Enrico Castellani. Alla radice del non illusorio
A cura di: Annamaria Maggi
L’esperienza artistica di Enrico Castellani si colloca all’interno della corrente dell’astrattismo. Un astrattismo autoreferenziale, strutturale e costruttivo con valenze minimali e concettuali, in cui viene definitivamente superato il vitalismo informale di matrice europea ed americana. La tangenza è piuttosto con le esperienze degli anni sessanta Optical e Cinetiche del Gruppo T e N oppure con quelle del Gruppo Zero di area Germanica.
Ancorato alla classicità dei mezzi: tela, telaio e chiodi, Castellani supera l’informale a favore di un’espressione plastica e visiva che definisce una pittura fredda e impersonale caratterizzata da superfici monocrome strutturate tridimensionalmente da rilievi ed avvallamenti, vuoti e pieni, estroflessioni ed introflessioni. La superficie è dinamicamente concepita, strutturata geometricamente e razionalmente, progettata, e innervata da articolazioni minime e primarie, in cui non esiste alcun riferimento virtuale od illusorio.
L’unico intervento esterno e modificatore è la luce che battendo sulla superficie in tensione ne modifica la percezione visiva. Non esiste attitudine spiritualistica e mistica, l’artista mette in atto un processo materialista per attivare la percezione fisica e mentale di una dimensione ipoteticamente infinita. Considerato uno dei più mportanti pittori dei nostri tempi Enrico Castellani ha mosso la sua poetica dall’idea di produrre oggetti pittorici dall’essenza indiscutibile, non interpretabile, “l’opera è ciò che si vede”.
Egli agisce sulla tela sensibilizzando la superficie con dei rilievi (estroflessioni ed introflessioni) allo scopo di renderla percettibile. La tela viene suddivisa da reticoli geometrici e mentali nel modo più impersonale possibile. Il solo criterio compositivo è quello della concretezza che tende all’infinito.
Il suo lavoro si caratterizza per essere lucido, essenziale e avulso da ogni emotività.
Ancorato alla classicità dei mezzi: tela, telaio e chiodi, Castellani supera l’informale a favore di un’espressione plastica e visiva che definisce una pittura fredda e impersonale caratterizzata da superfici monocrome strutturate tridimensionalmente da rilievi ed avvallamenti, vuoti e pieni, estroflessioni ed introflessioni. La superficie è dinamicamente concepita, strutturata geometricamente e razionalmente, progettata, e innervata da articolazioni minime e primarie, in cui non esiste alcun riferimento virtuale od illusorio.
L’unico intervento esterno e modificatore è la luce che battendo sulla superficie in tensione ne modifica la percezione visiva. Non esiste attitudine spiritualistica e mistica, l’artista mette in atto un processo materialista per attivare la percezione fisica e mentale di una dimensione ipoteticamente infinita. Considerato uno dei più mportanti pittori dei nostri tempi Enrico Castellani ha mosso la sua poetica dall’idea di produrre oggetti pittorici dall’essenza indiscutibile, non interpretabile, “l’opera è ciò che si vede”.
Egli agisce sulla tela sensibilizzando la superficie con dei rilievi (estroflessioni ed introflessioni) allo scopo di renderla percettibile. La tela viene suddivisa da reticoli geometrici e mentali nel modo più impersonale possibile. Il solo criterio compositivo è quello della concretezza che tende all’infinito.
Il suo lavoro si caratterizza per essere lucido, essenziale e avulso da ogni emotività.
Luoghi
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