05/02/2014 dalle 18:00  al 15/03/2014 alle 19:00

Gabriele Silli. Esercizi di accanimento ottativo-digitali

Gabriele Silli. Esercizi di accanimento ottativo-digitali

Federica Schiavo Gallery è lieta di presentare la prima mostra personale dell’artista romano Gabriele Silli, dal titolo Esercizi di accanimento ottativo-digitali. Negli spazi della galleria l’artista introduce la sua ricerca nei confronti della materia, della traccia e del segno, declinata secondo i denominatori comuni dell’alterazione, del degrado e della cruda manipolazione di materiali e immagini pre-esistenti.
L’atto di accanimento ottativo-digitale inflitto nei confronti di un selezionato catalogo tipologico di immagini e oggetti, si fonda sul desiderio iconoclasta dell’artista di distruggere e generare devianze rispetto al paradigma iniziale, permettendo alla sue creazioni di trasfigurare – con l’azione plasmante delle proprie mani e una naturale visione pittorica – le convenzioni del soggetto di partenza in discorso emotivamente rigenerato, spesso restituito in forme scandite da un ritmo modulare.
Il Grande ottativo-digitale è opera paradigmatica del processo artistico di Gabriele Silli. Si tratta di un mosaico policromo realizzato grazie all’accostamento di settantacinque riviste di moda, processate singolarmente in bagni caustici e alterate dall’intervento tattile dell’artista sulle superfici. La struttura di ciascun volume, resa chimicamente tenera e malleabile dall’azione corrosiva degli acidi, ha subito una manipolazione ‘polpastrellare’ che ha grattato, bucato, piegato, spostato e sovrapposto le carte e i pigmenti decomposti. In alcuni casi l’artista ha incluso piccoli inserti di carte estranee, impiegando il collage come campitura di colore, traccia o segmento di raccordo cromatico. L’intero pannello è dunque una grande composizione d'effetto mimetico-pittorico, caratterizzato dal fermento materico dell’epidermide superficiale.
Al Grande ottativo-digitale si accosta l’opera Organo del sommerso nei bagni tripudio caustico-cloridrici, un bizzarro e lugubre dispositivo che porta alla luce quell’astuzia già nota ai Greci sotto il termine di mechané ovvero l'espediente, l'artificio al servizio del demiurgo. L’Organo del sommerso è un complesso apparato di lavoro presentato da Silli nella forma auto-celebrativa di monumento ai propri strumenti artistici, che rivela, al contempo, il potere immaginifico di un grande crogiolo materno in cui confluiscono e rifluiscono materiali e composti adoperati dall'artista nel proprio esercizio manipolativo. Su di un tavolo, tra vasche e altri contenitori di vetro utilizzati per ‘friggere’ nell’acido le carte, si ergono otto conglomerati superiori che reiterano lo stesso effetto di pittura tattile su base scultorea. Una serie di lavori a tecnica mista realizzati con carte, resine, creme, stoffe, pelli animali, iniezioni di cemento, paste ferrose e saline.
Le opere in mostra enfatizzano la necessità di approfondire una linea di ricerca che affronta il tema della variazione, giocata sull’ossessivo reimpiego di soggetti, immagini, materiali e processi di determinazione formale. La sala dedicata alla serie dei “libri ottativo-digitali” si chiarisce alla luce di questa logica della ricorsività, tanto nei modelli iconografici prescelti – dive, attrici, modelle, paesaggi – quanto nell'elaborazione formale che consiste in un’indicazione del ritmo di ripetizione. Ventiquattro libri – i sedici volumi della Serie maggiore e i quattro della Serie minore, più il volume Sexy Girls e i tre volumi Papiro-Bidet –raccolgono pagine di riviste femminili processate con gli acidi, poi pigmentate e sovrastampate.
Le grandi carte appartenenti al ciclo Dominio dell'agente imprevisto (tre variazioni di trenta, circa) sono la naturale evoluzione di questa sperimentazione. Le carte sono state realizzate dalla stessa stamperia che produce le copertine per Vogue Italia, nel formato inusuale del 70x100; l'immagine, uno scatto originale dell'artista, riecheggia e sintetizza diversi elementi della mostra, tra cui la scultura-assemblaggio Martello-Fiore n° 3 o "della Potenza". L'oggetto posto al centro della terza sala, è un lungo manico d’ancora terminante a occhiello, con un incudine saldato a guisa di testa di mazza, che poggia sulla base in precario e virtuoso bilico. Quest’opera prosegue il ciclo di sculture che, sotto il titolo di Martello-Fiore, sono state prodotte e sviluppate nel tempo, in diverse forme e media, dai tre componenti del collettivo Mastequoia.


Luoghi

  • Federica Schiavo Gallery - Roma - Piazza Montevecchio, 16 - Roma
             06 45432028     06 45433739

    Orario: mar-sab 12-19

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