David Casini "Nirvana"
A cura di: Testo di Maria Katia Tufano
In occasione della sua seconda personale presso la galleria, David Casini presenta una serie di sculture inedite sul tema del paesaggio.
Il paesaggio è quello toscano da cui l’artista proviene: non le vedute panoramiche conosciute in tutto mondo, ma piuttosto i luoghi su cui di solito non si ferma lo sguardo, che si tendono a dimenticare.
Seguendo precise geometrie prospettiche, le fotografie di questi territori alquanto comuni, scattate con un cellulare, si posano su superfici di alluminio forato e schermi di cristallo temperato utilizzati per proteggere smartphone e tablet: così, bloccate e sospese, le immagini digitali acquistano una qualità distante dalla transitorietà a cui siamo abituati, una rilevanza che probabilmente non meritano.
Una statale al tramonto, un vecchio impianto di imbottigliamento dell’acqua, un gasdotto, manifesti scrostati, un cartello che porta la scritta “Nirvana”, che niente ha a che vedere con la dottrina buddista, ma indica semplicemente una discoteca nel Valdarno.
I paesaggi bidimensionali, riprodotti su supporti fortemente connotati temporalmente come i modelli dei dispositivi digitali a cui si adattano, dialogano in maniera straniante, quasi surreale, con alcuni oggetti enigmatici che gravitano all’interno dello spazio scultura. Questi gusci, modellati su elementi organici e minerali, sono come nature morte, sollevate sulle basi di legno intarsiato che ricordano la pavimentazione delle sale espositive di alcuni importanti musei d’arte contemporanea.
Paesaggio, natura morta, architettura, e, infine, museo: non è un caso che questo lieve e sottile universo che tutto contiene sia custodito e protetto da una teca di vetro che si autosostiene, diventando al tempo stesso contenitore e struttura scultorea. Come corpi celesti, ogni scultura entra in dialogo con l’altra, ma è allo stesso tempo indipendente e autonoma, in uno stato perfetto di equilibrio di passioni e sensi congelati, al di là di ogni pensiero razionale: Nirvana.
Il paesaggio è quello toscano da cui l’artista proviene: non le vedute panoramiche conosciute in tutto mondo, ma piuttosto i luoghi su cui di solito non si ferma lo sguardo, che si tendono a dimenticare.
Seguendo precise geometrie prospettiche, le fotografie di questi territori alquanto comuni, scattate con un cellulare, si posano su superfici di alluminio forato e schermi di cristallo temperato utilizzati per proteggere smartphone e tablet: così, bloccate e sospese, le immagini digitali acquistano una qualità distante dalla transitorietà a cui siamo abituati, una rilevanza che probabilmente non meritano.
Una statale al tramonto, un vecchio impianto di imbottigliamento dell’acqua, un gasdotto, manifesti scrostati, un cartello che porta la scritta “Nirvana”, che niente ha a che vedere con la dottrina buddista, ma indica semplicemente una discoteca nel Valdarno.
I paesaggi bidimensionali, riprodotti su supporti fortemente connotati temporalmente come i modelli dei dispositivi digitali a cui si adattano, dialogano in maniera straniante, quasi surreale, con alcuni oggetti enigmatici che gravitano all’interno dello spazio scultura. Questi gusci, modellati su elementi organici e minerali, sono come nature morte, sollevate sulle basi di legno intarsiato che ricordano la pavimentazione delle sale espositive di alcuni importanti musei d’arte contemporanea.
Paesaggio, natura morta, architettura, e, infine, museo: non è un caso che questo lieve e sottile universo che tutto contiene sia custodito e protetto da una teca di vetro che si autosostiene, diventando al tempo stesso contenitore e struttura scultorea. Come corpi celesti, ogni scultura entra in dialogo con l’altra, ma è allo stesso tempo indipendente e autonoma, in uno stato perfetto di equilibrio di passioni e sensi congelati, al di là di ogni pensiero razionale: Nirvana.
Luoghi
http://www.cardrde.com 051 9925171
orario: gio-sab 15-19.30 o su appuntamento