Elia Inderle "Louisiana"
A cura di: Luciano Carini
Alla Galleria d'arte contemporanea “STUDIO C” di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 19 settembre, alle ore 18, la mostra personale di Elia Inderle dal titolo “Louisiana”.Ritorna dunque a Piacenza, Elia Inderle, e vi ritorna con una nuova mostra e un nuovo ciclo pittorico dal titolo suggestivo che rimanda agli Stati Uniti d’America, alla città della musica e del jazz. Il motivo di questa scelta e di questo titolo è lui stesso che ce lo spiega nelle sentite e bellissime righe che seguono:
“per parlare dei quadri che esporremo nella prossima mostra, dal titolo Louisiana, non posso non parlare della città che me li ha suggeriti, che è la città di New Orleans. Anche se non è la capitale dello stato, comunque è il riferimento per gli artisti, soprattutto i musicisti, da molti anni.
Durante la programmazione del mio viaggio negli Stati Uniti lo scorso anno, ho diviso i giorni in due percorsi.
Il primo potremmo chiamarlo “celebrativo”, un omaggio allo scrittore Jack Kerouac con tutti gli incontri che ho avuto la fortuna di fare nella prima settimana nel nord degli Stati Uniti. Il secondo invece puramente artistico. Volevo andare nella città dove è nato il jazz, dove molti artisti, scrittori, musicisti hanno vissuto periodi della loro vita (anche Degas, Faulkner, Amstrong e molti altri), capire cosa c'era di così particolare, quindi mi sono spostato a sud, in quella città.
New Orleans è la patria del Jazz, della cucina creola, del Mardi Gras con il suo sfarzo cattolico, che convive a fianco del misticismo pagano della cultura Voodoo, dei vampiri, della magia.
Oltre che per i suoi ritmi lenti, così diversi dagli standard di efficienza statunitensi, differisce dal resto dell'America anche per la diversa conformazione urbana del suo centro storico: vicoli , stradine e edifici ottocenteschi in mattoni che ricordano l' Europa. L' uso dell' auto diventa superfluo. Risollevata dai danni provocati dall' uragano Katrina del 2005, New Orleans è tornata ad occupare il posto che le spetta, ovvero capitale del divertimento, della musica jazz, della tradizione creola e del famoso carnevale: la città è un riferimento culturale per tutto l'"Old South" degli USA. La sua immagine è profondamente legata al maestoso fiume Mississippi, alla musica jazz, a quel mix incredibile di influenze francesi, spagnole, inglesi, creole, che traspare in ogni aspetto culturale, dalla lingua alle tradizioni, alla musica e naturalmente alla cucina, vero punto di forza di tutto il Sud.
L’essenza della città si respira nel Quartiere Francese, che si snoda intorno a Bourbon Street. Qui gli edifici in stile coloniale dei Caraibi, con i lussuosi giardini, fontane e decori in ferro battuto fanno da testimoni ogni giorno alle feste ininterrotte che animano il quartiere.
È proprio lì che ho scelto di prendere una stanza per quei giorni. Ho passato il tempo a osservare quei colori e quelle situazioni così strane, apparentemente fuori dal mondo, ma così accoglienti per gli artisti, che trovano in quelle strade una vera e propria casa.
Ho pensato che tutte queste forti visioni e novità avrebbero avuto bisogno di molto tempo per sedimentarsi in me, e promisi a me stesso di provare un giorno a lavorare con i colori su questa esperienza.
Adesso il momento sento che è arrivato e mi sto impegnando a farlo da qualche mese per questa riapertura di settembre con questa serie di quadri intitolati Louisiana. I titoli dei dipinti sono i nomi delle strade di quella città, alcuni mi ricordano degli angoli specifici o delle situazioni vissute in persona in quelle vie.
La prima personale alla Galleria Studio C è stata “velata”, con colori molto mentali, mi viene da dire anche in una forma di rispetto verso la pittura, quasi come se chiedessi il permesso di poter entrare anche io in questo mondo. Quando ho sentito l’accoglienza e l’attesa per le mie opere e alla fine anche un buon risultato considerando il periodo difficile che stiamo vivendo, mi sono fatto coraggio e ho deciso di lasciarmi andare al colore in questi quadri, rivivendo i ricordi e le emozioni di quel viaggio così formativo.
