09/06/2016  al 15/09/2016

Dorothea Lange. Photographs "A Visual Life"

Dorothea Lange.   Photographs "A Visual Life"
Per la prima volta in Italia, due mostre offrono un ampio spaccato del lavoro di Dorothea Lange, pioniera della fotografia documentaristica e di denuncia sociale.
 
Giovedì 9 giugno 2016, alle ore 19, presso lo Studio Trisorio, in via Riviera di Chiaia 215 a Napoli, sarà inaugurata la retrospettiva "A Visual Life" con fotografie scattate fra il 1930 e il 1940.
 
Sabato 11 giugno 2016, alle ore 17.30 a Castello di Postignano (Sellano, PG) si inaugurerà la mostra "The Camera is a Great Teacher" con 51 fotografie.
 
Dorothea Lange è soprattutto nota per aver documentato per la Farm Security Administration la Grande depressione americana: le condizioni di vita nelle zone rurali degli Stati Uniti, la dolorosa povertà degli agricoltori e delle loro famiglie che si spostano di luogo in luogo in cerca di lavoro, l’abbandono delle campagne a causa delle tempeste di sabbia che avevano desertificato 400.000 km² di terreni agricoli. La sua foto "Migrant Mother", scattata in California nel 1936, è diventata un’icona di quel periodo storico: una madre “senza patria” che protegge i suoi figli incarna la sofferenza di un’intera nazione.
 L’umanità dei soggetti che ritrae non è mai secondaria all’esigenza di documentare la realtà. Nelle sue immagini non mette a fuoco solo la disperazione e la miseria delle persone, ma anche l’orgoglio e la dignità con cui affrontano il proprio destino. È forse questo il motivo che le rende sempre attuali.
La macchina fotografica è stata per la Lange “una grande maestra”, lo strumento attraverso il quale osservare profondamente il mondo, provando a “vivere una vita visiva”. “Bisognerebbe utilizzarla come se il giorno dopo si dovesse essere colpiti da improvvisa cecità”, usava dire.
 
 
Dyanna Taylor
Cineasta
 
RICORDI DI MIA NONNA - UNA GRAZIA PARTICOLARE
 
Occorre usare la macchina fotografica come se si dovesse ad un tratto perdere la vista degli occhi il giorno dopo.
La vita visiva richiede enorme impegno...
Io l'ho solo sfiorata, appena sfiorata.
                                                           
                                    Dorothea Lange
 
Dorothea Lange era mia nonna. Era brillante, carismatica e complessa. L’arte della fotografia scaturiva dalla profondità del suo essere, dalla sua singolare capacità di percezione  e dalla sua ricerca della verità. Sin dall’inizio della mia carriera come cineasta, mi sentivo portata, quasi costretta, ad analizzare l’insieme dei miei primi ricordi di Dorothea alla luce della mia più matura consapevolezza da adulta e della mia nuova conoscenza di lei come fotografa famosa e il posto in cui si collocava nell’America del ventesimo secolo.
I luoghi segreti del cuore sono la vera sorgente dell’azione
                                                                                                  Dorothea Lange
 
 
Ho girato dei film su diversi artisti – le loro ispirazioni, le loro battaglie e le loro visioni. Ma mi ci sono voluti anni per sentirmi pronta a girare Grab a hunk of lightning. Prima di trovare il coraggio necessario per cominciare avevo bisogno comprendere con chiarezza l’impatto – positivo e negativo – che mia nonna aveva avuto sulla mia vita personale. All’inizio avevo solo i ricordi intimi dell’infanzia. Questi, poi, si sono ampliati in lungo ed in largo nel corso della mia ricerca su Dorothea come donna, attraverso giornali, diari,  corrispondenza familiare, negativi ed altro materiale fotografico. La mia comprensione del suo ruolo nella fotografia documentaria si è approfondita anche attraverso colloqui con studiosi e fotografi. Il risultato è il mio film - un ritratto penetrante e nello stesso tempo equilibrato della donna pubblica e privata, la fotografa prestigiosa… mia nonna.
Per me la Bellezza compare quando si sente profondamente;
 l’Arte è il risultato di un atto di attenzione totale.

                                                                                              Dorothea Lange
 
 
Nella mia infanzia, Dorothea ed io abbiamo trascorso  molto tempo insieme.  Lei mi ha insegnato come “vedere” ed ha impresso nella mia mente che nulla è come appare al primo sguardo. Avevo dieci anni. Stavo con lei mentre scattava fotografie
su una spiaggia della California del nord. Io avevo raccolto alcuni sassi e conchiglie e  tesi la mano verso di lei, probabilmente in cerca della sua approvazione. Con un po’ di ostentazione dissi: “Guarda, nonna, guarda questi”.  Non ebbi la risposta in cui speravo. Lei mi fissò con il suo sguardo inflessibile e profondo e disse con severità: “Si, li vedo, ma TU, li vedi?”. Mi sentii respinta, ma anche sfidata. Lei, allora, fece una foto delle conchiglie nel mio palmo disteso della mia mano. Da quel momento in poi, con le parole di  mia nonna in mente, ho percepito il mondo differentemente. Avevo imparato tante cose dall’estetica di Dorothea, essendo cresciuta circondata dalle sue foto ammucchiate, nei cassetti, sul tavolo da pranzo, appuntate sulle pareti del suo laboratorio. Ma sono state più che altro le sue parole che hanno continuato a risuonare. Continuo oggi a cercare la verità più profonda delle cose che si trova sotto la superficie. Ciò per me è più che un approccio al lavoro artistico, è una filosofia di vita.
Creativo? Non so che cosa significhi.
Creativo è una parola piuttosto superficiale: non scandaglia la profondità  della prestazione di un artista autentico.

