo in marmo statuario del 2010. Una dimensione a cui arriva attraverso un sentiero, Der feldweg (2007, granito nero Zimbabwe), e nella quale si trova ed esiste in relazione allo spazio, al riconoscimento dell’altro e a quella familiarità delle cose che permettono a ciascuno di noi di sentirsi a casa e radicato nel proprio mondo, come dimostra la reinterpretazione del soggetto ORT nel corso degli ultimi anni in vari materiali, dal granito nero Zimbabwe allo statuario, al marmo nero del Belgio, al travertino rosso di Persia.
In mostra oltre ad una ventina di sculture, anche disegni su carta con bitume e smalto, ed incisioni a tiratura limitata, che richiamano le tematiche sviluppate in forma plastica.

Luoghi

  • Galleria Duomo - Via Finelli, 22b - Carrara - Massa-Carrara
             0585. 71839     349 7252647

    Orari: apertura Galleria ven. sab. dom. 21.00/24.00 oppure su appuntamento

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