Giovanni Del Brenna | Ibidem
s.t. foto libreria inaugura la propria stagione espositiva con una personale del fotografo Giovanni Del Brenna, in programma dal 20 ottobre al 5 novembre.
La mostra propone una selezione di immagini tratte dal progetto Ibidem: una ricognizione, sulla metamorfosi delle grandi città, che tendono sempre più a somigliare l’una all’altra, a diventare lo “stesso posto” (in latino: ibidem). Da questa ricerca, sviluppata nel corso di sette anni utilizzando una Leica tradizionale con pellicola a colori, ha preso poi forma un libro, con i testi dell’antropologo Marc Augé e della storica della fotografia Carole Naggar.
Nato a Genova ma cresciuto a Rio de Janeiro, italiano di cultura francese, Giovanni Del Brenna ha poi vissuto tra Lisbona, Lille, Parigi, Londra, Milano, Napoli, Roma e New York, nutrendo il proprio lavoro di questo continuo transito fra luoghi diversi. Proprio a New York (dove studia all’International Center of Photography) capisce che molti degli scenari che percorre e che sceglie di fotografare, avrebbero potuto essere messi a fuoco altrove.
Nasce così l’idea di abbinare le immagini di alcune metropoli attraversate nel corso del tempo (fra cui anche Los Angeles, Londra, Berlino, Singapore, Hong Kong, Shanghai e Tokyo), per comporre il ritratto di un’unica città virtuale: Ibidem.
Il progetto è stato prodotto ed esposto per la prima volta in Francia nel 2011, nell’ambito della mostra "Nos Vi[ll]es" all’Arsenal di Metz.
Il libro, edito in Olanda dal fotografo stesso, rende ancor più esplicito il suo obiettivo di “perdersi in una città immaginaria non sapendo più dove si è: si pensa di essere da qualche parte, si percepisce questo mondo come familiare, ma si è altrove”.
Negli spazi della galleria s.t. si è scelto di privilegiare le foto che meglio documentano la condizione di isolamento della figura umana (in particolare quella maschile) nello spazio urbano, nonché la consistenza teatrale che ogni luogo-non luogo tende ad assumere .“Le cose non si abitano veramente, non coincidono più né con i loro luoghi né con i propri confini. Dubitano di se stesse e di noi e quindi diventano, istantaneamente, teatro” (Carole Naggar).
“Tanto che alla fine ci si può chiedere: Qual è esattamente l’oggetto della ricerca di Del Brenna: la solitudine del mondo o la sua?” (Marc Augé).
La mostra propone una selezione di immagini tratte dal progetto Ibidem: una ricognizione, sulla metamorfosi delle grandi città, che tendono sempre più a somigliare l’una all’altra, a diventare lo “stesso posto” (in latino: ibidem). Da questa ricerca, sviluppata nel corso di sette anni utilizzando una Leica tradizionale con pellicola a colori, ha preso poi forma un libro, con i testi dell’antropologo Marc Augé e della storica della fotografia Carole Naggar.
Nato a Genova ma cresciuto a Rio de Janeiro, italiano di cultura francese, Giovanni Del Brenna ha poi vissuto tra Lisbona, Lille, Parigi, Londra, Milano, Napoli, Roma e New York, nutrendo il proprio lavoro di questo continuo transito fra luoghi diversi. Proprio a New York (dove studia all’International Center of Photography) capisce che molti degli scenari che percorre e che sceglie di fotografare, avrebbero potuto essere messi a fuoco altrove.
Nasce così l’idea di abbinare le immagini di alcune metropoli attraversate nel corso del tempo (fra cui anche Los Angeles, Londra, Berlino, Singapore, Hong Kong, Shanghai e Tokyo), per comporre il ritratto di un’unica città virtuale: Ibidem.
Il progetto è stato prodotto ed esposto per la prima volta in Francia nel 2011, nell’ambito della mostra "Nos Vi[ll]es" all’Arsenal di Metz.
Il libro, edito in Olanda dal fotografo stesso, rende ancor più esplicito il suo obiettivo di “perdersi in una città immaginaria non sapendo più dove si è: si pensa di essere da qualche parte, si percepisce questo mondo come familiare, ma si è altrove”.
Negli spazi della galleria s.t. si è scelto di privilegiare le foto che meglio documentano la condizione di isolamento della figura umana (in particolare quella maschile) nello spazio urbano, nonché la consistenza teatrale che ogni luogo-non luogo tende ad assumere .“Le cose non si abitano veramente, non coincidono più né con i loro luoghi né con i propri confini. Dubitano di se stesse e di noi e quindi diventano, istantaneamente, teatro” (Carole Naggar).
“Tanto che alla fine ci si può chiedere: Qual è esattamente l’oggetto della ricerca di Del Brenna: la solitudine del mondo o la sua?” (Marc Augé).
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File allegati
Luoghi
www.stsenzatitolo.it 0664760105
orario: dal lunedì al sabato 10:00-19:30