Filippo La Vaccara. Figura
A cura di: Ivan Quaroni

Curata da Ivan Quaroni, la personale dell’artista siciliano raccoglie circa quaranta opere, la maggior parte delle quali inedite. Tra sculture in ceramica e terracotta e dipinti su carta e su tela, anche di grandi dimensioni, il percorso espositivo alterna le tecniche e i soggetti prediletti dall’autore: scultura e pittura, paesaggio e figure.
Il termine “figura”, che dà il titolo alla mostra, asciutto e sintetico, si rivela funzionale alla descrizione delle opere di La Vaccara, per lo più costituite da forme di teste umane in terracotta modellate e plasmate nell’argilla, successivamente decorate a ingobbio o smalto, abbastanza indefinite da essere considerate un punto di partenza, un momento aurorale dell’immagine, piuttosto che una forma conclusa e definitiva.
Pur nella loro figuratività, le sue “teste” sono volti dai tratti sommari, mai riconducibili a una precisa identità, che possono essere considerati come dei ritratti di idee che corrispondono a tipologie psicologiche o personalità colte nella loro essenza. Non si conformano ad alcun modello stilistico, ma sono -come i suoi dipinti- il prodotto di un processo di decantazione concettuale e formale.
«Le sue visioni assumono la forma di dipinti rarefatti, quasi aerei, dove compaiono poche e isolate figure umane o paesaggi silenti, tracciati con sapienti campiture e rapidi tratti di pennello. E dove lo spazio è assai maggiore dell’ingombro occupato da figure e oggetti, così da orientare lo sguardo dell’osservatore verso ciò che è essenziale», spiega il curatore Ivan Quaroni.
Quel che si vede sulla superficie delle tele o nel modellato delle teste di La Vaccara è semplice e chiaro: il suo lavoro è pura sintesi che vuole lasciare spazio alla percezione dell’osservatore. Attraverso un linguaggio formale sempre improntato alla delicatezza, l’artista dà vita a figure dalla linea sottile che provengono dalla combinazione di pensiero ed esperienza in una zona franca tra il vissuto e l’immaginato.
Non manca inoltre la volontà di calare le sue “visioni” nel contesto del quotidiano: fin dagli esordi nel campo della scultura esegue infatti scatti delle sue opere, non solo nei luoghi espositivi o nel suo studio, ma anche in contesti estranei, in posti già caratterizzati da una storia come spazi pubblici, architetture industriali, piazze, autobus e fermate della metropolitana. Questa sua ricerca di un rapporto diretto con la realtà lo porta a creare un cortocircuito tra la dimensione ideale e quella concreta ed esperienziale. Ed è questo stesso stimolo ad averlo spinto a produrre una serie di grandi teste indossabili, che talvolta lui stesso veste, modellate in cartapesta dipinta.
La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Vanillaedizioni, con testo critico di Ivan Quaroni.
Luoghi
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