                                                                                 Dorothea Lange
 
 
La maggior parte delle persone conosce Dorothea per le sue penetranti foto della Grande Depressione come The Migrant Mother. Sono immagini che hanno catturato l’angoscia dei tempi e plasmato il modo in cui l’America inquadra se stessa.  Ma la totalità della sua opera, che si estende lungo l’intero arco della sua vita, è molto più ampio di queste poche fotografie famose. Ci sono immagini meno conosciute, ma ugualmente compassionevoli e incisive.  Ciò che poche persone sanno è che la specifica capacità di Dorothea di inquadrare le difficoltà della condizione umana derivava dalla sua stessa sofferenza ed infermità. Da bambina contrasse la poliomielite che le lasciò un piede atrofizzato. Ogni giorno quando camminava da sola lungo le strade di Bowery, nel basso East Side di New York per incontrare sua madre, avrebbe voluto nascondere la sua andatura zoppicante e rendersi  “unseen” (non-vista), al sicuro dalla curiosità indesiderata. Coraggiosa e piena di risorse, lei è riuscita a trasformare la sofferenza proveniente dalla sua disabilità in una forza artistica.
 
La macchina fotografica è una grande maestra.
Ti svegli con essa al mattino e la nutri, la vivi, la respiri.
Rompi gli ormeggi che ti legano alle persone intorno a te.
Invero sei tu che sei nutrito e sostenuto da ciò che vedi con gli occhi.
Da questo tipo di coscienza nascono grandi fotografie.
I migliori fotografi raggiungono questo stato solo di rado.

                                                                                                  Dorothea Lange
 
 
Camminando dietro di lei sono sempre stata affascinata dalla sua grazia peculiare – il suo stile, il suo linguaggio, la sua andatura zoppicante, il modo in cui sollevava il piede spostandolo di lato. Più tardi, Dorothea era solita dire che era importante rendersi invisibile  al soggetto fotografico – una condizione mentale che lei aveva sviluppata affinché la propria presenza non influenzasse le immagini.
 
Nel passato erano gli eventi storici che plasmavano il lavoro che facevo.
Prima la Grande Depressione, poi il Dustbowl, poi la Guerra.
Erano fenomeni cospicui, duri, imponenti.
Ora sto cercando di realizzare qualcosa  di diverso...
qualcosa di sommesso e sottile.
…cose che bisogna sforzarsi per vederle in quanto prese per scontate,
non solo dagli occhi, ma anche dal cuore.

                                                                                                       Dorothea Lange
 
 
Poi c’era da  riflettere sul suo matrimonio e convivenza trentennale con mio nonno, Paul Schuster Taylor. Egli era un economista poco ortodosso. Sosteneva che l’osservazione sul campo è più importante degli studi statistici a tavolino. I suoi campi di specializzazione erano il lavoro dei migranti agricoli, l’importanza per la società delle piccole fattorie a conduzione familiare e questioni come l’espansione delle grandi imprese agricole e l’accesso alle risorse idriche. Dalla prima volta che Dorothea lo  accompagnò (come “dattilografa”) in un viaggio di studio sulle condizioni lavorative, le loro vite personali e professionali si intrecciarono strettamente.  Molte delle più belle fotografie di Dorothea sono il risultato di questa collaborazione creativa. Troppo giovane per comprendere il modus vivendi di un rapporto adulto, ho accettato il loro battibecco, tagliente ma affettuoso,  le loro canzonature, l’arte di lei e l’attivismo di lui, e soprattutto il forte impegno dell’uno nei confronti dell’altra..
 
Gli artisti sono condizionati dalla vita che pulsa in loro,
come l’acqua dell’oceano che si infrange sulla spiaggia.

                                                                                                   Dorothea Lange
 
Oggi tutti hanno un dispositivo fotografico. Tutti fanno foto. Cosa vedono veramente? Miglioriamo e modifichiamo le nostre foto con tecniche sofisticate. Mi chiedo cosa avrebbe detto Dorothea. Poco prima della sua morte,  mi disse: “Non si fotografa più il mondo... solo ciò che sembra spettacolare, forte, bizzarro... oggi mancano le strutture sottostanti, manca la condizione umana.”
So che lei avrebbe apprezzato la “democratizzazione” della macchina fotografica, la sua accessibilità a tutti che si traduce in molteplici comunicazioni e messaggi. D’altro canto sarebbe  inorridita dall’assalto proveniente da migliaia di immagini che quotidianamente si abbattono su di noi.
 
Le sue foto mostrano il soggetto in modo diretto, senza artifici. Il suo senso della bellezza  nella verità inalterata è semplice ma potente.
Le parole di Dorothea sono sempre con me: “Ma cosa c’è veramente? Guarda. Guarda.”
Questo fu il dono che mia nonna mi tramandò.
 
 

Luoghi

  • Studio Trisorio - Riviera di Chiaia, 215 - Napoli
             081 414306     081 414306

    Orario: lun-ven 10-13.30 e 16-19.30 sab 10-13.30

  • Categorie correlate