Gianluca Sgherri. Qui altrove
ntrappunti lirici trapelano dalle opere pittoriche di Gianluca Sgherri, un artista che da tempo ha
impostato nel suo percorso creativo un dialogo altalenante tra l’ordinarietà del mondo e la sua
intrinseca vanificazione. L’osservatore è invitato a scorgere anche un solo particolare dipinto con
singolare perizia e delicatezza, per scoprire continui valichi per lo sguardo, al di là del sensibile,
verso un altrove, così da gravitare nell’oltre per cui ogni limite concreto si annulla, ogni elemento
oggettivo diventa polisignificante e assume valore soggettivo. Frammenti cosmici navigano liberi
da ogni limite spazio temporale, proiezioni interiori tra sonno e veglia, che scorrono come vasi
comunicanti tra reale e surreale destabilizzando il riguardante. Oggetti ed aspetti di un paesaggio
umano partecipano ad un processo di sublimazione, per cui esorbitano completamente dall’hic et
nunc, dalla vita quotidiana, per deragliare al di là dei luoghi consueti, situandosi temporaneamente
in una scena diversa che produce effetti visionari. Ogni parametro di riferimento per una
collocazione reale si cancella per approdare agli spazi dell’inconscio, nella circolazione continua di
un tempo incommensurabile, per cui nel presente convive il passato. Nel continuum si alternano
visioni che avanzano nel misterioso, nell’ignoto, nell’enigmatico esito dell’immaginario, perdendo
ogni nesso relativo alla rappresentazione veridica del reale. Gianluca percorre un itinerario che pur
a distanza di un secolo ormai dalle avanguardie storiche, prosegue sul versante di un’arte della
volontà che ha determinato una interruzione di processo nei confronti del criterio imitativo,
segnando una ‘frattura’ nei confronti della predilezione della verosimiglianza.
Oggetti, elementi su cui si fissa l’attenzione del riguardante derivano da stati emozionali, da
desideri reconditi, da percezioni che si incontrano con i moti interiori, autentiche occasioni che
permettono lo scatto dell’immagine che campeggia sulla tela, come riflesso di una condizione
interna.
Pittura a tocchi leggeri, che mira alla perfezione ed alla vibrazione della visione attimale del sogno,
liscia, sottile, delineando presenze prossime ad effetti fantasmatici, situabili tra presenza e assenza,
che scorrono su un filo invisibile di carattere emozionale, Opere che esprimono contenuti di
coscienza, di un tempo interno, invitando l’osservatore a spaziare con lo sguardo, provando il
piacere infinito della lontananza per toccare le fibre dell’indecifrabile, alitare alto nella precarietà
della nostra esistenza. Il tentativo di alimentare la nostra finitezza attraverso il desiderio
onnipresente per gravitare al di là di prospettive consuete, per sollecitare a riscoprire l’energia
dell’immaginazione, al di là di un universo concluso, comporta l’individuazione di sentieri altri e
ulteriori per il pensiero divergente o laterale rispetto al sistema costituito, allo schema dato,
proiettandosi nella libertà della non dimensione e del non luogo. (Alessandra Scappini).
impostato nel suo percorso creativo un dialogo altalenante tra l’ordinarietà del mondo e la sua
intrinseca vanificazione. L’osservatore è invitato a scorgere anche un solo particolare dipinto con
singolare perizia e delicatezza, per scoprire continui valichi per lo sguardo, al di là del sensibile,
verso un altrove, così da gravitare nell’oltre per cui ogni limite concreto si annulla, ogni elemento
oggettivo diventa polisignificante e assume valore soggettivo. Frammenti cosmici navigano liberi
da ogni limite spazio temporale, proiezioni interiori tra sonno e veglia, che scorrono come vasi
comunicanti tra reale e surreale destabilizzando il riguardante. Oggetti ed aspetti di un paesaggio
umano partecipano ad un processo di sublimazione, per cui esorbitano completamente dall’hic et
nunc, dalla vita quotidiana, per deragliare al di là dei luoghi consueti, situandosi temporaneamente
in una scena diversa che produce effetti visionari. Ogni parametro di riferimento per una
collocazione reale si cancella per approdare agli spazi dell’inconscio, nella circolazione continua di
un tempo incommensurabile, per cui nel presente convive il passato. Nel continuum si alternano
visioni che avanzano nel misterioso, nell’ignoto, nell’enigmatico esito dell’immaginario, perdendo
ogni nesso relativo alla rappresentazione veridica del reale. Gianluca percorre un itinerario che pur
a distanza di un secolo ormai dalle avanguardie storiche, prosegue sul versante di un’arte della
volontà che ha determinato una interruzione di processo nei confronti del criterio imitativo,
segnando una ‘frattura’ nei confronti della predilezione della verosimiglianza.
Oggetti, elementi su cui si fissa l’attenzione del riguardante derivano da stati emozionali, da
desideri reconditi, da percezioni che si incontrano con i moti interiori, autentiche occasioni che
permettono lo scatto dell’immagine che campeggia sulla tela, come riflesso di una condizione
interna.
Pittura a tocchi leggeri, che mira alla perfezione ed alla vibrazione della visione attimale del sogno,
liscia, sottile, delineando presenze prossime ad effetti fantasmatici, situabili tra presenza e assenza,
che scorrono su un filo invisibile di carattere emozionale, Opere che esprimono contenuti di
coscienza, di un tempo interno, invitando l’osservatore a spaziare con lo sguardo, provando il
piacere infinito della lontananza per toccare le fibre dell’indecifrabile, alitare alto nella precarietà
della nostra esistenza. Il tentativo di alimentare la nostra finitezza attraverso il desiderio
onnipresente per gravitare al di là di prospettive consuete, per sollecitare a riscoprire l’energia
dell’immaginazione, al di là di un universo concluso, comporta l’individuazione di sentieri altri e
ulteriori per il pensiero divergente o laterale rispetto al sistema costituito, allo schema dato,
proiettandosi nella libertà della non dimensione e del non luogo. (Alessandra Scappini).