Giuseppe Uncini. Dimore
A cura di: Bruno Corà
La Galleria Tega è lieta di presentare la mostra Dimore, dedicata all’opera di Giuseppe Uncini e realizzata in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Uncini e la galleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea.
L’esposizione propone una selezione di opere dell’artista, con particolare attenzione al ciclo di sculture da lui stesso denominate progressivamente Dimora delle cose (1979-1981), Dimore (1980-1986) e, infine, Muri d’ombra (1986-1987). Questa la parte della ricerca di Giuseppe Uncini che ha mantenuto come cardini i concetti legati alle forme architettoniche, al sentimento e all’atto abitativo, fino a giungere alla creazione di nuovo paradigma morfologico. Proprio quest’ultimo, a cui l’artista è arrivato a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, si svilupperà tramite una serie di premesse e intuizioni “abitative” che non saranno più abbandonate e che è possibile ritrovare in larga parte della sua attività attraverso le diverse sfaccettature di Mattoni (1969-1971), Ombre (1972-77) e Interspazi (1978-1988). All’interno di un processo che mira a un’inedita concezione di corpi solidi, rappresentanti una dimensione impalpabile ma presente, le Dimore assumono un ruolo di definizione rispetto al principio autonomo costruttivo di Uncini, che aveva avuto inizio con Cementarmati (1959).
Oltre ai numerosi esempi di questo fondamentale ciclo la mostra pone l’accento su quella felice armonizzazione tra i primi vent’anni di attività dell’artista e quelli a venire proponendo una selezione dai diversi cicli di opere – Spazi di ferro (1987-1996), Spazicemento (1993-2000), Muri di cemento (2001-2004) e Architetture (2004-2007) – annoverate oggi tra le più autentiche creazioni artistiche del XX secolo, capaci di rendere visibile il concetto espresso da Hölderlin del “Poeticamente abita l’uomo”.
L’esposizione è accompagnata da un volume curato da Bruno Corà.
L’esposizione propone una selezione di opere dell’artista, con particolare attenzione al ciclo di sculture da lui stesso denominate progressivamente Dimora delle cose (1979-1981), Dimore (1980-1986) e, infine, Muri d’ombra (1986-1987). Questa la parte della ricerca di Giuseppe Uncini che ha mantenuto come cardini i concetti legati alle forme architettoniche, al sentimento e all’atto abitativo, fino a giungere alla creazione di nuovo paradigma morfologico. Proprio quest’ultimo, a cui l’artista è arrivato a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, si svilupperà tramite una serie di premesse e intuizioni “abitative” che non saranno più abbandonate e che è possibile ritrovare in larga parte della sua attività attraverso le diverse sfaccettature di Mattoni (1969-1971), Ombre (1972-77) e Interspazi (1978-1988). All’interno di un processo che mira a un’inedita concezione di corpi solidi, rappresentanti una dimensione impalpabile ma presente, le Dimore assumono un ruolo di definizione rispetto al principio autonomo costruttivo di Uncini, che aveva avuto inizio con Cementarmati (1959).
Oltre ai numerosi esempi di questo fondamentale ciclo la mostra pone l’accento su quella felice armonizzazione tra i primi vent’anni di attività dell’artista e quelli a venire proponendo una selezione dai diversi cicli di opere – Spazi di ferro (1987-1996), Spazicemento (1993-2000), Muri di cemento (2001-2004) e Architetture (2004-2007) – annoverate oggi tra le più autentiche creazioni artistiche del XX secolo, capaci di rendere visibile il concetto espresso da Hölderlin del “Poeticamente abita l’uomo”.
L’esposizione è accompagnata da un volume curato da Bruno Corà.
Luoghi
http://www.galleriatega.it +39 0276006473
orario:Dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 | dalle 15:00 alle 19:00