Francesco Paolo de Siena "Lo stato dell’arte"
Venerdì 25 gennaio, alle ore 17, il Foyer del Pan ospiterà l’inaugurazione della mostra “lo stato dell’arte”
di Francesco Paolo de Siena, che resterà in esposizione fino a domenica 3 febbraio.
L’incendio dello Science Center del 4 marzo 2013 ha segnato un momento emblematico nella comunità
cittadina, non soltanto di quella napoletana, ma di un intero territorio sempre più segnato dal fuoco.
Ciascun rogo è espressione di un sacrificio; ne riporta l’immagine. Non produce testimonianze ma crea
testimoni, testimoni di un sapere che resta tuttavia celato, nascosto. Sacrificato.
È da questa riflessione che muove lo stato dell’arte, un ciclo di opere pittoriche di Francesco Paolo de Siena
esposte per la prima volta negli spazi del PAN, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo
del Comune di Napoli.
Una veste istituzionale che l’artista ha voluto fermamente per presentare un lavoro che, partendo dal rogo
dello Science Center di Bagnoli, attraversa le riflessioni di chi si ritrova a operare su un territorio, quello
napoletano, mai come oggi vincolante – e dunque stimolante – per gli artisti chiamati a compiere precise
scelte metodologiche nel fare arte. Una scelta che contribuisce a chiarire le ragioni del proprio operare
individuando quello che è, appunto, lo stato dell’arte.
Seguendo le tracce di quanto accaduto a Bagnoli, de Siena avvia la propria istruttoria che lo mette ben
presto sulle tracce di un'altra sciagura del passato: quella del dirigibile Italia. Nella postfazione in catalogo
Giuseppe Ferraro “immagin[a] la scena, la Città della Scienza, quel fuoco che avvolgeva le sue travi e
l’apparire di quella struttura nuda di chiesa che si mostrò tra le fiamme. Prima una, poi due e poi un’altra
ancora accanto. Poi d’improvviso quelle travi si rovesciano, non c’è più il fuoco, sembra che diventino
l’impalcatura dello scalo al varo di una nave, ma è un dirigibile che comincia la sua navigazione. La sequenza
dei quadri dell’esposizione ci porta a vederlo allontanarsi in alto sulla fabbrica fumante della città.” Una
partenza senza meta, fortemente simbolica: al momento dell’incendio nel museo di Bagnoli erano presenti
alcuni reperti delle spedizioni polari compiute da Umberto Nobile a bordo dei suoi dirigibili, prestati per
l’occasione dal Museo Nobile di Lauro e andati perduti nel rogo dello Science Center.
Da questa storia del quotidiano de Siena attinge gli elementi simbolici per affrescare un racconto per
immagini dove il rapporto di identità (quella territoriale della Terra dei Fuochi, ma innanzitutto quella
artistica e della pittura in particolare) si decanta in una narrazione che mostra la relazione tra Arte e Verità.
L’opera è in fondo proprio questo: non l’elemento probante di legittimazione dell’esperienza artistica dove
all’artista viene attribuita una qualche forma di funzionalità, di utilità sociale, ma il corpo del reato stesso.
2
“Quando penso all’uso che de Siena fa delle lamette come unghie delle proprie dita scolpendo i colori della
tela, credo che nella tecnica del ‘grattage’ voglia tenere insieme scrivere e dipingere, velatura e scrittura
per farsi scultore di tele, di Gestell, come se ogni gesto della mano fosse imposto, chiesto, deposto, dentro
ciò che si vede e si scrive perché s’incunei la verità più ancora che rivelarla e svelarla a questo modo” (G.
Ferraro, cit.).
Il rogo di Città della Scienza diviene dunque l’archetipo dal quale muovere per una riflessione sulla
condizione dell’opera d’arte nel suo processo di creazione, nell’innalzamento dell’ideale narcisistico
dell’artista sino alla ricaduta per catabasi, come estromissione dalle finalità dell’opera stessa. Ma è proprio
nel momento in cui l’opera si realizza che l’artista cessa di essere artefice di un pensiero forte (o del
fondamento – Grund) e subisce un depotenziamento: un “passo indietro” (ein Schritt zurück) che de Siena
riprende dalle pagine heideggeriane, ricollegandole allo stato in cui l’artista, così come l’osservatore,
sempre si dis-pone dinanzi al quadro. Un passo indietro che consente, adesso, di guardare con benevolenza
i propri demoni volanti.
Francesco Paolo de Siena (Napoli, 27.09.1977)
Il ciclo “lo stato dell’arte” comprende opere di medio e grande formato dipinte tra il 2013 ed il 2017. Dal
2015 al 2018 l’artista ha portato in scena il “racconto edile” con un testo, costruito nella forma del teatro di
narrazione, che indaga e rintraccia le similitudini tra l’incendio dello Science Center di Bagnoli e l’odissea
del dirigibile Italia, cominciata il 25 maggio 1928.
di Francesco Paolo de Siena, che resterà in esposizione fino a domenica 3 febbraio.
