Gianni Dessì. Dentro e fuori
A cura di: Marcello Smarrelli
Il 5 febbraio 2015 alle ore 19 inaugura Dentro e fuori, la mostra personale di Gianni Dessì – a cura di Marcello Smarrelli - realizzata nell’ambito delle iniziative volte a celebrare i 10 anni di attività della Fondazione Pastificio Cerere e i 110 anni dalla costruzione dell’edificio industriale dove è situata. La mostra sarà aperta dal 6 febbraio al 28 marzo 2015.
A dieci anni dalla sua nascita la Fondazione rende omaggio - con un ciclo di sei mostre dedicate a Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli – ai protagonisti di quel fermento culturale e creativo che dagli anni Settanta anima la vita dell’ex pastificio. Questi sei artisti, noti come “Gruppo di San Lorenzo”, sono coloro che per primi hanno riconosciuto le potenzialità di questo luogo dismesso, decidendo di trasferirvi i propri studi. Pur confrontandosi quotidianamente, hanno elaborato un linguaggio autonomo dagli esiti differenti che contribuisce ancora in maniera determinante a movimentare la scena dell’arte contemporanea, dimostrando che si può essere radicati in un posto, o addirittura in un edificio, ma allo stesso tempo far parte della grande comunità artistica internazionale.
Per la progettazione delle mostre non è stato indicato agli artisti nessun concept preciso, ma si è lasciata la possibilità di costruire e presentare un percorso all’interno della loro lunga ed articolata produzione. Queste sei mostre sono altrettanti viaggi ideali nell’immaginario, nelle fonti di ispirazione e nell’universo di segni di ogni artista, intrecciati ai racconti e alle testimonianze degli anni vissuti nell’ex Pastificio in rapporto con la città, con gli amici, con i collezionisti e i galleristi e tutti quelli che hanno avuto un ruolo significativo nel tessere le trame di queste storie.
In questo senso la mostra Dentro e fuori è concepita come un percorso eterogeneo attraverso il quale Gianni Dessì scandisce lo spazio espositivo, traccia connessioni tra i singoli elementi e guida lo sguardo dello spettatore tra scultura e pittura, tra presente e passato, tra interno ed esterno.
In primo luogo vi è la riflessione sul significato del proprio ricercare e, infatti, ad aprire la mostra è Vista (2012) in cui una moltitudine di piccoli segni, ottenuti sfregando il carboncino sulla rugosità della carta, traccia le forme delle opere realizzate dall’artista in passato. Dessì stesso lo definisce “il mio deposito, un luogo dove i lavori sono stati accatastati nel tempo. E le cornici rendono evidente la similitudine con l’infisso di una finestra. In definitiva un affaccio su ciò che ho prodotto negli anni, il disegno della mia opera”. A fronteggiare il grande carboncino, una mappa, a disposizione dei visitatori, presenta in dettaglio le opere evocate. Vista, intesa non solo come vista di camera o di interno, ma anche capacità sensoriale di discernere delle forme vibranti tra le porosità di una superficie ruvida. Un’attenzione al passato che mantiene vigile uno sguardo rivolto al presente, una riflessione che non si esaurisce con l’approccio antologico ma evolve in quello metalinguistico: il disegno, linguaggio artistico per eccellenza, diviene codice per la rappresentazione del linguaggio stesso dell’artista.
L’invito a guardare all’interno è presente anche in Lucciola (2012), un’opera incentrata sul rapporto tra materia e immaterialità: due mani in ceramica raku si intrecciano, si stringono ma lasciano un varco e una piccola luce intermittente proviene dal di dentro. La scultura è nata come omaggio a Pasolini in riferimento all’articolo in cui lo scrittore decreta amaramente e metaforicamente la scomparsa delle lucciole (“Articolo delle lucciole”, 1975) ed è l'interpretazione che ne da Dessì, quasi a voler suggerire la possibilità di nutrire qualche speranza per il futuro, ricordando che "in fondo gli artisti non fanno altro che cercare di possedere queste lucciole".
La presenza di un doppio piano, della sovrapposizione di tecniche e materiali è una costante nei lavori dell'artista e si riscontra nello stesso impianto allestitivo; in Vox (2014) il volume della materia è smaterializzato dall’elemento pittorico che - piatto e bidimensionale - apre visivamente una porta verso l’interno. È proprio questa scultura a ritrarre il volto dell’amico e collega Bruno Ceccobelli che ha condiviso con lui gli anni dell’esperienza al Pastificio Cerere e per un lungo periodo ha utilizzato lo studio oggi usato come spazio espositivo della Fondazione. Ancora un rimando e una suggestione legata alla storia di un luogo che testimonia quanto Dessì sia interessato a trovare connessioni tra la dimensione spaziale e sensoriale e a costruire un serrato dialogo tra pittura e scultura, storia e vissuto. Vox risponde all'alternanza tra l'interno e l'esterno e, creando un cortocircuito tra la sensazione auditiva e visiva, rende visibile la voce che esce dalla bocca della scultura. Quest'ultima dialoga con l'opera che dà il titolo alla mostra Dentro e fuori (2014), grande vetroresina montanta direttamente sul muro e circostritta dal colore che la contiene, considerata quasi un autoritratto dell'artista.
Luoghi
www.pastificiocerere.it 06 45422960
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00