Giuseppe Pulvirenti "Bronzo"
A cura di: Achille Bonito Oliva
Protagonista della mostra la materia bronzea nella forma della scultura.
Quattordici sculture e sette disegni, opere dalle forme semplici che alludono a una funzione pratica come in un’allegoria in cui oggetti che richiamano a strumenti di lavoro sono trasformati in simboli essenzialmente estetici.
“Rilevatori”: una serie di quattro oggetti simili a metal detector in cerca di forme plastiche o cromatiche
“Trademark” (marchio di fabbrica): un gruppo di tre opere con in evidenza lettere e numeri impressi nel bronzo, come se fossero oggetti seriali di produzione industriale, una finzione voluta (si tratta invero di pezzi unici).
“Vuoto”: quattro opere, di cui due in bronzo (cd. fusione a terra) e due in alluminio, realizzate con sistemi tecnologici (fresatura computerizzata). I fori sulle superfici riportano all’interno dell’oggetto dove - nel linguaggio da fonderia – risiede l’anima dell’opera.
“Sagome”: tre bronzi bianchi, posti sul pavimento, rimandano casualmente ad enigmatiche forme zoomorfe.
La percezione emotiva di queste opere, nell’intenzione dell’artista, non deve essere immediata: lo scopo primario è condurre lo spettatore alla riflessione.
Tutte le forme sono insite nella mente umana. Scopo dell’artista è catturarle e renderle fatti artistici così come dichiara egli stesso.
Con sguardo duchampiano, la ricerca di Pulvirenti nasce da un’attenzione verso i materiali assemblati e verso le forme semplici. Fonte d’ispirazione sono gli elementi e gli oggetti presenti nei cantieri navali frequentati negli anni giovanili a Siracusa.
La cifra della scultura di Pulvirenti è l’indagine sull’ambiguità della forma, ovvero le sconfinate potenzialità allusive dell’oggetto-scultura cui va aggiunta la scelta di titoli spesso enigmatici.
Un’arte che ha funzione contemplativa e non pratica.
Realizzare opere di piccole dimensioni è una scelta. La scultura deve essere, secondo l’artista siciliano, un oggetto intimo che deve avere un rapporto diretto col corpo.
Quattordici sculture e sette disegni, opere dalle forme semplici che alludono a una funzione pratica come in un’allegoria in cui oggetti che richiamano a strumenti di lavoro sono trasformati in simboli essenzialmente estetici.
“Rilevatori”: una serie di quattro oggetti simili a metal detector in cerca di forme plastiche o cromatiche
“Trademark” (marchio di fabbrica): un gruppo di tre opere con in evidenza lettere e numeri impressi nel bronzo, come se fossero oggetti seriali di produzione industriale, una finzione voluta (si tratta invero di pezzi unici).
“Vuoto”: quattro opere, di cui due in bronzo (cd. fusione a terra) e due in alluminio, realizzate con sistemi tecnologici (fresatura computerizzata). I fori sulle superfici riportano all’interno dell’oggetto dove - nel linguaggio da fonderia – risiede l’anima dell’opera.
“Sagome”: tre bronzi bianchi, posti sul pavimento, rimandano casualmente ad enigmatiche forme zoomorfe.
La percezione emotiva di queste opere, nell’intenzione dell’artista, non deve essere immediata: lo scopo primario è condurre lo spettatore alla riflessione.
Tutte le forme sono insite nella mente umana. Scopo dell’artista è catturarle e renderle fatti artistici così come dichiara egli stesso.
Con sguardo duchampiano, la ricerca di Pulvirenti nasce da un’attenzione verso i materiali assemblati e verso le forme semplici. Fonte d’ispirazione sono gli elementi e gli oggetti presenti nei cantieri navali frequentati negli anni giovanili a Siracusa.
La cifra della scultura di Pulvirenti è l’indagine sull’ambiguità della forma, ovvero le sconfinate potenzialità allusive dell’oggetto-scultura cui va aggiunta la scelta di titoli spesso enigmatici.
Un’arte che ha funzione contemplativa e non pratica.
Realizzare opere di piccole dimensioni è una scelta. La scultura deve essere, secondo l’artista siciliano, un oggetto intimo che deve avere un rapporto diretto col corpo.
Luoghi
www.galleriabonomo.com +39 066832766 +39 0697603405
MARTEDI' - SABATO h 15,00 - h 19,00