Il luogo in cui un artista cresce, opera, si trasferisce, o solo per qualche periodo frequenta, determina in gran parte il suo lavoro e i suoi stimoli. Le esperienze rafforzano il carattere, declinando in modi diversi il suo fare pittura.
In questi colori c’è molta forza e molta vita. Sono dipinti di impatto, alcuni molto grandi, quando li guardo mi ci immergo. C’è un senso di spensieratezza che traspare, ma anche un senso di rigore, con la geometria e gli spazi monocromi dedicati all’equilibrio dell’opera. Questa contrapposizione riflette forse uno dei ricordi più singolari di quel viaggio: a notte fonda quando si incominciava a sentire un po’ di tregua dai rumori dei locali e delle feste, si potevano sentire in lontananza le sirene delle navi cargo che passavano sul Mississippi, quasi a ricordarti che non ci si ferma mai. Mi viene alla fine il dubbio che l’urgenza di fare questi quadri mi sia scaturita proprio dal richiamo di quelle sirene.”
Le Atmosfere di New Orleans, la sua musica, l’impatto con quella cultura e quelle tradizioni e poi le magiche sirene notturne delle navi cargo che richiamavano alla vita reale, sono stati, per Elia Inderle, motivo di nuove e feconde ispirazioni, di una graduale e sentita metamorfosi segnico-espressiva che ha profondamente modificato e/o integrato la sua primitiva espressione. Così i suoi colori, dapprima delicati e leggeri, morbidi e mentali, oserei dire quasi spirituali, si sono ora arricchiti di straordinarie accensioni, di forti e istintivi contrasti, di vere e proprie esplosioni cromatiche che, uniti al gesto libero e deciso, rivelano un artista giunto ormai al vertice della sua maturità.
Pittura senza dubbio astratta per certi tracciati e percorsi che ogni tanto vi compaiono, ma molto vicina anche all’Informale per libertà gestuale e immediatezza cromatica, comunque in equilibrio costante tra questi due poli espressivi. E’ questo l’ultimo periodo, o l’ultimo ciclo, di Elia Inderle, ed è un ciclo davvero affascinante perché profondamente sentito e vissuto, pieno di verità e poesia: i suoi soggetti sono visioni fantastiche, creazioni della mente, sono sogni e racconti, squarci interiori, ricerca costante di bellezza ed equilibrio. In queste opere le forme dell’artista veneto vibrano di emozioni e sensazioni, si muovono tra ignoto e realtà, creano di frequente una magica e straordinaria fusione tra mondo visibile e mondo invisibile rivelando, nel loro insieme, un desiderio infinito di pace e armonia interiore. Rappresentano, ancora, la fase fondamentale del passaggio dalla realtà vera e concreta a quella mentale e fantastica riuscendo sempre a cogliere con i colori, le atmosfere e il segno libero e appena accennato, questo magico e segreto momento.Durante la programmazione del mio viaggio negli Stati Uniti lo scorso anno, ho diviso i giorni in due percorsi.
Il primo potremmo chiamarlo “celebrativo”, un omaggio allo scrittore Jack Kerouac con tutti gli incontri che ho avuto la fortuna di fare nella prima settimana nel nord degli Stati Uniti. Il secondo invece puramente artistico. Volevo andare nella città dove è nato il jazz, dove molti artisti, scrittori, musicisti hanno vissuto periodi della loro vita (anche Degas, Faulkner, Amstrong e molti altri), capire cosa c'era di così particolare, quindi mi sono spostato a sud, in quella città.
New Orleans è la patria del Jazz, della cucina creola, del Mardi Gras con il suo sfarzo cattolico, che convive a fianco del misticismo pagano della cultura Voodoo, dei vampiri, della magia.
