Davide Dormino. Il rumore piuttosto che la misura
A cura di: Paolo Aita
Il Rumore piuttosto che la Misura di Davide Dormino é il secondo incontro del ciclo di mostre curato da Paolo Aita, iniziato a marzo con “Il dormitorio delle operaie” di Giuseppe Salvatori, incentrato sul dialogo tra gli artisti e la biblioteca per portare l'attenzione sulla nostra identità inserendo il gesto contemporaneo nella “fabbrica della conoscenza”.
Davide Dormino, all'interno di un luogo dove il silenzio é più sacro e necessario che in chiesa, celebra il rumore come gesto di ribellione alla misura intesa come regola.
Le opere grafiche e materiche si distribuiscono all'interno dello spazio come documenti e segni minacciosi nei confronti del patrimonio culturale che li circonda: sono simboli di un rumore che vuole distruggere ma che spesso genera un nuovo terreno, un rumore infernale da cui ci si deve proteggere che cancella le nostre facoltà di ascolto e di ragionamento.
E' un rumore necessario, una sofferenza che forse porterà guarigione o forse solo distruzione, é il rumore del vetro rotto dalla fionda, del martello pneumatico ma anche dell'eruzione del vulcano. Rumore di gesti sempre incomprensibili se non se ne sa il motivo: sembrano sfregi e incutono paura quando potrebbero rappresentare anche la soluzione di un problema.
Rottura, demolizione, disastro fino all'apocalisse raccontata dagli uccelli rapaci incisi sul ferro per vincere sulle pagine di carta dei libri intorno.
“Rompere gli schemi” combattere la misura perché oramai non sa generare più nulla di realmente utile all'uomo, combattere usando gli oggetti pesanti che l'artista colloca nelle teche come armi, capaci di esprimere rumore anche da fermi.
Alla fine il vulcano che, come gli uccelli, rappresenta il presagio perenne, la catastrofe imminente, il rumore naturale non prodotto dall'uomo e quindi l'assoluta contraddizione della misura, perché l'artista é il primo che non può accettarla.
Davide Dormino, all'interno di un luogo dove il silenzio é più sacro e necessario che in chiesa, celebra il rumore come gesto di ribellione alla misura intesa come regola.
Le opere grafiche e materiche si distribuiscono all'interno dello spazio come documenti e segni minacciosi nei confronti del patrimonio culturale che li circonda: sono simboli di un rumore che vuole distruggere ma che spesso genera un nuovo terreno, un rumore infernale da cui ci si deve proteggere che cancella le nostre facoltà di ascolto e di ragionamento.
E' un rumore necessario, una sofferenza che forse porterà guarigione o forse solo distruzione, é il rumore del vetro rotto dalla fionda, del martello pneumatico ma anche dell'eruzione del vulcano. Rumore di gesti sempre incomprensibili se non se ne sa il motivo: sembrano sfregi e incutono paura quando potrebbero rappresentare anche la soluzione di un problema.
Rottura, demolizione, disastro fino all'apocalisse raccontata dagli uccelli rapaci incisi sul ferro per vincere sulle pagine di carta dei libri intorno.
“Rompere gli schemi” combattere la misura perché oramai non sa generare più nulla di realmente utile all'uomo, combattere usando gli oggetti pesanti che l'artista colloca nelle teche come armi, capaci di esprimere rumore anche da fermi.
Alla fine il vulcano che, come gli uccelli, rappresenta il presagio perenne, la catastrofe imminente, il rumore naturale non prodotto dall'uomo e quindi l'assoluta contraddizione della misura, perché l'artista é il primo che non può accettarla.
Luoghi
+39 06 6797877
Sala della Crociera - orario:lunedì ore 14:00 – 19:00 | mercoledì ore 9:30 -17:00 | giovedì ore 9:30- 13:30