Gianni Cella. Spirito del Lago
A cura di: Sabina Melesi - testo di Valerio Dehò
Un progetto specifico caratterizza questa mostra di Gianni Cella presso la Galleria Melesi. Artista legato ai momenti importanti degli anni Ottanta e all’uso di un materiale industriale come la vetroresina smaltata, Gianni Cella è uno degli artisti più noti dell’arte italiana.
Il suo lavoro iniziato con il gruppo dei Plumcake di cui la Galleria Melesi ospitò una mostra nel 1994, prosegue in solitario dal 2000 sempre sotto il segno del gusto pop e del recupero del linguaggio dei fumetti. Spesso nelle sue figure vi è anche un retrogusto amarognolo, s’intravede una critica al benessere e agli status sociali, ma la sua leggerezza e “giocosità” lo caratterizza da sempre.
Per questa mostra interamente dedicata allo Spirito del Lago, non solo mette in scena un omaggio al tipico paesaggio di Lecco, ma crea un universo lacustre popolato di personaggi improbabili quanto divertenti. Su di una grande parete ha disposto una composizione di 23 opere che dà il titolo alla mostra, in cui prevale l’azzurro dell’acqua: tanti piccoli lavori che formano una costellazione liquida. I personaggi, tra cui i Gemelli Pollock e i suoi Adamo ed Eva che ben conosciamo, stanno però anche a collegare il tema del lago a quello più in generale dell’acqua come origine della vita. E del resto tutto brulica in questa installazione a parete, gli umani sono attorniati da una serie enorme di mostriciattoli strani e quasi sempre monoculari, a sottolineare un’origine aliena o teratogenetica. In affetti tutti questi esseri guardano verso gli spettatori, le creature del lago ci osservano, forse i mostri siamo noi. I vari serpenti richiamano a Larrie il Lariosauro, rettile lacustre del lago di Como, ma vi sono anche altre specie bislacche o minacciose che popolano un mondo liquido.
Anche gli umani, i nostri progenitori edenici o i vari single disseminati tra le acque, hanno varietà di colori che lasciano intuire variazioni genetiche in forte progresso estetico. Una folla si nasconde sotto la superficie del lago, l’acqua è fertile habitat di creature impossibili, di vita che si replica in modo autonomo, secondo regole prese dal caso o da nascoste affinità. Gianni Cella rivela la sua capacità narrativa, il suo giocare con le forme e i colori creando un popolo che sembra partorito dai sogni e dalle paure dei bambini. L’omaggio a Lecco, alla città che ospita la mostra, si allarga ad un popolo occhieggiante e simpatico, ad un puzzle che ognuno può comporre e scomporre secondo la propria fantasia. A ricordarci anche un momento del mondo e dell’arte in cui la felicità aveva spazio e si poteva scherzare senza sentirsi meno intelligenti.
Il suo lavoro iniziato con il gruppo dei Plumcake di cui la Galleria Melesi ospitò una mostra nel 1994, prosegue in solitario dal 2000 sempre sotto il segno del gusto pop e del recupero del linguaggio dei fumetti. Spesso nelle sue figure vi è anche un retrogusto amarognolo, s’intravede una critica al benessere e agli status sociali, ma la sua leggerezza e “giocosità” lo caratterizza da sempre.
Per questa mostra interamente dedicata allo Spirito del Lago, non solo mette in scena un omaggio al tipico paesaggio di Lecco, ma crea un universo lacustre popolato di personaggi improbabili quanto divertenti. Su di una grande parete ha disposto una composizione di 23 opere che dà il titolo alla mostra, in cui prevale l’azzurro dell’acqua: tanti piccoli lavori che formano una costellazione liquida. I personaggi, tra cui i Gemelli Pollock e i suoi Adamo ed Eva che ben conosciamo, stanno però anche a collegare il tema del lago a quello più in generale dell’acqua come origine della vita. E del resto tutto brulica in questa installazione a parete, gli umani sono attorniati da una serie enorme di mostriciattoli strani e quasi sempre monoculari, a sottolineare un’origine aliena o teratogenetica. In affetti tutti questi esseri guardano verso gli spettatori, le creature del lago ci osservano, forse i mostri siamo noi. I vari serpenti richiamano a Larrie il Lariosauro, rettile lacustre del lago di Como, ma vi sono anche altre specie bislacche o minacciose che popolano un mondo liquido.
Anche gli umani, i nostri progenitori edenici o i vari single disseminati tra le acque, hanno varietà di colori che lasciano intuire variazioni genetiche in forte progresso estetico. Una folla si nasconde sotto la superficie del lago, l’acqua è fertile habitat di creature impossibili, di vita che si replica in modo autonomo, secondo regole prese dal caso o da nascoste affinità. Gianni Cella rivela la sua capacità narrativa, il suo giocare con le forme e i colori creando un popolo che sembra partorito dai sogni e dalle paure dei bambini. L’omaggio a Lecco, alla città che ospita la mostra, si allarga ad un popolo occhieggiante e simpatico, ad un puzzle che ognuno può comporre e scomporre secondo la propria fantasia. A ricordarci anche un momento del mondo e dell’arte in cui la felicità aveva spazio e si poteva scherzare senza sentirsi meno intelligenti.