Di Iorio e il demone della pittura
A cura di: Testo e presentazione Alessandro Quinzi
Ma parrà strano che io dia consigli in privato andando attorno e affaccendandomi; e non ardisca montar su e in pubblico dare consigli alla città, in cospetto del popolo. La cagione l’avete da me udita molte volte: cioè, ch’ei m’avviene un che divino e demoniaco, come disse nella querela anche Meleto, pigliandosene gioco. Ed è una cotale voce, che, sino da fanciullo, sento io dentro. E tutte le volte che io la sento, mi svolge da quello che son per fare: sospingere, non sospinge mai.
Platone, L’apologia di Socrate, cap. XIX
M’è avvenuto, o giudici (chiamandovi giudici, parlo dirittamente) una certa cosa meravigliosa; perocché la solita vaticinatrice voce, quella del demone, tutto il tempo innanzi la sentiva io molto frequentemente, contrariandomi pure in piccole cose, se io stava per non far bene.
Platone, L’apologia di Socrate, cap. XXXI
L’esposizione delle opere di Mario Di Iorio (1958–1999) promossa dallo studiofaganel si offre come una piccola antologica, non tanto per il numero dei pezzi raccolti nella galleria, ai quali vanno sommati, in un itinerario semipubblico, quasi riservato agli iniziati, le opere su carta esposte presso la Biblioteca Statale Isontina, nella galleria intitolata all’artista stesso, e le incisioni allestite nello Studio di architettura Di Dato & Meninno; ma è una mostra antologica poiché abbraccia, con uno sguardo d’insieme, l’intero percorso artistico di Mario Di Iorio, che si snoda tra dipinti su tela e su carta, disegni, incisioni e sculture, queste ultime mai esposte sinora, e che ci appare coerentemente sviluppato in una profonda interconnessione dalle premesse iniziali sino agli esiti estremi.
È un giovane, giovanissimo Di Iorio quello che esordisce, a metà degli anni Settanta del secolo scorso, rispondendo a una pressante sollecitazione interiore che lo muoverà ad abbracciare la pittura, vissuta alla stregua di “una fede, una fede mistica” come avrebbe confessato egli stesso in seguito. La voce interiore è quella del δαίμων – del demone – nell’accezione socratica del termine: un essere superiore agli uomini, ma inferiore agli dei, personificazione di quell’ispirazione divina che mette in tensione il quotidiano con ciò che lo trascende, il mondo fisico con quello metafisico, portando la percezione del proprio limite ad un punto culminante che, nella pittura di Di Iorio, trova la propria catarsi nell’urgenza del gesto per “dire alle volte l’indicibile… l’assoluto del momento”.
Luoghi
www.studiofaganel.com 0481.81186
martedì-venerdì 9.30-13.00, 16.00-19.30 sabato 10.00-13.00, 16.00-19.30