Giuseppe Tubi "antologica delle mostre irrealizzate 2008-2018"
Dal 1992 l'artista, pioniere della computer art, cela la sua identità dietro uno pseudonimo con l’obiettivo dichiarato di porre in discussione ruoli e processi del sistema dell’arte, a partire dal modello stesso della mostra antologica, di cui ridefinisce i parametri simulando una storia espositiva mai avvenuta, o meglio, avvenuta soltanto nella forma potenziale del progetto, il cui statuto è per natura provvisorio e aperto al cambiamento.Nella mostra Giuseppe Tubi: antologica delle mostre irrealizzate 2008-2018, Tubi torna a riflettere, con modalità nuove, su concetti chiave della sua opera, in particolare le nozioni di autorialità e autenticità, il limite tra ritratto e autoritratto, la relazione tra storia personale e memoria collettiva, la rappresentazione del conflitto politico, sociale e di genere. Autoritratti sono ad esempio sia i monocromi argentati contententi il DNA dell’artista, sia quelli realizzati con le pellicce appartenute alla madre e alla nonna: in entrambi i casi si tratta di opere di natura autobiografica, che alla luce della sparizione dell’artista, di cui non si conoscono età, generalità e sesso, assumono un carattere ambiguo e paradossale. Al genere dell’autoritratto è riconducibile anche la serie Tribute to LGBTQ Pioneers, composta da fotografie trouvées, dove sono le donne a scegliere le modalità con cui ritrarsi, in coppia o in abiti maschili, sfidando i canoni di rappresentazione e autorappresentazione del sistema eteronormativo.
Sul conflitto e le trasformazioni geopolitiche ruotano i quadri digitali, appartenenti alla più nota produzione di Tubi, dedicati ai flussi migratori (Human Migration), alle mutazioni climatiche (Desert Snow), allo scontro israelo-palestinese (Betlemme Landscape), alle odierne forme di controllo (Air Control). Il contenuto politico in queste opere non è mai espresso in modo esplicito e le immagini si aprono a letture ambivalenti, perché modellate sugli schemi estetici della comunicazione mediatica e della tradizione pittorica.
Conclude il percorso espositivo la serie di opere progettate per la quarta mostra irrealizzata dal titolo Autografo ma non autentico, in cui Tubi, riprendendo una soluzione già usata nei primi anni Novanta, compila un elenco di espressioni riferite al mercato dell’arte, legate allo stesso campo semantico dell’autenticità, nozione indispensabile per la valorizzazione culturale ed economica dell’opera. Il lavoro si presenta come una tassonomia che critica l’eccesso di tecnicismi e i paradossi del linguaggio burocratico diffusi nel mercato dell’arte e soprattutto riflette sullo statuto ambiguo del limite tra vero e falso.
Luoghi
3382699414