Oltre che per i suoi ritmi lenti, così diversi dagli standard di efficienza statunitensi, differisce dal resto dell'America anche per la diversa conformazione urbana del suo centro storico: vicoli , stradine e edifici ottocenteschi in mattoni che ricordano l' Europa. L' uso dell' auto diventa superfluo. Risollevata dai danni provocati dall' uragano Katrina del 2005, New Orleans è tornata ad occupare il posto che le spetta, ovvero capitale del divertimento, della musica jazz, della tradizione creola e del famoso carnevale: la città è un riferimento culturale per tutto l'"Old South" degli USA. La sua immagine è profondamente legata al maestoso fiume Mississippi, alla musica jazz, a quel mix incredibile di influenze francesi, spagnole, inglesi, creole, che traspare in ogni aspetto culturale, dalla lingua alle tradizioni, alla musica e naturalmente alla cucina, vero punto di forza di tutto il Sud.
L’essenza della città si respira nel Quartiere Francese, che si snoda intorno a Bourbon Street. Qui gli edifici in stile coloniale dei Caraibi, con i lussuosi giardini, fontane e decori in ferro battuto fanno da testimoni ogni giorno alle feste ininterrotte che animano il quartiere.
È proprio lì che ho scelto di prendere una stanza per quei giorni. Ho passato il tempo a osservare quei colori e quelle situazioni così strane, apparentemente fuori dal mondo, ma così accoglienti per gli artisti, che trovano in quelle strade una vera e propria casa.
Ho pensato che tutte queste forti visioni e novità avrebbero avuto bisogno di molto tempo per sedimentarsi in me, e promisi a me stesso di provare un giorno a lavorare con i colori su questa esperienza.
Adesso il momento sento che è arrivato e mi sto impegnando a farlo da qualche mese per questa riapertura di settembre con questa serie di quadri intitolati Louisiana. I titoli dei dipinti sono i nomi delle strade di quella città, alcuni mi ricordano degli angoli specifici o delle situazioni vissute in persona in quelle vie.
La prima personale alla Galleria Studio C è stata “velata”, con colori molto mentali, mi viene da dire anche in una forma di rispetto verso la pittura, quasi come se chiedessi il permesso di poter entrare anche io in questo mondo. Quando ho sentito l’accoglienza e l’attesa per le mie opere e alla fine anche un buon risultato considerando il periodo difficile che stiamo vivendo, mi sono fatto coraggio e ho deciso di lasciarmi andare al colore in questi quadri, rivivendo i ricordi e le emozioni di quel viaggio così formativo.
Il luogo in cui un artista cresce, opera, si trasferisce, o solo per qualche periodo frequenta, determina in gran parte il suo lavoro e i suoi stimoli. Le esperienze rafforzano il carattere, declinando in modi diversi il suo fare pittura.
In questi colori c’è molta forza e molta vita. Sono dipinti di impatto, alcuni molto grandi, quando li guardo mi ci immergo. C’è un senso di spensieratezza che traspare, ma anche un senso di rigore, con la geometria e gli spazi monocromi dedicati all’equilibrio dell’opera. Questa contrapposizione riflette forse uno dei ricordi più singolari di quel viaggio: a notte fonda quando si incominciava a sentire un po’ di tregua dai rumori dei locali e delle feste, si potevano sentire in lontananza le sirene delle navi cargo che passavano sul Mississippi, quasi a ricordarti che non ci si ferma mai. Mi viene alla fine il dubbio che l’urgenza di fare questi quadri mi sia scaturita proprio dal richiamo di quelle sirene.”
Le Atmosfere di New Orleans, la sua musica, l’impatto con quella cultura e quelle tradizioni e poi le magiche sirene notturne delle navi cargo che richiamavano alla vita reale, sono stati, per Elia Inderle, motivo di nuove e feconde ispirazioni, di una graduale e sentita metamorfosi segnico-espressiva che ha profondamente modificato e/o integrato la sua primitiva espressione. Così i suoi colori, dapprima delicati e leggeri, morbidi e mentali, oserei dire quasi spirituali, si sono ora arricchiti di straordinarie accensioni, di forti e istintivi contrasti, di vere e proprie esplosioni cromatiche che, uniti al gesto libero e deciso, rivelano un artista giunto ormai al vertice della sua maturità.
La rassegna, che sarà illustrata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 1°ottobre.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura
Luoghi
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