Giulio Turcato "Inventare gli spazi"
A cura di: Walter Guadagnini
La Galleria Il Ponte, in collaborazione con Paola De Angelis e la Galleria Milano di Milano, è lieta di presentare una mostra dedicata a Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995), pittore instancabile, considerato tra i maggiori esponenti dell’astrattismo e dell’informale italiano. Tra i promotori dell'Art Club (1945) e di Forma I (1947), del Fronte Nuovo delle arti, del gruppo degli Otto (1950) e di Continuità (1960), Turcato nel corso della sua lunga e ricca carriera ha vantato numerosissime mostre nelle maggiori istituzioni e gallerie italiane e straniere.
Nella personale sono proposti fondamentalmente due cicli di opere: i Tranquillanti, del 1961, e le Superfici lunari, realizzate nel 1964 e esposti due anni dopo alla Biennale di Venezia.
A questi si aggiungono due Superfici malate del 1957 e 1961 in olio e tecnica mista su tela, e - nella lounge room - la scultura La porta, affiancata da cinque carte su colore del 1961.
Le composizioni con Tranquillanti, quando nel 1961 fanno la loro prima apparizione alla Galleria Il Canale di Venezia, destano scalpore. Si tratta di pittura e collage di pastiglie di tranquillanti su tela. I medicinali creano un elemento di interpunzione spaziale che pare una galassia, un luogo onirico riportato però alla sua verità dall’inclusione di oggetti d’uso quotidiano, da intendersi come “sintomo di quella straordinaria capacità [di Turcato] di vivere il proprio tempo nella quotidianità degli incontri, dell’essere artista in mezzo ad altri, che si riflette (…) anche nella realizzazione stessa del dipinto” (W. Guadagnini nel catalogo della mostra).
Le Superfici lunari, presentate nel 1966 alla Biennale, affermano definitivamente l’originalità dell’autore, affascinato dalla conquista dello spazio e dal suo mito. Pittura ad olio e tecnica mista sono stesi su una superficie di gommapiuma, scelta audace che l’artista ha giustificato così: “uso la gomma perché il suo crostone scabroso è pieno di avvenimenti nuovi e di meraviglia. Del resto altre volte ho usato il catrame e altre materie, nonché i tranquillanti. La mia ricerca stilistica è orientata verso un nuovo colore, partendo dal principio che il marrone e l’amaranto sono due colori al di fuori dello spettro” (G. Turcato, Sulle “Superfici lunari”, in G. De Marchis, Turcato, Prearo, Milano 1971).
Quello di Turcato è un lavoro per puro colore, che la luce fa brillare nella sua umile, affascinante realtà. La superficie diventa così luogo di costellazioni e immaginarie mappature astronomiche che ci ricordano che la bellezza risiede negli oggetti quotidiani e nella semplice materia, seppur scabra e testimone degli individuali tormenti.
In occasione della mostra la Galleria Il Ponte e la Galleria Milano pubblicheranno un catalogo a colori di 75 pp. con testo introduttivo di Walter Guadagnini.
Nella personale sono proposti fondamentalmente due cicli di opere: i Tranquillanti, del 1961, e le Superfici lunari, realizzate nel 1964 e esposti due anni dopo alla Biennale di Venezia.
A questi si aggiungono due Superfici malate del 1957 e 1961 in olio e tecnica mista su tela, e - nella lounge room - la scultura La porta, affiancata da cinque carte su colore del 1961.
Le composizioni con Tranquillanti, quando nel 1961 fanno la loro prima apparizione alla Galleria Il Canale di Venezia, destano scalpore. Si tratta di pittura e collage di pastiglie di tranquillanti su tela. I medicinali creano un elemento di interpunzione spaziale che pare una galassia, un luogo onirico riportato però alla sua verità dall’inclusione di oggetti d’uso quotidiano, da intendersi come “sintomo di quella straordinaria capacità [di Turcato] di vivere il proprio tempo nella quotidianità degli incontri, dell’essere artista in mezzo ad altri, che si riflette (…) anche nella realizzazione stessa del dipinto” (W. Guadagnini nel catalogo della mostra).
Le Superfici lunari, presentate nel 1966 alla Biennale, affermano definitivamente l’originalità dell’autore, affascinato dalla conquista dello spazio e dal suo mito. Pittura ad olio e tecnica mista sono stesi su una superficie di gommapiuma, scelta audace che l’artista ha giustificato così: “uso la gomma perché il suo crostone scabroso è pieno di avvenimenti nuovi e di meraviglia. Del resto altre volte ho usato il catrame e altre materie, nonché i tranquillanti. La mia ricerca stilistica è orientata verso un nuovo colore, partendo dal principio che il marrone e l’amaranto sono due colori al di fuori dello spettro” (G. Turcato, Sulle “Superfici lunari”, in G. De Marchis, Turcato, Prearo, Milano 1971).
Quello di Turcato è un lavoro per puro colore, che la luce fa brillare nella sua umile, affascinante realtà. La superficie diventa così luogo di costellazioni e immaginarie mappature astronomiche che ci ricordano che la bellezza risiede negli oggetti quotidiani e nella semplice materia, seppur scabra e testimone degli individuali tormenti.
In occasione della mostra la Galleria Il Ponte e la Galleria Milano pubblicheranno un catalogo a colori di 75 pp. con testo introduttivo di Walter Guadagnini.
Luoghi
http://www.galleriailponte.com 055 240617 055 5609892
orario: lun-ven 15.30-19; sab su appuntamento