L’incendio dello Science Center del 4 marzo 2013 ha segnato un momento emblematico nella comunità
cittadina, non soltanto di quella napoletana, ma di un intero territorio sempre più segnato dal fuoco.
Ciascun rogo è espressione di un sacrificio; ne riporta l’immagine. Non produce testimonianze ma crea
testimoni, testimoni di un sapere che resta tuttavia celato, nascosto. Sacrificato.
È da questa riflessione che muove lo stato dell’arte, un ciclo di opere pittoriche di Francesco Paolo de Siena
esposte per la prima volta negli spazi del PAN, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo
del Comune di Napoli.
Una veste istituzionale che l’artista ha voluto fermamente per presentare un lavoro che, partendo dal rogo
dello Science Center di Bagnoli, attraversa le riflessioni di chi si ritrova a operare su un territorio, quello
napoletano, mai come oggi vincolante – e dunque stimolante – per gli artisti chiamati a compiere precise
scelte metodologiche nel fare arte. Una scelta che contribuisce a chiarire le ragioni del proprio operare
individuando quello che è, appunto, lo stato dell’arte.
Seguendo le tracce di quanto accaduto a Bagnoli, de Siena avvia la propria istruttoria che lo mette ben
presto sulle tracce di un'altra sciagura del passato: quella del dirigibile Italia. Nella postfazione in catalogo
Giuseppe Ferraro “immagin[a] la scena, la Città della Scienza, quel fuoco che avvolgeva le sue travi e
l’apparire di quella struttura nuda di chiesa che si mostrò tra le fiamme. Prima una, poi due e poi un’altra
ancora accanto. Poi d’improvviso quelle travi si rovesciano, non c’è più il fuoco, sembra che diventino
l’impalcatura dello scalo al varo di una nave, ma è un dirigibile che comincia la sua navigazione. La sequenza
dei quadri dell’esposizione ci porta a vederlo allontanarsi in alto sulla fabbrica fumante della città.” Una
partenza senza meta, fortemente simbolica: al momento dell’incendio nel museo di Bagnoli erano presenti
alcuni reperti delle spedizioni polari compiute da Umberto Nobile a bordo dei suoi dirigibili, prestati per
l’occasione dal Museo Nobile di Lauro e andati perduti nel rogo dello Science Center.
Da questa storia del quotidiano de Siena attinge gli elementi simbolici per affrescare un racconto per
immagini dove il rapporto di identità (quella territoriale della Terra dei Fuochi, ma innanzitutto quella
artistica e della pittura in particolare) si decanta in una narrazione che mostra la relazione tra Arte e Verità.
L’opera è in fondo proprio questo: non l’elemento probante di legittimazione dell’esperienza artistica dove
all’artista viene attribuita una qualche forma di funzionalità, di utilità sociale, ma il corpo del reato stesso.
2
“Quando penso all’uso che de Siena fa delle lamette come unghie delle proprie dita scolpendo i colori della
tela, credo che nella tecnica del ‘grattage’ voglia tenere insieme scrivere e dipingere, velatura e scrittura
per farsi scultore di tele, di Gestell, come se ogni gesto della mano fosse imposto, chiesto, deposto, dentro
ciò che si vede e si scrive perché s’incunei la verità più ancora che rivelarla e svelarla a questo modo” (G.
Ferraro, cit.).
Il rogo di Città della Scienza diviene dunque l’archetipo dal quale muovere per una riflessione sulla
condizione dell’opera d’arte nel suo processo di creazione, nell’innalzamento dell’ideale narcisistico
dell’artista sino alla ricaduta per catabasi, come estromissione dalle finalità dell’opera stessa. Ma è proprio
nel momento in cui l’opera si realizza che l’artista cessa di essere artefice di un pensiero forte (o del
fondamento – Grund) e subisce un depotenziamento: un “passo indietro” (ein Schritt zurück) che de Siena
riprende dalle pagine heideggeriane, ricollegandole allo stato in cui l’artista, così come l’osservatore,
sempre si dis-pone dinanzi al quadro. Un passo indietro che consente, adesso, di guardare con benevolenza
i propri demoni volanti.
Francesco Paolo de Siena (Napoli, 27.09.1977)
Il ciclo “lo stato dell’arte” comprende opere di medio e grande formato dipinte tra il 2013 ed il 2017. Dal
2015 al 2018 l’artista ha portato in scena il “racconto edile” con un testo, costruito nella forma del teatro di
narrazione, che indaga e rintraccia le similitudini tra l’incendio dello Science Center di Bagnoli e l’odissea
del dirigibile Italia, cominciata il 25 maggio 1928.
Luoghi
081.7958604/05/31 081. 7958660
Responsabile Fabio Pascapè - Orario: aperto tutti i giorni - escluso il martedì - dalle ore 9,30 alle ore 19,30 - la domenica dalle ore 9,30 alle 14,30. Ingresso gratuito.