Francesca Ferreri. Cluster Clutter
La galleria Alberto Peola è lieta di presentare la prima personale di Francesca Ferreri (Savigliano CN, 1981).
Francesca Ferreri opera a partire da oggetti di uso comune, o loro frammenti, creando sculture che, in una prospettiva di fusione formale e di integrazione cromatica, acquistano confini e identità nuovi. Al centro della sua ricerca non sono gli oggetti in se stessi, che appaiono semplici attivatori di un processo, ma piuttosto il vuoto, lo spazio fra di essi. Quello spazio che, nella lettura heideggeriana della scultura, non è qualcosa che già esisteva, ma che esiste solo in quanto è creato (“Spazio, nella sua essenza, è ciò per cui si è fatto posto…” da L’arte e lo spazio).
Nelle opere di Francesca Ferreri questo spazio diviene forma attraverso una sedimentazione progressiva di strati di gesso arricchito di pigmenti e resine consolidanti. Non una semplice pelle che ricopre o svela, ma un confine che lievita, sostituendosi alla funzione di contenitore e indicando la ‘lacuna’ come reale obiettivo della ricerca. In questo senso lo spazio-lacuna che lega insieme le parti dell’oggetto è costitutivo dell’oggetto, e ne rappresenta ogni volta l’essenza. (Ancora Heidegger: “Dobbiamo imparare a riconoscere che le cose stesse sono luoghi…).
In questa luce appaiono evidenti, e suggestivi, i richiami al restauro, al suo significato e alle sue tecniche che l’artista ha sperimentato negli anni e che hanno informato in vari modi il suo peculiare approccio alla scultura e al disegno. Anche il restauro fa riferimento a lacune presenti nell’opera, e cerca di porvi rimedio attraverso regole che, pur nel loro essere prestabilite, possono generare possibilità e aperture. Nel restauro, tuttavia, la lacuna non è altro che quella parte che, una volta bonificata, permette al nostro occhio di scorrere senza ostacoli o interruzioni sulla superficie dell’opera. Nel lavoro artistico invece, paradossalmente, la lacuna, perso ogni alone di mancanza, letteralmente trabocca e diventa, oltre che ponte di integrazione, l’attore principale del processo di ricostruzione dell’oggetto immaginario a cui si tende.
In mostra opere della serie Fuzzy Traces, sculture autoportanti in gesso rinforzato, che integrano frammenti ceramici e ferri recuperati. In esse, in una prospettiva micro-architettonica, le esigenze strutturali vengono risolte con un’assoluta libertà formale.
La ripresa è un dittico formato da due sculture verticali ottenute a partire da due strutture identiche cui sono assemblati oggetti aventi in comune l’aspetto cromatico e il posizionamento, richiamo a una sorta di rito di passaggio.
Completano l’esposizione le sculture della serie Eterocronie collocate a parete, il cui tema è la compresenza in una stessa opera di tempi diversi – il tempo di ciascun frammento -, e Items, una serie inedita di tavole in gesso e frammenti ceramici integrati con la tecnica del sottotono ad acquerello.
Francesca Ferreri opera a partire da oggetti di uso comune, o loro frammenti, creando sculture che, in una prospettiva di fusione formale e di integrazione cromatica, acquistano confini e identità nuovi. Al centro della sua ricerca non sono gli oggetti in se stessi, che appaiono semplici attivatori di un processo, ma piuttosto il vuoto, lo spazio fra di essi. Quello spazio che, nella lettura heideggeriana della scultura, non è qualcosa che già esisteva, ma che esiste solo in quanto è creato (“Spazio, nella sua essenza, è ciò per cui si è fatto posto…” da L’arte e lo spazio).
Nelle opere di Francesca Ferreri questo spazio diviene forma attraverso una sedimentazione progressiva di strati di gesso arricchito di pigmenti e resine consolidanti. Non una semplice pelle che ricopre o svela, ma un confine che lievita, sostituendosi alla funzione di contenitore e indicando la ‘lacuna’ come reale obiettivo della ricerca. In questo senso lo spazio-lacuna che lega insieme le parti dell’oggetto è costitutivo dell’oggetto, e ne rappresenta ogni volta l’essenza. (Ancora Heidegger: “Dobbiamo imparare a riconoscere che le cose stesse sono luoghi…).
In questa luce appaiono evidenti, e suggestivi, i richiami al restauro, al suo significato e alle sue tecniche che l’artista ha sperimentato negli anni e che hanno informato in vari modi il suo peculiare approccio alla scultura e al disegno. Anche il restauro fa riferimento a lacune presenti nell’opera, e cerca di porvi rimedio attraverso regole che, pur nel loro essere prestabilite, possono generare possibilità e aperture. Nel restauro, tuttavia, la lacuna non è altro che quella parte che, una volta bonificata, permette al nostro occhio di scorrere senza ostacoli o interruzioni sulla superficie dell’opera. Nel lavoro artistico invece, paradossalmente, la lacuna, perso ogni alone di mancanza, letteralmente trabocca e diventa, oltre che ponte di integrazione, l’attore principale del processo di ricostruzione dell’oggetto immaginario a cui si tende.
In mostra opere della serie Fuzzy Traces, sculture autoportanti in gesso rinforzato, che integrano frammenti ceramici e ferri recuperati. In esse, in una prospettiva micro-architettonica, le esigenze strutturali vengono risolte con un’assoluta libertà formale.
La ripresa è un dittico formato da due sculture verticali ottenute a partire da due strutture identiche cui sono assemblati oggetti aventi in comune l’aspetto cromatico e il posizionamento, richiamo a una sorta di rito di passaggio.
Completano l’esposizione le sculture della serie Eterocronie collocate a parete, il cui tema è la compresenza in una stessa opera di tempi diversi – il tempo di ciascun frammento -, e Items, una serie inedita di tavole in gesso e frammenti ceramici integrati con la tecnica del sottotono ad acquerello.
Luoghi
www.albertopeola.com 011 8124460
orario:lun-sab 15.30-19.30, mattino su appuntamento