Giacinto Cerone "Una nota che non c’è"
A cura di: Testo di Lisa Hockemeyer

I lavori di Giacinto Cerone (Melfi 1957 - Roma 2004) portano i segni di un’inquietudine profonda. Cerone aggredisce la materia, con gesti rapidi e incisivi. Tagli, torsioni, lacerazioni diventano la sintesi formale della prorompente composizione plastica dello scultore.
Seppure Cerone abbia utilizzato in modo profondo e appassionato diversi materiali (legno, metallo, gesso, plexiglas, vetroresina, moplen, ceramica, marmo, pietra), è ovviamente la ceramica (e in buona parte il gesso) quello che ci trasmette in modo forse più diretto e letterale l’impronta della sua fisicità e della sua gestualità: il nucleo materico di partenza è infatti in questo caso una massa morbida, imprimibile e malleabile di creta che l’artista piegava direttamente con le mani, bucava con le dita, graffiava con le unghie, violentava con i gomiti, rompeva con i pugni o con i piedi, prendeva a bastonate.
I blocchi geometrici e, appunto, vuoti, di terra cruda, che gli venivano preparati a partire dal 1993 e fino sua alla morte da Davide Servadei presso la Bottega Gatti di Faenza (nel 1991 Cerone aveva già realizzato numerose ceramiche ad Albisola presso le Ceramiche San Giorgio con Salino e Poggi e poche altre nel 1987), li sottoponeva a torsioni, rotture, squarci, fino a batterli violentemente con un tubo se il suo corpo non riusciva a farli esplodere di rabbia e disperazione, estasi e vita. Il modo di lavorare l’argilla per Cerone è stato sintomatico nel senso del sintomo in psicanalisi, secondo cioè rimossi e ritorni, sepolture ed emersioni in cui eventi dell’oggi risvegliano e risignificano traumi di ieri. Nel suo caso possiamo parlare non tanto né in modo autobiografico di scultura come trauma, ferita o lacerazione, ma del trauma della scultura, proiettando e trasformando nei processi stessi del farla (nel modo tipico di Cerone) qualsiasi originaria contesa con la materia o qualsivoglia attività esistenziale…
Un catalogo bilingue (italiano • inglese), edito da Silvana Editoriale nel 2017 in collaborazione con l’Archivio Giacinto Cerone (Roma) e Montrasio Arte (Monza e Milano), accompagna l’esposizione. Un ampio apparato fotografico e documentario completa l’edizione.
Luoghi
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Orari: mar - ven 11-13 e 16-19 - sab 11-13