Gianfranco Chiavacci. Binaria
A cura di: Piergiorgio Fornello e Gianluca Marziani in collaborazione con Aldo Iori
Gianfranco Chiavacci (Pistoia, 1936-2011) è stato un maestro della sperimentazione veggente, un ricercatore sfrenato che per cinquant'anni ha lavorato sui codici iconografici e sui temi concettuali dietro l’approccio scientifico, concentrando i maggiori sforzi tra fotografia e pittura. Palazzo Collicola Arti Visive presenta un focus esclusivo sulla sua ricerca pittorica, coerentemente dedicata al tema della BINARIETA’. Un artista per riflettere sui legami tra immagine e tecnologia, scienza e composizione visiva, materiali e percezione. Una lezione che si riverbera sul presente, dimostrando la limpida qualità di una ricerca archetipica dalle molteplici chiavi teoriche.
Gianfranco Chiavacci ha sempre abitato e lavorato in Toscana. Autodidatta, ha creato le prime opere dalla seconda metà degli anni ’50. Verso il 1962 iniziò a frequentare i corsi IBM per programmatore di elaboratori elettronici. A livello locale ha avuto un lungo rapporto di amicizia e collaborazione con l'artista Fernando Melani. A Firenze ha frequentato l'ambiente della Galleria Numero di Fiamma Vigo, luogo di rilevanti dibattiti sui temi della sperimentazione. In questo periodo avvenne lo scatto dell'interazione tra ricerca artistica e teoria attorno alla programmazione sugli elaboratori elettronici. Dal 1963 iniziò il suo viaggio nella pura ricerca…
Ha scritto Aldo Iori: “L’opera di Gianfranco Chiavacci è frutto di cinquant’anni di serio lavoro artistico condotto con costanza e tenacia intorno a nodi cruciali del linguaggio e del pensiero contemporaneo. Le opere prodotte sono moltissime, a tutt’oggi quasi duemila e spaziano dalla pittura, realizzata con eterogenee tecniche classiche e sperimentali, a opere tridimensionali vicine alla scultura, da sperimentazioni materiche a indagini fotografiche, da piccoli libretti a diffusione limitata a episodi classificabili come mail-art.”
Chiavacci ha stabilito alcune coordinate per l'invenzione autentica. Secondo lui bisognava eliminare il riferimento al sé pensante in un indecifrabile solipsismo o al sé storicizzato; di contro era necessario alimentare le conoscenze positive che trasformano il mondo e l'uomo in esso. In questa formula è la BINARIETA' (la logica a due stati, da non confondere con la dualità o il dualismo) che diviene tecnica-processo per creare e indagare il mondo formale attinente alla bidimensionalità. Si tratta di valutazioni radicali che nascevano nei primi anni Sessanta: a lunga distanza possiamo confermare l’intuizione dell’artista toscano rispetto ad un futuro che avrebbe ragionato sempre più con una logica binaria.
Chiavacci: “…Un lavoro in cui ci fosse il massimo delle modificazioni possibili con una sintassi rigida, precalcolata. Così al bit elettronico si sostituisce il bit spaziale. Certo successivamente il lavoro si complica, forzando i limiti di questa regola, si auto genera. Io adotto anche delle auto provocazioni, cambio completamente registro pur rimanendo nel quadro generale dell’elaborazione binaria, però poi amplio, dilato anche questo concetto. Tutte le opere sono legate da un filo invisibile…”
Aldo Iori: “…l’opera diviene il frutto di una mediazione tra il pensiero e il reale attraverso la contaminazione di differenti ambiti non immediatamente sovrapponibili. Essa si arricchisce in una tolleranza che permette l’abbandono di radicalismi, ideologici o dettati da interessi esasperati, che l’arte del Novecento spesso possiede, senza mai comunque perdere di vista il percorso intrapreso…”
In parallelo alla ricca produzione di opere, Chiavacci ha dedicato ampio spazio all’approccio teorico, alla diffusione dei presupposti che muovevano le azioni pittoriche e fotografiche. Ha scritto diversi testi analitici, fornendoli e inviandoli per posta alle persone che potevano apprezzarne il valore. Ha anche elaborato libretti tra la funzione teorica e l’atto creativo. Per lui era fondamentale la comunicazione nel sistema dell’opera, anche qui anticipando l’approccio odierno di molti artisti.
La mostra di Spoleto fa parte di un doppio progetto espositivo: dopo la tappa estiva sulla pittura, sarà Palazzo Fabroni (Pistoia, primavera 2014) a dedicare un’ampia antologica all’opera fotografica di Chiavacci.
In occasione della mostra a Spoleto, verrà ristampato il catalogo sull’opera pittorica (a cura di Aldo Iori, Settegiorni Editore), uscito nel 2007 in occasione della mostra a Pistoia (Palazzo Comunale, Palazzo Azzolini).
Luoghi
http://www.palazzocollicola.it 074346434 074346434
orario: 10-13 e 14.30-17, chiuso il martedi'